“Quattro chiacchiere con una….Pecora belicina”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Aprile 2019 12:59
“Quattro chiacchiere con una….Pecora belicina”

Da alcuni recenti studi è emerso che gli attuali ovini domestici discendano da una pecora selvatica asiatica, l'Argal, dal Muflone e dall'Ural. La pecora è un animale di tradizione millenaria in Sicilia. Un animale che ha permesso la sopravvivenza dell'uomo in tutto: il latte (materia prima per i formaggi), la lana (utilizzata per gli indumenti, materassi), la carne (per l'alimentazione). Un animale di cui non si butta nulla. Una breve conversazione, questa volta, con una Pecora della Valle del Belice.

Da dove trae origine la razza belicina? Attorno agli anni '30 in un allevamento tra Trapani ed Agrigento, arrivarono due arieti dall'isola di Malta: uno palombino e uno occhialino scuro. Col tempo gli incroci tra consanguinei diedero vita alla razza che ora è chiamata Pecora della Valle del Belice. Probabilmente è il risultato di un incrocio di varie razze di pecore: Pinzirita, Comisana (razze autoctone) e Sarda (introdotta in seguito). Noi "belicine" raggruppiamo, quindi, le caratteristiche delle tre razze.

Dalla Comisana (e in parte dalla Sarda) abbiamo ereditato l'alta propensione alla produzione di una importante quantità di latte, la pigmentazione rosso mattone in genere attorno all'occhio e la buona quantità di lana. Dalla Pinzirita deriva la nostra taglia che, non essendo imponente, ci permette di poter pascolare anche in zone impervie e soprattutto di resistere anche al freddo delle ore notturne. Siamo, oltremodo, dotate di orecchie medio-piccole e di corna robuste e spiralate all'indietro.

Quali sono le sue caratteristiche fisiche? Sono un ovino di taglia media. Gli esemplari maschi raggiungono anche i 100 chili, mentre le femmine tra i 70 e 75 chili. Più delle altre pecore i nostri parti sono gemellari.  Il nostro apparato mammario è piuttosto voluminoso e produciamo circa 280-300 litri di latte in un anno.  Le primipare (l'animale che partorisce per la prima volta) danno circa 150 litri in 100 giorni, le secondaripare 250 litri 200 giorni, le terzipare oltre 270 litri in 200 giorni.

Il nostro latte ha la particolarità di mantenere lo standard qualitativo per tutta l'intera lattazione ed avendo una forte stabilità del ph lo rende  adatto alla lavorazione casearia. Anzi pare sia l'unico latte ovino a poter essere filato. Fisicamente abbiamo la testa allungata di colore bianco. Ci contraddistingue una specie di orlatura attorno agli occhi che va dal rossastro al marrone. Le orecchie tendenzialmente piccole le portiamo semi-pendenti. Abbiamo il collo sottile ed abbastanza lungo senza lana.

Siamo dotate di un tronco ben sviluppato, un profilo rettilineo della regione dorso-lombare. La nostra pelle è rosea, elastica e sottile mentre il nostro mantello (o vello) è bianco, aperto con fiocchi conici a volte appuntiti.   Su cosa si basa la vostra alimentazione? La nostra alimentazione varia in base alle condizioni climatiche. In generale in inverno e primavera ci cibiamo di sulla, talvolta di grano, avena o veccia. Talvolta in inverno, i residui della potatura.

In estate, con il rialzo delle temperature e la carenza di acqua pascoliamo tra le stoppie di grano,  mangiamo i rami (cladodi) dei fichi d'india, Verso la fine dell'estate ci portano a pascolare nei vigneti dove mangiamo foglie di vite ancora verdi e l'erba cresciuta tra  filari. Anche le frasche di ulivo entrano a far parte della nostra alimentazione. Come si articola un allevamento di Pecora del Belice? Gli allevamenti della Valle del Belice in genere sono a carattere familiare e per un numero di capi non elevato.

Non tutti gli allevamenti, poi, sono uguali. Accanto agli allevamenti tradizionali vi sono anche quelli più moderni dove è prevista una profilassi contro determinati parassiti, il che, va ad influire anche sulla produzione. Un tempo eravamo allevate esclusivamente per la produzione di latte. Da qualche tempo è stata rivalutata anche la nostra carne, soprattutto quella di agnello (quello di piccole dimensioni da latte) nel periodo delle festività. Durante il periodo estivo, invece, fa bella mostra di se sulle tavole il "crastagneddu", il cui peso raggiunge o supera i 30 chili.

Dalle stalle ai pascoli. L'allevamento ovino permette di sfruttare per il pascolo quelle zone, anche impervie, dove non è possibile praticare un'agricoltura che possa dare un reddito sufficiente per vivere.   Elena Manzini

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