Vito Marino risponde a Francesco Saverio Calcara in merito all’articolo “altro che ponte sullo stretto”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
07 Luglio 2018 09:40
Vito Marino risponde a Francesco Saverio Calcara  in merito all’articolo “altro che ponte sullo stretto”

La scorsa settimana il nostro Vito Marino aveva pubblicato un articolo sulla possibilità che si potesse costruire anche da noi il ponte sullo stretto, sulla scorta di quanto accade in altri paesi. Per chi lo avesse perso può recuperarlo qui: https://www.primapaginacastelvetrano.it/la-sicilia-e-il-ponte-sullo-stretto/ nei giorni successivi Francesco Saverio Calcara con il suo stile arguto e pungente aveva risposto che la Sicilia più che di un ponte avrebbe bisogno di riscoprire le sue radici.

Se ve lo siete perso lo trovate qui: https://www.primapaginacastelvetrano.it/altro-che-ponte-sullo-stretto-la-sicilia-deve-riscoprire-il-valore-culturale-dellinsularita-e-della-lingua-per-la-rifondazione-della-civilta-siciliana/ Vito Marino ha voluto rispondere con il pezzo che vi proponiamo di seguito.

Ci sarà una contropreplica?   Mi fa piacere sapere che Francesco Calcara legge i miei articoli, anche se non l’ha mai fatto capire. Questa volta, leggendo il mio articolo e sentendosi punzecchiare,  anche se non ho voluto citare il suo nome per correttezza,  è uscito allo scoperto.  E’ noto a tutti, che il prof. Calcara sa scrivere bene, ma non è necessario tutto quel giro di parole irreali frutto di fantasie  per dire che è contrario alla costruzione del ponte; gli articoli giornalistici devono contenere argomenti solidi che hanno i piedi.

Il ponte sullo stretto è una fantasia anche questa, perché non sarà mai realizzato, lo stesso dicasi per la ricostruzione del tempio G di Selinunte, ma si tratta di cose reali di vita effettiva, non di fantasia Voglio precisare che i TGV sono stati creati per le lunghe distanze; per le piccole distanze al massimo ci sono le autostrade, le metropolitane o le aree considerate metropolitane, come nella nostra tratta Castelvetrano Trapani, ancora in vita. Si tratta di problemi locali mai presi in considerazione dagli organi di governo.

Costruito il ponte o il tunnel che evita le colonne mostruose che fanno paura al Calcara, la Sicilia diventerebbe terraferma e si potrebbero fare tutte le alte velocità possibili, in partenza da Palermo. Inoltre, si eviterebbero le lunghe attese dei traghetti e la mezz’ora della traversata o, nel caso dei traghetti ferroviari, le due ore complessive per traghettare. Il professore Calcara, forse per l’età che va avanzando è un conservatore. La sua mente rifiuta ogni  novità a qualcosa che è già ristagnata nella sua mente e fattisi “norma inevitabile di comportamento”.

Lo stesso ragionamento ha fatto quando si è parlato della ricostruzione del tempio G di Selinunte; infatti, egli  afferma, che la ricostruzione del tempio G porterebbe ad alterare il paesaggio, com’è avvenuto con il tempio C; anche perché sulle rovine sono state scritte pagine di alta poesia. Comunque, lasciamo perdere la poesia e le controversie sul modo di vedere e ragionare; possiamo anche sbagliare tutti e due. Invece tornando alla realtà dei fatti, nel mio articolo ho citato i Paesi  Nordici e il Giappone che, all’avanguardia nei trasporti hanno costruito ponti e tunnel da fantascienza.

Si sbagliano anche loro?  Si è sbagliata anche la Francia e l’Inghilterra nel costruire il loro tunnel?  Anche le merci si devono trasportare con l’aereo? Se le navi e gli aerei sono sufficienti per tutti e  per qualsiasi genere di trasporti, perché  le autostrade sono al collasso, con 6000 morti all’anno? Senza calcolare l’inquinamento atmosferico diventato insopportabile? Perché nei paesi più civili di noi (ce ne sono moltissimi) ancora le ferrovie funzionano alla perfezione, assorbono una buona percentuale di trasporti,  non sono state decimate e trasportano merci, oltre che viaggiatori? Visto che ci siamo voglio riprendere il discorso sulla ricostruzione del tempio G sul quale il Calcara, a suo tempo si è pronunciato decisamente sul no.

Si tratta ancora una volta di nostalgia del passato? Quest’anno ho fatto una crociera in Grecia appositamente per constatare di presenza la ricostruzione di tutti i templi dell’antica Grecia, che, per come avvenne per Selinunte, anche se per altre cause sono stati anche loro danneggiati o caduti per terra. Ebbene, anche se i lavori continuano, i templi e qualsiasi colonna isolata caduta, sono stati rialzati e tutti i pezzi mancanti sono stati sostituiti da altri, fabbricati ex novo per l’occasione, raggiungendo uno splendore da sogno.

Prova ne sia che un vero fiume umano stentava ad entrare nella zona archeologica. La nostra Selinunte, di gran lunga più ricca e più bella della zona archeologica greca, ricostruita alla maniera greca diventerebbe qualcosa di fantastico. Purtroppo, a causa del sonno siciliano gattopardesco che non appartiene solo al Calcara, tutto resta immutato e si spera, con la candela accesa davanti all’immagine per niente sacra di Sgarbi che si  faccia il miracolo. VITO MARINO

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