Selinunte storia di una ricostruzione- terza parte

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
26 Gennaio 2018 08:00
Selinunte storia di una ricostruzione- terza parte

Pirro Marconi, intervenuto nella ricostruzione del Tempio di Eracle, nel 1929 dedicò alcune righe a Selinunte, dal titolo "Ricostruzione di Templi Greci in Sicilia". Egli argomentava sulla legittimità e sulla sicurezza della ricostruzione di un tempio dovute al fatto che si utilizzavano pietre squadrate e soprattutto le medesime tecniche. Sempre secondo il Marconi cercare di riportare all'antico splendore avrebbe portato non solo polarità bensì una comprensione da parte di una pluralità di persone non strettamente di addetti ai lavori.

Gli fece eco Gustavo Giovannoni il quale sostenne che la ricostruzione dei monumenti porta ad una sorta di distinzione tra monumenti "vivi" e "morti". Dopo la ricostruzione del Tempio C, fu la volta del Tempio G. Chi ne caldeggiò il risollevamento fu l'architetto Marcello Piacentini colpito da quelle rovine "quasi vive" di Selinunte. Piacentini (col supporto di Alessandro della Seta) si propose di innalzare una colonna, non una in particolare, purchè fosse tra le più visibili. Ai tempi (1937-1938) Giuseppe Cultrera, capo della Soprintendenza delle Antichità a Siracusa, comprendendo l'importanza di una siffatta opera organizzò una missione che ebbe però come unico risultato quello di evidenziare l'impossibilità di eseguire l'opera a causa di difficoltà di ordine pratico.

E' nel 1952 che finalmente ha inizio una vera e propria ricostruzione del Tempio G, ad opera di Furio Fasolo e Giorgio Gullini. Dieci colonne. Ciò diede una sorta di impulso affinchè si procedesse anche per gli altri templi. Il più eclatante fu quello dell'Heraion che ancora oggi si impone allo sguardo dei visitatori. Nel rispetto della migliore tradizione siciliana e non, ecco che chi si sentì in secondo piano e messo in disparte fece sentire la sua voce In questo caso le voci furono di Cesare Brandi e Ranuccio Bianchi Bandinelli.

Se ne parlò e verbalizzò il 24 luglio 1958 durante la riunione della Prima Sezione del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti. Bianchi Bandinelli espresse il suo giudizio negativo in merito alla ricostruzione, secondo il quale troppe ingenti furono le spese sostenute per un risultato esteticamente insoddisfacente. Come non bastasse ecco l'augurio, si fa per dire, che "gli organi ministeriali si adoperino in tutta la loro autorità per tenere lontano dai templi di Selinunte ogni ulteriore smania restauratrice, nella quale si appagano solo malintesi interessi paesistici".

Polemiche inutili che portarono a trascurare fatti essenziali: intanto l'esistenza di un ampio lavoro di documentazione prima, durante e dopo l'anastilosi; quindi il numero di persone ed Organi coinvolti (Assessorato per il Turismo e lo Spettacolo della Regione Siciliana, Cassa per il Mezzogiorno, Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, il Direttore Centrale e due Ispettori Centrali). Quindi partecipazioni sostanziose che nell'arco degli anni tra la predisposizione dei progetti e l'esecuzione degli stessi hanno portato ad inevitabili ritardi e perdite di tempo otre che denaro.  Anche Cesare Brandi ebbe a dire la sua, soprattutto nei confronti di Jole Bovio Marconi (archeologa romana di nascita ma siciliana per adozione in un certo senso) quando ella sostenne l'idea di anastilosi alla Balanos, in linea con la Carta di Atene del 1931.

Brandi, in risposta alle affermazioni della Bovio Marconi, con un senso di risentimento affermò: "Non può sentirsi determinato da impostazioni di problemi archeologici che risalgono a 30 anni fa, quasi che il pensiero progredisse nel tempo, quasi che il campo archeologico rappresentasse un'isola nel tempo e nello spazio e nel pensiero, sottratta ai non iniziati." Si venne così a creare una sorta di "guerra" data dalla risollevazione del Tempio E, dal confronto fra vecchie e nuove generazioni (da un lato Bovio Marconi, Pace, Caputo e dall'altro Brandi, Argan e Bianchi Bandinelli).

Dibatti-confronto che portò anche alla stesura della Carta di Venezia nel 1964 che sostituì la Carta di Atene in merito alla teoria del restauro. Fine Terza Parte – segue domani Per chi si fosse perso la prima parte di questo dossier la potrà trovare qui https://www.primapaginacastelvetrano.it/lanastilosi-selinunte-storia-ricostruzione/ Mentre la seconda parte la troverà qui: https://www.primapaginacastelvetrano.it/storia-della-ricostruzione-selinunte-seconda-parte/ Elena Manzini

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