L'Elzeviro :Un sole di nome Felice Crescente per il Parco Archeologico

​Il tessitor Felice, Selinunte, l'Agorà, il flauto e altre storie all'insediamento del nuovo Direttore del Parco

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
28 Luglio 2022 10:43
L'Elzeviro :Un sole di nome Felice Crescente per il Parco Archeologico

Costruire storie, svuotare i caveau degli archeologi, e destinare il loro contenuto di meraviglia alla gente. Questo il progetto rivoluzionario di Felice Crescente, neo direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Una rivoluzione normale, gentile, condotta con sagacia e col sorriso, senza innervosire il sancta sanctorum degli architetti e degli archeologi, pur sfidando il solito disfattismo social che ci ricorda sempre perché moriremo provinciali, ma costruendo tenacemente una narrazione per ogni scoperta, per ogni angolo della bella Selinunte.

E così L'Agorà, che Mertens ha tracciato e di cui hanno scritto tedeschi e americani, oltre italiani, diviene finalmente "visibile" a tutti, anche a chi non sa leggere una pubblicazione scientifica: una vasta area di racconto che eccede i confini della cartografia per diventare finalmente luogo. Gli è bastato chiedere agli archeologi di definire l'area con dei picchetti, e grazie ad un semplice trattore, Felice, il tessitore, ha derivato la visibilità dell'area per sottrazione, per emersione. Ama il sacro, Felice Crescente, al punto da rifiutare le moderne tecniche che renderebbero visibile anche ciò che fu interrato perché restasse invisibile. È il caso dei due stampi di scettro, uno dei quali già rinvenuto anni addietro, che il neo-Direttore ha voluto esposti in teca, senza nessuna ricostruzione 3d dell'oggetto.

"Usiamo l'immaginazione e vedremo lo scettro. Ciò che fu seppellito in luoghi distanti non va ricongiunto per creare un nuovo scettro". Il sacro è così, ama la divisione. E in realtà, sacro, etimologicamente, separato vuol dire. Separare cielo e terra, chi giura e chi si impegna, chi fa voti e chi li accoglie. Così lo scettro sacro, il cui stampo è stato seppellito in luoghi diversi, traccia il segno che un solo oggetto doveva esistere. 

Le cose sono uniche, come l'Agora, che esisteva già, ovviamente, ma nessuno aveva pensato di rendere visibile.

"Io solo il trattore ho usato - ride Crescente - e non ho assunto uffici stampa stratosferici per lanciare una notizia che pure il Times di Londra ha rilanciato. Vuol dire che avevo ragione. A Selinunte mancava un racconto. Non la bellezza. Perché la bellezza c'è e avvolge tutto in ogni istante. Raccontarla è un'altra storia".

Così, i racconti diventano il Leitmotiv che sdogana Selinunte, che tanto ci ha fatto arrabbiare, quando da mamma Rai fino alla rivista degli aeroplani, veniva indicata come sita in provincia di Agrigento. I racconti, cioè i fili rossi che senza rubare acribia e precisione alle note degli scoliasti, restituiscono però alla gente il senso e la portata di una civiltà raffinatissima e progredita. 

Come la storia dell'aulos, il flauto, che ricostruito da originale, addirittura emesse suoni a Selinunte. Ma gli annuali raccontano di un basso feedback dell'evento. L'aulos ha davvero suonato a Selinunte se tutto il mondo non ne ha amplificato il suono? La domanda non è retorica. Anzi. È il segreto della diffusione delle informazioni. Cioè quella che un po' tutti chiamano comunicazione. Il Direttore mi mostra con orgoglio i fregi delle caditoie piovane degli edifici selinuntini, che presentavano volti bellissimi ad ornamento. Mi mostra i punzoni con cui i selinuntini amavano firmare la loro ceramica per differenziarla da quella commerciale, di importazione. Mi mostra dalla sua finestra la vasta themenos dei templi dell'Acropoli, palcoscenico naturale che guarda il mare. E proprio sulla visione del mare mi rivela il suo sogno. Rendere possibile l'accesso dei turisti alla spiaggia segreta dell'Acropoli. 

"Siamo uno dei pochissimi Parchi che ha accesso al mare, è ora di utilizzare tale privilegio per raccontare un'altra storia". Un vulcano in piena, il Direttore Crescente, che sogna una semina larga e profonda per la sua Selinunte. La differenza di passo rispetto al passato sta negli occhi, che si vedono chiaramente innamorati della sua terra, nella sua terra. Noi non possiamo augurargli che ogni bene, perché dal successo di queste sue intuizioni deriva il successo di Selinunte, e quindi una nuova stagione di riscatto e rinascita per tutti noi che abbiamo patito l'isolamento Selinuntino, e la mancanza di un racconto che tutti ci tenesse uniti. 

A chi gli fa presente su Facebook che nulla di nuovo è sotto il sole, risponderemmo, che di nuovo c'è proprio il sole. Perché senza un raggio di luce, ciò che resta nella profondità della terra è simile a ciò che, pur ri-velato, rimane nascosto, nelle casse della archeologia. Utile ad alimentare pubblicazioni e bibliografie ma poco utile a creare consensus, ovvero filologicamente convergenze di senso.

Adesso, o forse ora o mai più, Selinunte ha bisogno di una narrazione. Forse addirittura più imprecisa, ma di certo più densa di passione civile. Aristotele dice nella Etica a Nicomaco che è stupidi pretendere lo stesso grado di rigore da ogni scienza, e che alcune cose non vengono su se non si usa il Regolo di Lesbo, cioè un livello impreciso da muratore.

Ecco, il racconto necessita di un regolo lesbio, non di note a margine e acribia. E Crescente lo ha compreso perfettamente. Ne vedremo delle belle, insomma, in questi tempi in cui il nuovo direttore castelvetranese potrà lavorare al parco e per il parco. Già ci sono altre storie che non possiamo anticipare, pronte a prendere il volo, tra cielo e mare, a Selinunte. E non vediamo l'ora di poterle raccontare.

GIACOMO BONAGIUSO

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