In Sicilia l’imprenditoria femminile in agricoltura non pervenuta

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Settembre 2019 08:27
In Sicilia l’imprenditoria femminile in agricoltura non pervenuta

Siamo nel 2019 ed ancora oggi non esiste qualcosa di ben specifico che si occupi di imprenditoria agricola femminile, anzi sembra che le aziende gestite da donne riscontrino maggiori problemi rispetto a quelle che degli uomini. Purtroppo "siamo ancora qua" a parlare di maschile e femminile, segno che non è che siamo proprio così evoluti... Si parla certamente di un maggior numero di donne impegnate in ambito agricolo, ma si dimentica di ricordare che spesso sono donne che portano avanti l’azienda di famiglia.

Un tempo agiva Onilfa (Osservatorio Nazionale per l'Imprenditoria e il Lavoro Femminile in Agricoltura) prontamente soppresso e le competenze trasferite all’Ufficio DISR II del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Ufficio che di fatto non ha fatto e non sta facendo praticamente nulla in merito. Il ruolo delle donne in agricoltura in tutti i paesi della Ue è riconosciuto come determinante, tranne in Italia. Ne stanno discutendo alla Camera nell'ambito della Commissione dove tutti gli intervenuti (Agrinsieme, Cia, Coldiretti,  Uila-uil, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Ugl, na-Consal) si sono detti favorevoli alla riapertura di ciò che fu l'Onilfa.

Importante certo sia iniziata una discussione, ma parlare non basta. E’ necessario agire ed in fretta. Aggiungerei però anche non solo un osservatorio ma un aiuto concreto a quelle donne anche non più giovanissime, magari rimaste fuori dal mondo del lavoro a 50-55 perché considerate "vecchie" e che invece vorrebbero intraprendere il ruolo di imprenditore agricolo, il che porterebbe ovviamente anche ad un ritorno nell'ambito occupazionale (troppo difficile forse da comprendere per chi siede sugli scranni romani).

Incomprensibile intanto il limite di 46 anni per il cosiddetto "Resto al Sud" (se è vero che si lavora fino a 62 e passa anni perché non aumentare il limite di età del decreto) e soprattutto perché non aiutare (Stato e Regioni in cooperazione) chi dal Nord intende investire al Sud e viceversa. Capisco che in passato fu fatto per aprire fantomatiche industrie (non vi fu un controllo) ma in ambito agricolo il controllo diventa automatico: il prodotto agricolo ci deve essere altrimenti palese vi sia un inganno.

Ed ancora: aiutare l'imprenditrice agricola che assume a sua volte lavoratrici prevedendo defiscalizzazioni e vari aiuti, diverrebbe troppo lungo elencarli tutti. Non credo sia così impossibile...Viene da pensare in primis che non vi siano le capacità a livello politico di fare il cosiddetto salto di qualità ed in secundis non vi sia proprio la voglia, perché inutile nasconderlo, l'Italia è indietro anni luce per quanto riguarda il lavoro femminile rispetto agli altri paesi europei. Elena Manzini

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