(Soundtrack: consigliabile lettura con sottofondo di "Anew" dei Hollow Coves.) Quasi due mesi di quarantena: lontani da amici, parenti, colleghi, lavorando da casa, dovendo uscire come fossimo a Chernobyl per fare la spesa; privi di svaghi, stimoli, senza bussola, come in pausa attendendo di tornare a progettare il nostro futuro ma non sapendo ne come, ne quando. Soli o in compagnia, prigionieri delle nostre case, ”costretti” a parlare con se stessi, o con i propri amici soltanto tramite riquadri in uno schermo o attraverso piccole telecamere fissate su telefoni e pc, privati di abbracci, baci e strette di mano; a guardare il mondo immobile dal proprio balcone.
Sicuramente uno “sforzo” più che fattibile rispetto a chi ogni minuto lotta tra la vita e la morte in un reparto di ospedale, se realizzassimo per un attimo cosa sta davvero accadendo fuori dalle nostre mura. E allora che fare ? come ottimizzare al massimo questo periodo forzato (occasione forse è meglio dire?) che ci è capitato come nel più fantascientifico dei film? Vediamola come una grande, grandissima opportunità di confronto con se stessi, di dialogo per capire se la strada che forma la linea della propria vita sia quella giusta; capire le priorità, scoprire stimoli che non si credevano di avere, prefissare obiettivi nuovi, vivere più intensamente le cose belle, semplici, giuste e crucciarsi meno delle cose brutte, inutili, frivole; meno stress e più sorrisi, meno gastrite e più sensibilità; andare meno di fretta in quello che si fa e assaporare tutto nel pieno della sua bellezza lenta; necessità che diventano virtù; mettere il nostro bel mantello rosso e volare in alto, verso il sole per sentire quanto sia caldo sulla nostra pelle; vedere il mondo e ciò che ci circonda con occhi diversi, occhi nuovi che possano stupirsi anche per un tramonto arancione o una piantina che cresce quotidianamente in un vaso di terracotta, una giornata al mare, una cena con gli amici o una conversazione in salotto con i propri genitori o i propri figli, giocare col proprio cane, guardare per qualche attimo il manto di stelle che ci avvolge ogni sera o respirare la brezza di mare che arriva al mattino.
Una telefonata in più a una nonna, la soddisfazione per un buon lavoro svolto, un momento per se stessi per guardarsi allo specchio e piacersi, ma piacersi per davvero, senza aver paura del futuro. Tutto questo periodo deve servirci ad uscirne non dico diversi (perché abbiamo impiegato anni a costruire la persona che siamo oggi) ma migliori; uscire da quell’uscio quando tutto sarà finito e sentirsi migliori di quelli che ne sono entrati mesi prima. Uscirne migliori e AFFAMATI come mai prima: AFFAMATI di vita, di sole, di cibo, di musica, di emozioni e sensazioni che fanno vibrare l’anima che abbiamo dentro e che noi chiamiamo anatomicamente cassa toracica; perché quello che più di tutto stiamo accumulando in questi giorni tutti uguali di quarantena è VOGLIA.
VOGLIA è la parola che più di tutte deve essere pronunciata dalle nostre labbra. Voglia di tornare quelli che siamo: un po’ nerd, un po’ influencer, un po’ bambini, un po’ adulti, un po’ alla moda, un po’ alternativi, un po’ sportivi, un po’ abbracciati su un divano a guardare la tv, un po’ figli, un po’ padri, un po’ insegnanti, un pò apprendisti, un po’ tifosi, un po’ sognatori, un po’ brave/i ragazze/i,un po’ stronze/i, un po’ egoisti, un po’ migliori amici, un po’ migliori amanti, un po’ ragazze/i della porta accanto, un po’ seduttori, un po’ viaggiatori, costruttori, fotografi, chef, inventori, artisti, musicisti, attori, CREATIVI.
Quando tutto sarà finito il mondo avrà tanta VOGLIA di darci tutte le cose che abbiamo perso in questi mesi (e che forse non vedevamo nemmeno) e noi dobbiamo farci trovare pronti e avere la FAME di andarcele a prendere tutte. Sergio Basilio (blog Tago)
