Elena Manzini e il Natale 2018: poco Santo e fin troppo anticipato

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Dicembre 2018 09:15
Elena Manzini e il Natale 2018: poco Santo e fin troppo anticipato

  Il Natale 2018 (ometto la parola Santo perché di Santo vi è sempre meno) ha come subito "un'accelerazione. Ad inizio novembre già accese le luminarie che hanno quel non so che di stonato tra il caldo quasi estivo e quelle luci che illuminano quello che dovrebbe rappresentare un ulivo alla rotonda dello svincolo autostradale. Stonatura anche nei finti abeti in bella vista all'entrata dei negozi, come se addobbare un ulivo fosse stato meno natalizio. La sensazione è stata quella di "volersi liberare in fretta del fardello rappresentato dal Natale moderno".

Più di una volta mi sono posta la domanda: "Ma che Natale è?" Centinaia di persone il 22 dicembre han ricevuto la letta della messa in cassa integrazione se non addirittura di licenziamento, in provincia di Messina 8 mila persone vivono da anni in baracche in un territorio dove l'amianto occupa una superficie di 50 mila metri quadrati, Amatrice e gli altri comuni colpiti dal terremoto attendono ancora un cenno di ricostruzione, la città di Genova ancora in attesa di sapere come, quando inizieranno i lavori del ponte che si spera regga per qualche decennio, la vigilia di Natale tre femminicidi (una strage che non si ferma nemmeno a Natale), un figlio ha ucciso a martellate la madre, in Indonesia la natura si è ribellata ed ecco l'ennesimo tsunami col suo bagaglio di morti, la corsa sfrenata all'ultimo inutile acquisto, per la maggior parte made in China o al massimo la previsione del possibile riciclo.

"Ma che Natale è?" Castelvetrano ovviamente non è da meno. E' proprio in questo periodo che si acuiscono gli atavici problemi: famiglie senza reddito che grazie al volontariato forse sentono meno pesante questo periodo di falsità perbenista, l'economia che arranca ed i giovani che fuggono alla ricerca di lavoro, di una vita talvolta "troppo" diversa ma che garantisce la sopravvivenza. Restano gli anziani e coloro che credono ancora in una rinascita, a barcamenarsi tra le scellerate scelte politiche.

E il mio "Natale"? Beh è stato pesante, detestando le cosiddette "feste comandate", anche per quella sedia che è destinata a restare vuota, ma alla fine posso dire che ancora una volta sono "sopravvissuta al Santo Natale". I regali sono stati solo per chi a suo modo occupa un posto di rilievo nella mia vita. Tutti ovviamente "made in Sicily". Non so quanti abbiamo capito il valore di ciò che ho donato loro (in Polentonia spesso si bada all'apparenza e non si va oltre), sta di fatto che credo di aver donato il meglio di una terra speciale come la Sicilia.

Posso essere tacciata di essere troppo "sudista", forse è giusto così dopo anni di "nordismo indotto" (leggasi come notizie false e tendenziose passate dai media, dai libri di storia etc). Che ne sappiamo al Nord di quelle mani rovinate dal lavoro e dal sole che intrecciano foglie di palma fino a creare opere d'arte che ho visto nascere sotto i miei occhi? Che ne sappiamo dell'oro verde dato dalla Nocellara del Belice il cui aroma si sprigiona nell'ambiente non appena si apre la bottiglia dell'olio? Che ne sappiamo di quegli agrumi raccolti a mano che rallegrano i grigiori padani, capaci di profumare un'intera casa, portando un tocco "estivo"? Che ne sappiamo di quelle marmellate di agrumi fatte in casa come si faceva una volta? Che ne sappiamo di quei vini capaci di portare la Sicilia nel bicchiere con il suo corredo di colori, sfumature, fragranze? C'è che al Nord, non sappiamo.

Punto. Elena Manzini  

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