Storie di botte e di baci”: quando le parole accarezzano i cuori per dire basta alla violenza

Apritevi alla bellezza dell’amore,solo così potremo costruire una società civile, dove nessuno dovrà più subire violenza

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
23 Novembre 2024 09:40
Storie di botte e di baci”: quando le parole accarezzano i cuori per dire basta alla violenza

Ieri mattina  il Cine Teatro Marconi di Castelvetrano si è riempito di emozioni. Emozioni che scivolavano tra le poltrone, che riecheggiavano tra le pareti e che si facevano spazio nei cuori di chi era lì, in silenzio, ad ascoltare parole che pesavano come macigni e, allo stesso tempo, volavano leggere come carezze. “Storie di botte e di baci: No alla violenza contro le donne e alla violenza di genere”, organizzato dall’Istituto Alberghiero di Castelvetrano nell’ambito del Progetto PTOF svoltosi in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, non è stato solo un incontro. È stato uno spazio di consapevolezza, di dolore condiviso e di speranza per un domani migliore.

Il primo a prendere la parola è stato l’avv. Marco Campagna, che ha scelto di non girare intorno alla realtà dura e scomoda della violenza di genere. “Denunciate. Fatelo subito, senza aspettare, perché ogni minuto conta. E molte volte, purtroppo, aspettare significa perdere il tempo per salvarsi,” ha detto con una voce che non nascondeva l’urgenza e la gravità del messaggio.

Ha spiegato il Codice Rosso, un faro nella tempesta per le vittime di violenza domestica, uno strumento che garantisce interventi immediati. Con parole semplici ma forti, ha incoraggiato i giovani presenti a riconoscere i segnali di pericolo e a non chiudere gli occhi, né su se stessi né sugli altri. “Non abbiate paura di chiedere aiuto,” ha insistito, facendo vibrare nell’aria un invito che sembrava rivolto a ciascun ragazzo, a ciascuna ragazza.

Poi è stato il turno della dott.ssa Maria Lisma, che con la sua dolcezza ha portato una luce calda in sala. La sua voce, ferma ma piena di calore, ha esordito con una frase letta per caso, ma che sembrava arrivare lì, in quel momento, come un segno: “Tu sei la cosa più bella che la vita mi ha dato… Daniel”. Si è fermata, lasciando che le parole risuonassero nella sala. Poi, con un sorriso, ha invitato a sostituire cosa con dono.

“Una persona che amiamo non è un oggetto, non è una cosa che possiamo possedere. È un dono prezioso, e come tale dobbiamo custodirla, rispettarla, proteggerla,” ha detto, con occhi che brillavano. La platea era rapita, completamente immersa nelle sue parole. La dott.ssa Lisma ha parlato dell’amore vero, quello che costruisce, non distrugge; quello che fa crescere, non sminuisce; quello che non è mai violenza, ma sempre rispetto.

Gli studenti, che all’inizio sembravano spettatori, sono diventati protagonisti. Hanno fatto domande, hanno condiviso pensieri, hanno partecipato. Era come se la dottoressa stesse parlando direttamente a ciascuno di loro, e le sue parole scivolavano sotto la pelle, accendendo riflessioni e, forse, risposte a dubbi mai detti.

A condurre l’incontro è stata la prof.ssa Tranchida, che con delicatezza ha portato un esempio potente e doloroso: le parole del papà di Giulia Cecchettin, una giovane la cui storia ha toccato l’intero Paese. “Non lasciate che l’odio vi imbruttisca. Apritevi alla bellezza dell’amore. Solo così potremo costruire una società civile, dove nessuno dovrà più subire violenza.”

Parole semplici, ma che hanno attraversato la sala come un vento che scalda. Si percepiva un misto di commozione e speranza, come se quel messaggio, pur nato dal dolore, fosse un faro per indicare la strada giusta da percorrere.

La dirigente scolastica, Rosanna Conciauro, ha voluto sottolineare l’importanza di incontri come questo: “Non sono solo parole. Sono semi che piantiamo nei cuori dei nostri ragazzi, sperando che germoglino in una consapevolezza profonda, in un futuro libero dalla violenza.”

Ogni anno, ha ricordato, questa scuola sceglie di affrontare temi difficili, ma necessari. È un impegno verso gli studenti, verso le loro famiglie, verso la comunità tutta.

Ma il momento più toccante è stato quando i giovani hanno preso la parola. I ragazzi del triennio dell’Istituto Alberghiero non hanno solo ascoltato. Hanno reagito, hanno chiesto, hanno condiviso. Le loro domande, piene di curiosità e voglia di capire, hanno mostrato che il messaggio stava arrivando. I loro interventi, a volte timidi, a volte decisi, erano la dimostrazione che c’è una nuova generazione pronta a dire no alla violenza.

Quando l’incontro si è concluso, un lungo applauso ha riempito la sala. Non era solo un ringraziamento. Era qualcosa di più. Era una promessa collettiva: portare fuori da quel teatro un messaggio di rispetto, di amore, di speranza.

Ieri, a Castelvetrano, è stato lanciato un grido silenzioso, fatto di parole, di emozioni e di riflessioni. Un grido che chiede un mondo diverso, dove non ci siano più storie di botte, ma solo di baci e di amore vero. Sta ora a ciascuno di noi farlo diventare realtà.

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