Brutta avventura per il parroco di San Francesco di Paola, Don Giacomo Putaggio, nella serata della commemorazione dei defunti che ha subito un tentativo di estorisone da parte di un gruppetto composto da due uomini e una ragazza, visibilmente alterati.
A raccontarlo è stato lo stesso sacerdote sui propri canali social
"Finita la Messa delle ore 18.30, sono rimasto in ufficio parrocchiale per sistemare alcune cose, salutare qualche amico e chiudere la giornata. Stavo per andare in canonica, quando mi sono ricordato che dovevo ancora inviare il file e stampare gli avvisi parrocchiali della settimana. Così torno indietro, rientro in ufficio, invio i messaggi, prendo il foglio e lo sto appendendo alla bacheca- scrive Don Giacomo- All’improvviso entrano due uomini e una ragazza, visibilmente alterati. Si avvicinano, iniziano a parlare in modo concitato e a chiedermi dei soldi che, ovviamente, non avevo — anche perché, ahimè, capita anche a un prete di non avere soldi con sé! Cerco di mantenere la calma e di trovare un modo per farli uscire senza creare tensione. Uno dei due mi si avvicina, mi toglie gli occhiali dalla testa. Gli dico: “Ma che fai?” E lui, con tono aggressivo, ribatte: “Non ci rompere la m...a, tu i soldi ce li hai!”
Nel frattempo, grazie al cielo, arriva Simone, un mio parrocchiano, che passando in macchina aveva notato dei movimenti strani. Si ferma, scende con il figlio e mi viene incontro. In quel momento, con calma e senza panico, abbiamo fatto finta che dovessi andare via con lui per un impegno già preso.Non sono scappato, né ho avuto paura: semplicemente ho cercato il modo più prudente per chiudere la situazione senza farla degenerare.Così riesco a uscire, chiudo la porta e salgo in macchina con Simone.
Mentre ce ne andiamo, la ragazza — ancora fuori di sé — rompe il tergicristallo di una macchina parcheggiata.Non so che fine abbiano fatto poi, ma vi racconto tutto questo per condividere una riflessione.Oggi viviamo davvero in balia del nulla e del nessuno. La fragilità, la rabbia e la disperazione di tante persone sono un segno del nostro tempo. Eppure, anche in queste situazioni, dobbiamo cercare di non smettere di credere nel bene, di rimanere lucidi e — se possibile — di rispondere al male con un gesto di umanità.Ma non possiamo neanche far finta di nulla: serve più attenzione e più sicurezza per tutti, nei nostri paesi, nelle parrocchie, nei luoghi dove la gente si incontra.
Non per chiudersi o per avere paura, ma per proteggere il bene comune, le persone, le nostre comunità.Perché un sacerdote, come chiunque altro, non dovrebbe mai avere timore di restare nel proprio ufficio o di aprire la porta della chiesa.E permettetemi un pensiero in particolare per i nostri anziani: tanti di voi, la sera, escono magari solo per buttare la spazzatura o per fare due passi vicino casa. Vi raccomando, fatelo con prudenza. Guardatevi intorno, evitate di uscire da soli in zone poco illuminate.
Non è paura — è buon senso, è amore per la propria vita.La prudenza non toglie la fiducia nel Signore, ma la accompagna con la saggezza.E allora, mentre ringrazio il Signore per come è andata a finire e per la prontezza di Simone, prego perché nessuno debba più sentirsi solo o indifeso davanti alla violenza e alla disperazione- conclude il suo racconto Don Giacomo-Che la luce della fede ci renda più forti, ma anche più attenti, uniti e responsabili gli uni degli altri."
in copertina foto di Gaspare Pompei