Castelvetrano a due mesi dallo scioglimento, tra incandidabilità e torpore

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
08 Agosto 2017 08:58
Castelvetrano a due mesi dallo scioglimento, tra incandidabilità e torpore

Qualche cartellone semi-strappato che incontri per una via periferica sembra essere l'unica testimonianza che ,solo qualche mese fa , la città era impegnata in una campagna elettorale, seppur anomala e quasi surreale con quella spada di Damocle della commissione ispettiva che lasciava presagire quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

A due mesi esatti dal provvedimento del Consiglio di Ministri che ha sciolto il comune di CASTELVETRANO per infiltrazioni mafiose, sono in molti a chiedersi ma cosa è successo veramente? A far svegliare dal torpore vacanziero una città ,che invero non ha mostrato di reagire con particolare veemenza al provvedimento dello scorso sei giugno, la recente fuga di notizie che è trapelata grazie ai soliti ben informati giornalisti che paiono avere, a differenza  dei comuni mortali , o degli altri pur preparati giornalisti che non hanno la fortuna di essere addentrati nei palazzi del potere che contano veramente, una lista di ex amministratori che domani, mercoledì  nove agosto,  dovranno presentarsi presso il Tribunale Civile di Marsala che dovrebbe pronunciarsi sul provvedimento di incandidabilità e interdizione dai pubblici uffici.

Sempre i ben informati addirittura lasciano intendere che detto provvedimento sia solo la prima conseguenza al decreto con il quale è scattato il commissariamento per inquinamento mafioso del Comune.

Che poi è quello che auspicano tutte le persone oneste di questa comunità che ancora si interrogano sul perché sia stato sciolto un comune, senza che ci siano stati provvedimenti restrittivi della libertà personale di nessun politico o funzionario comunale , e soprattutto senza che siano emersi questi gravi indizi di colpevolezza e questi reati che sono stati tutti sintetizzati in una generale compromissione dell'andamento dell'amministrazione e del regolare funzionamento dei servizi , che ha portato ad una forma paludosa di gestione, come si legge nella relazione ministeriale, che crea le condizioni migliori affinché di realizzi l'infiltrazione nella Pubblica Amministrazione da parte della criminalità organizzata.

Le richieste di incandidabilità e interdizione riguardano l'ex sindaco Felice Errante, sindaco, gli assessori Vito Fazzino, Giuseppe Rizzo, Girolamo Signorello, Angela Giacalone, Daniela Noto, Maria Rosa Castellano, i consiglieri comunali, Enrico Adamo (tuttora oggetto d'inchiesta e destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni), Francesco Martino, Lillo Giambalvo (il famoso consigliere comunale prima arrestato e poi assolto in primo grado , che nel corso di alcune intercettazioni avrebbe esaltato  la figura dello spietato boss Matteo Messina Denaro), Salvatore Vaccarino, Francesco Bonsignore e Gaspare Varvaro.

L'incandidabilità, se dovesse essere confermata  riguarderebbe sia le elezioni comunali che dovrebbero tenersi  tra 18/24 mesi,  che le elezioni regionali e provinciali. Ma che il provvedimento non sia così automatico, a differenza di quel che crede qualche ben informato giornalista che stavolta ha dimostrato di non esserlo così tanto parlando di incandidabilità perenne e di interdizione dai pubblici uffici, è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione che in pratica ha detto che non c'è nessun  automatismo per l'incandidabilità dei componenti del Consiglio comunale sciolto per mafia.

A rivelarlo la giornalista Patrizia Maciocchi che con un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 4 agosto 2017 ha rivelato che la Corte di Cassazione - Sezione I civile - Sentenza 3 agosto 2017 n. 19407, ha respinto il ricorso del Ministero  dell'Interno contro la decisione della Corte d'Appello di revocare la dichiarazione di incandidabilità nei confronti di vicesindaco, assessore e presidente del consiglio comunale di un altro comune italiano, che erano considerati incandidabili dal Tribunale in seguito allo scioglimento della giunta per infiltrazioni mafiose.

Per i giudici di seconda istanza non era dimostrato che gli amministratori non avessero controllato a dovere l'attività amministrativa, nè che avessero fatto azioni indicative di un condizionamento da parte dei clan.Troppo vaghi gli elementi a loro carico, ed anche  la frequentazione, da parte di un assessore, di un soggetto indicato come noto esponente mafioso, non regge senza prove di condizionamenti.Il ministero dell'Interno nel suo ricorso aveva valorizzato l'indicazione data dalla prevalente giurisprudenza del Consiglio di Stato, secondo la quale il provvedimento di scioglimento (articolo 143, comma 11 del Testo unico Enti locali) non è di tipo sanzionatorio, ma preventivo, ragion per cui "è sufficiente che gli elementi raccolti siano indicativi di un condizionamento dell'attività degli organi amministrativi e che tale condizionamento sia riconducibile all'influenza e all'ascendente esercitati da gruppi di criminalità organizzata".

E secondo il Viminale gli elementi raccolti avevano la valenza richiesta dalla norma.La Cassazione però è di diverso avviso. I giudici precisano che l'incandidabilità degli amministratori non è automatica, ma richiede una valutazione delle singole posizioni in nome del diritto costituzionale all'elettorato passivo, per verificare che collusioni o condizionamenti abbiano determinato una cattiva gestione della cosa pubblica. Un controllo che la Corte di merito ha fatto per arrivare a negare il nesso. I castelvetranesi onesti attendono e sperano di avere delle risposte.

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza