La Sicilia e il ponte sullo stretto.

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
29 Giugno 2018 07:30
La Sicilia e il ponte sullo stretto.

La Sicilia posta al centro del mediterraneo, a causa della sua struttura geografica di isola e  per la sua posizione alla periferia dell’Europa e del Mercato Comune, di cui fa parte integrante ha subito da sempre le conseguenze del suo isolamento, che si notano nella sua economia e nella sua cultura arretrata rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Ne hanno approfittato le nazioni più progredite per conquistarla e sfruttarla. E’ da tempo che molte nazioni sono uscite dal loro isolamento con la costruzione di ponti o di tunnel sottomarini.

In Europa abbiamo il tunnel sotto “la Manica” che ha tolto l’isolamento della Gran Bretagna. Oggi, l’isolamento e  le grandi distanze, vengono annullate dai mezzi di trasporto superveloci. Tutte le nazioni più progredite fanno a gara per la costruzione di treni TAV d’aeroporti più grandi e di aerei più veloci. Molti stati  come il Giappone, l’Olanda, la Danimarca e la Svezia costruiscono tunnel sottomarini e ponti da fantascienza, spesso progettati da ingegneri e architetti italiani e costruiti da imprese italiane.

Da nazioni più evolute, nessuno di loro si sogna di ostacolarne le costruzioni. La Svezia possiede un lungo ponte che l’unisce alla Danimarca, mentre Stoccolma è piena di ponti che collegano le sue 14 isole. In Giappone, in un territorio altamente sismico, l’isola più grande è unita con le varie isole, con tunnel sottomarini. Anche in Italia spesso si parla del famoso ponte sullo stretto, ma quando si dovrebbe passare ai fatti concreti, tutto diventa un sogno. Anche Berlusconi, quando era a capo del governo italiano  ha provato a portare avanti il famigerato progetto, ma poi tutto svanì assieme al suo governo.

Il governo Prodi fu contrario alla costruzione del ponte sullo stretto, per motivi politici ed economici; purtroppo, anche se la cosa sembra assurda, molti Siciliani ragionano allo stesso modo. Anche un  nostro illustre concittadino Castelvetranese riassume con il suo pensiero ciò che pensano molti siciliani; infatti egli sostiene testualmente: “siamo contrari alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina, perché, di là dall’impatto paesaggistico, riteniamo che ci siano opere prioritarie necessarie in tema di viabilità e di collegamenti […]” (Belìce n.

2/2006). Il sonno dei Siciliani, citato dal Gattopardo, tanto parlato e contestato, continua a guidare le menti retrogradi di un popolo abbandonato a se stesso ed isolato per millenni in seno al Mediterraneo. Resta la realtà storica e geografica di una Sicilia facile preda per millenni di tutti gli stati più potenti del Mediterraneo, proprio a causa del suo isolamento; tuttora, la struttura geografica d’isola, e la grande distanza che ci separa con il centro Europa, ci penalizza in tutti i campi facendoci restare il terzo mondo del Mercato Comune.

La Sicilia unita da un ponte o tunnel che sia, diventerebbe terraferma e si potrebbe già parlare di TAV Palermo Milano. Restando isola, a parte il tempo impiegato nel traghettamento, sarebbe assurdo mettere in funzione treni veloci all’interno dell’isola, per soli pochi Kilometri. Per il servizio locale già ci sono le autostrade. Per noi Siciliani il trasporto aereo resta l’unico mezzo veloce che ci avvicina all’Europa, ma non è sufficiente ad assorbire tutte le richieste, gli scioperi continui, i rischi di attentati o di guasti in volo lo rendono pericoloso.

Volendo parlare della provincia di Trapani, in particolare, è evidente come i trasporti sono boicottati per limitare il turismo a favore di altre province. Da Trapani partivano per la Sardegna due corse navali settimanali; pur essendo le navi sempre piene, sono state soppresse. Mazara del Vallo era servita da una nave veloce giornaliera che collegava con Pantelleria; anche questa è stata soppressa. Gli aerei in partenza da Trapani, che sono l’unico mezzo che ci unisce col Nord Italia e con l’Europa, non sono mai sufficienti, eppure inspiegabilmente la compagnia Riajianeir ha soppresso i suoi voli con gravi danni al turismo e a tutta l’economia della provincia.

Le autostrade, anche se predilette dai governi degli ultimi decenni e potenziate a discapito del trasporto su rotaie e marittimo, ormai sono arrivate al collasso ed i 6.000 morti l’anno stanno ad indicare che non è più possibile insistere sul gommato. Solo la ferrovia, abbandonata a se stessa, in continua decadenza, decimata dal taglio dei così detti “rami secchi”  se adeguatamente ristrutturata, potrebbe fornirci trasporti merci con costi tonnellata/km. più bassi rispetto agli altri mezzi e ad una velocità accettabile.

Oggi, volendo potenziare le ferrovie in Sicilia (ma anche le autostrade), si deve automaticamente parlare anche del ponte sullo stretto: sarebbe assurdo costruire una linea TAV Palermo - Messina e poi perdere due ore per la traversata con il traghetto; occorre una continuità fra le autostrade e le ferrovie siciliane con quelle italiane ed europee. Le convenzioni internazionali considerano le ferrovie isolane delle linee a carattere ed interesse prettamente locale e pertanto non sono prese in considerazione per un eventuale potenziamento.

Occorre che la Sicilia, isola per antonomasia, diventi terraferma, una continuazione fisica, economica e politica dell’Europa; non una palla al piede dell’Italia, ma una terra ricca di risorse umane ed economiche, un punto di passaggio fra l’Europa e l’oriente. Fino a quando il ponte sullo stretto non diventerà una realtà, la Sicilia può solo sognarsi una ripresa economica, che non è condizionata soltanto dalla mafia, dalla politica e dal mal governo, ma da un isolamento geografico, storico e principalmente culturale.

VITO MARINO.

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