"Vivona fa mancare il numero legale"? la replica della vice-presidente del consiglio

Barbara Vivona ci inoltra una nota per raccontare cosa è realmente accaduto

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
09 Agosto 2025 09:33

Negli ultimi giorni, una certa narrativa si è imposta nel dibattito cittadino: la mia uscita dall’aula avrebbe determinato la mancanza del numero legale durante la seduta del Consiglio comunale, impedendo così l’approvazione della relazione annuale del Sindaco.

Eppure, nessuno ha ritenuto opportuno porsi la domanda più importante: per quale motivo ciò sia avvenuto.Mi corre l’obbligo, quindi, di fare chiarezza.Ho sempre interpretato il mio ruolo istituzionale con rigore e responsabilità, nel pieno rispetto del mandato ricevuto dagli elettori. Se avessi avuto l’intenzione di far venir meno il numero legale, non mi sarei presentata né alla prima, né alla seconda convocazione (pur sapendo della forte decisione presa dagli altri consiglieri comunali da sempre dichiarati all’opposizione che per protesta non sarebbero entrati in aula, misurando da lì anche la solidità della maggioranza).

Pertanto, la mia presenza in aula testimonia, semmai, il contrario.Ciò che è accaduto ieri mattina ha poco a che fare con la politica e molto con i limiti di una certa cultura istituzionale che continua a tollerare comportamenti inqualificabili.Durante la seduta, mia figlia - semplice studentessa universitaria che vive fuori e mi ha raggiunto per le brevi ferie estive, seduta garbatamente tra il pubblico - è stata oggetto di un attacco diretto, gratuito e del tutto ingiustificato da parte di un membro della giunta comunale, presente in aula nel pieno delle sue funzioni: l’assessora alla Pace.Sì, proprio colei che, per delega e vocazione, dovrebbe farsi promotrice di rispetto, moderazione e dialogo.

È francamente paradossale che la titolare di tale delega si renda protagonista di un gesto così meschino: provocare deliberatamente una giovane cittadina, colpevole soltanto di essere mia figlia.Un attacco a una giovane, in un contesto istituzionale, è un gesto che qualifica chi lo compie, non chi lo subisce.Ciò che è accaduto è grave.Gravissimo.Perché non ha colpito soltanto me, come madre o come vicepresidente del Consiglio comunale. Ha offeso l’intera istituzione. Ha violato il decoro dell’aula.

Ha mostrato - ancora una volta - quanto certi incarichi vengano attribuiti senza la minima valutazione delle competenze e dell’equilibrio personale di chi li ricopre.Siamo giunti a un punto di non ritorno.Attacchi politici personali li ho ricevuti, li ricevo e, con ogni probabilità, continuerò a riceverli. Ma quando il bersaglio diventa un familiare estraneo alla vita pubblica, si è superato ogni limite etico e umano.Alla luce di tutto ciò, invito pubblicamente l’assessore ad un atto di dignità.

Se non per coscienza, almeno per rispetto verso l’istituzione che ha il privilegio di rappresentare.E se questo appello dovesse cadere nel vuoto, auspicherei che il Sindaco, in quanto garante della serietà dell’azione amministrativa, possa adottare i provvedimenti conseguenti. Il silenzio, in simili circostanze, equivarrebbe a complicità.Castelvetrano merita di più.Merita istituzioni autorevoli.Merita figure credibili, non ruoli ricoperti per appartenenza politica o fedeltà personale.Non cerco applausi, né facile solidarietà.Cerco rispetto.

Cerco verità.Soprattutto, pretendo che l’aula consiliare torni a essere un luogo in cui si discute di idee e non si aggrediscono le persone.È giunto il momento di rompere il silenzio.Chi tace, acconsente. E io non intendo acconsentire.Barbara VivonaVicepresidente del consiglio comunale

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