Operazione Street Food, giovanissimi tra i sei arrestati.

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
31 Ottobre 2017 22:16
Operazione Street Food, giovanissimi tra i sei arrestati.

Sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari sono state eseguite a Menfi dai carabinieri, a conclusione di un'operazione antidroga. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Sciacca su richiesta della locale Procura della Repubblica; l'accusa è di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l'aggravante di aver destinato l'uso della droga anche a minori, alcuni dei quali venivano utilizzati anche come corrieri.  Tra i minori anche due gemelline di quattordici anni. 

L'indagine è stata denominata "Street food" poiché i corrieri per organizzare i viaggi necessari per approvvigionarsi dei quantitativi di droga, facevano riferimento a "cene, cibi di strada e fast food". L'organizzazione a volte impiegava nell'attività illecita anche due gemelle di  quattordici anni, sia come corrieri sia come assuntori delle sostanze stupefacenti. I carichi di droga, durante i viaggi da Palermo a Menfi, in alcuni casi venivano nascosti all'interno dei loro indumenti intimi. Ottantotto viaggi in tre mesi per un giro di affari complessivo di circa 200 mila euro.

Nell’inchiesta denominata "Street food"  che  ha portato alla luce un giro di spaccio di hashish e cocaina, proveniente da Palermo e destinata alle piazze di Menfi, Santa Margherita di Belice, Montevago e Poggioreale  emergono due figure di spicco,  quelle di Giuseppe Sanzone chiamato “il papà” e Daniel Tabbone “il carciofetto”, entrambi di Menfi, rispettivamente di 40 e 23 anni. I due sono i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere perché - secondo i carabinieri di Sciacca e Menfi, che hanno svolto le indagini - sarebbero stati coloro che "gestivano il presunto sodalizio criminale mettendo a disposizione auto e cellulari per il trasporto della sostanza stupefacente".

Gli altri quattro indagati - secondo il provvedimento firmato dal Gip e richiesto dalla Procura della Repubblica di Sciacca - sono stati invece posti ai domiciliari. Si tratta di Giulia Nigrelli, 20 anni, di Menfi e moglie di Daniel Tabbone, Calogero Friscia, 22 anni, di Menfi, Emanuele Gambino, 31 anni, di Sciacca e Giovanni Pilo, 22 anni, di Menfi.

Giuseppe Sanzone e Daniel Tabbone non solo avrebbero detenuto ingenti quantità di stupefacenti ma li avrebbero consegnato a minorenni e determinato  le stesse a commettere reati. Il percorso delle autovetture è stato monitorato attraverso il “positioning” relativo alla celle telefoniche agganciate durante i viaggi.  Le voci degli interlocutori sono divenute note agli operanti che ascoltavano consentendone il riconoscimento. L’identificazione degli interlocutori è stata effettuata dalla polizia giudiziaria mediante il servizio di pedinamento e mediante l’ascolto delle conversazioni.Nel corso delle conversazioni intercettate appare chiaro come gli indagati utilizzavano un linguaggio criptico.

Al telefono, parlavano di “ piatto di pasta”, “schiacciate”, “birra”, “granita2, gamberi”, “pizza”, “maglietta”, “paio si scarpe”, “stecche”, “spesa”, “Caffè”, “fogli”, “serbatio”, salvo alcuni casi riferirsi ad essa con “mezza”, “una” etc…

Un’altra figura chiave, chiamata con l’appellativo di “mamà”, è Giulia Nigrelli, moglie di Daniel Tabbone. Sanzone, spesso agli arresti domiciliari, si avvaleva di terzi soggetti per recarsi a Palermo a rifornirsi di droga per suo conto. E’ stato accertato che Sanzone ha effettuato 51 viaggi  a Palermo per rifornirsi di sostanze stupefacenti da cedere a terzi e si avvalso  in 18 circostanze, della presenza, al fine di garantire una maggiore sicurezza al trasporto in caso di controlli da parte della polizia, di soggetti minorenni.

In particolare delle due giovani donne quattordicenni. Si è anche avvalso, nei periodi che era in regime di arresti domiciliai, anche della preziosa collaborazione di giovani donne che lo coadiuvavano nel trasporto delle sostanze stupefacenti da Palermo a Menfi. Dalle intercettazioni emerge che tra Sanzone e le sorelle quattordicenni c’erano spesso attriti. Sanzone utilizza, un  termine poco carino nei confronti di una delle gemelline, durante una intercettazione, con la sorella di lei. Forse perché non si fidava e aveva paura che la ragazzina potesse “fregarlo”.

Inoltre, in alcune intercettazioni evince che si avvaleva della loro collaborazione per “occultare” la droga in caso di controlli  visto che le due giovani erano minorenni, salvo poi maltrattarle. In un’occasione, Sanzone non si era minimamente preoccupato del fatto che una delle sorelle lo attendeva in macchina sotto il sole cocente, pur sapendo che stava male. Alle pre 15,24 del dieci Agosto del 2016, Giuseppe Sanzone telefona ad una delle minorenni e lei risponde che sta “morendo dal caldo” , lui risponde che sta arrivando, salvo poi richiamarlo per dirgli di arrivare  perché stava male.

Ma Sanzone  le  risponde con parole offensive. 

Sanzone, in due diverse occasioni è stato fermato e arrestato nella Palermo - Sciacca perché  trovato con droga, sempre in compagnia di donne. A Gennaio del 2016 fu fermato con Maria Giovanna Bilello, mentre erano in possesso di 1,8 grammi di cocaina e due panetti di hashish, mentre ad agosto dello stesso anno, mentre era in compagnia di una minorenne M.C. avrebbe cercato di disfarsi di 200 grammi di hashish e di 1,6 grammi di cocaina lanciandoli dal finestrino della sua autovettura, mentre  da Palermo tornava a Menfi all’altezza del bivio misilbesi, in territorio belicino. Ebbe una pena in primo grado di tre anni di reclusione ancora pendente in appello.

Proprio in quell’occasione, Daniel Tabbone e Giulia Nigrelli ( marito e moglie) si erano offerti di pagare eventuali spese legali per Sanzone. 

Le indagini hanno consentito di smantellare una consistente rete di spaccio di hashish e cocaina, proveniente da Palermo e destinata ad essere smerciata nelle piazze di Menfi, Santa Margherita di Belice, Montevago e Poggioreale. I carabinieri hanno accertato, grazie anche a numerosi servizi di osservazione e pedinamenti, che la sostanza stupefacente veniva spesso consegnata a pusher locali che a loro volta la rivendevano ad una clientela molto giovane.

Francesca Capizzi

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