Negli ultimi giorni, seguendo una delle tante trasmissioni serali dedicate alla cronaca, mi ha colpito il dibattito sul fenomeno delle cosiddette baby gang, gruppi di giovanissimi che mettono in atto comportamenti violenti non solo fra coetanei, ma anche ai danni di cittadini completamente estranei, con un impatto inevitabile sul senso di sicurezza collettivo.
Castelvetrano, fortunatamente, non sembra conoscere in maniera sistemica questo fenomeno. Tuttavia, non possiamo ignorare che negli ultimi tempi si siano verificati episodi di violenza che hanno trovato eco nelle testate social locali e che, di riflesso, hanno alimentato una crescente sensazione di insicurezza.È una percezione che anch’io avverto nel quotidiano: evito con maggiore attenzione le strade buie quando mi capita di essere solo e un pensiero di apprensione affiora quando mia moglie o i miei figli si spostano da soli, persino nelle zone centrali.Il problema della violenza giovanile è complesso, ramificato, e non può essere affrontato soltanto con interventi repressivi o emergenziali.
Per essere davvero efficace, la risposta deve essere politica e strutturale e deve provenire dalle istituzioni nazionali con una visione ampia e di lungo periodo. Non si tratta di chiamare in causa le amministrazioni comunali che spesso operano con risorse limitate, ma di ribadire un concetto fondamentale: le due principali formazioni sociali riconosciute e garantite dalla nostra Costituzione — la famiglia e la scuola — sono i pilastri su cui costruire una strategia reale di prevenzione.E allora, partiamo da noi.
Partiamo da Castelvetrano.Cosa può fare la nostra comunità per rafforzare la sicurezza nelle sue strade?Anzitutto investire nella scuola come presidio educativo, culturale e sociale. Una scuola che non sia solo luogo di istruzione ma spazio di dialogo, di orientamento e di responsabilizzazione. Una scuola che intercetti il disagio prima che diventi devianza, che offra alternative concrete e che collabori stabilmente con il territorio.Poi c’è la famiglia, spesso chiamata in causa in modo retorico.
In realtà, è qui che i ragazzi imparano — o non imparano — il rispetto, i confini, la responsabilità, il valore delle relazioni. Sostenere la genitorialità significa offrire strumenti, formazione, ascolto, non giudizio. Significa riconoscere che educare oggi è più difficile, più complesso e richiede una rete.Accanto a questi due assi portanti, il ruolo della comunità diventa decisivo: associazioni, parrocchie, società sportive, professionisti. Tutto ciò che costruisce prossimità contribuisce alla sicurezza quanto e forse più di un impianto di videosorveglianza.
Una città coesa, attiva, presente, riduce gli spazi e le condizioni che alimentano la violenza.Castelvetrano ha risorse umane, culturali e associative che possono essere potenziate. Può scegliere una direzione: non limitarsi a reagire a un episodio isolato, ma prevenire, educare, rafforzare il tessuto sociale. Perché la sicurezza non nasce dalla paura ma dalla comunità che decide di prendersi cura di se stessa.
Avv. Tancredi Bongiorno