Quello che non quadra nella questione Ospedale di Castelvetrano

Sull'intricata vicenda che ha portato allo scippo dei reparti Giacomo Bonagiuso non le manda a dire

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
07 Maggio 2021 08:45
Quello che non quadra nella questione Ospedale di Castelvetrano

Non quadra. Qualcosa non quadra nella questione dell’Ospedale di Castelvetrano, o della Valle del Belice, o Vittorio Emanuele, fate un po’ voi. Nomina sunt consequentia rerum, dicevano i latini, e qui le cose parlano non di Valli né di contesti, ma del nulla. Qualcosa non quadra in modo seriamente preoccupante, che mette a tema la anestesia programmata di una popolazione, incapace di dare segni concreti, se non scrivere su facebook il proprio disgusto.

Pochi hanno fatto diversamente, quelli di Orgoglio, castelvetranese, belicino, di Franco Messina se volete, che magari ha troppo fatto la prima donna in bella vista, talvolta creando nocumento alla più giusta delle cause, ma essendo tra gli unici, pure questo bisogna dirlo, a stimolare insieme a Francesco Saverio Calcara, presidente spesso in ombra, a Lina Stabile e a tanti altri, un territorio che è politicamente morto e sepolto.

Diciamocelo con grande franchezza: la battaglia persa per l’Ospedale di Castelvetrano è la vittoria politica di Mazara del Vallo e dei referenti della destra siciliana, a scapito della rappresentanza a cinque stelle della Città degli Aragona. Dove sono i big grillini? Di Maio che aveva abolito la povertà e pure Messina Denaro, tuonando fesserie in Piazza Carlo d’Aragona dove sta? Capiamo bene che abbia da fare a recuperare tutto il tempo perso in crociere e yacht da ricchi, ma dove è la sua autorevole presenza a fianco di una Città che ha donato al sindaco Alfano un tributo da star?

Insomma, pure se il giochetto del far sempre le vittime altrui è ormai noto e sbugiardato, qui la maggioranza assoluta è a Cinque Stelle, e dovranno pure questi ragazzi dell’honestà sbandierata, quelli che se non sei d’accordo su internet ti riempiono di insulti, la famosa e famigerata base, prendersi la responsabilità di quel che sta accadendo, o no? Loro sono i politici di questa terra. Loro devono farsi valere e salvare il nostro nosocomio dallo smantellamento.

Qualcuno dirà: ma perché buttarla in politica?

Perché è solo, esclusivamente una questione di potere politico, null’altro. E provo ad argomentarvelo.

  • 1) L’Ospedale di Castelvetrano possiede una struttura più grande, più attrezzata, più raggiungibile, più strategica, con la possibilità di separare il pulito dallo sporco, e con una volumetria complessiva ben più imponente dell’Abele Ajello. Ha struttura nativa antisismica, pozzo artesiano in caso di terremoto. Questa questione di tipo e natura tecnica non viene citata da nessuno – chissà perché? – ma in realtà andrebbe posta al centro, se non convenisse evitare frizioni con i vicini di Mazara in questa nuova guerra tra i poveri.

    E neanche io ho voglia di fare polemiche. Ogni città dovrebbe avere il proprio punto nascite, santo iddio! Eppure se senti il personale mazarese, in ospedale, sono loro i primi a dirti che la struttura è piccola, le barelle devono passare dalle gabbie scala, dove sono allestite improbabili sale d’attesa, i malati scendono ai complessi operatori da ascensori pubblici, e dalla stessa porta da cui esce la barella, esce anche il medico e il carrello con la cacca. Questo è un dato di fatto inoppugnabile.

    Eppure Mazara è un Dea di primo livello. Castelvetrano, già nella precedente gestione sanitaria di sinistra è degradato rispetto al nosocomio mazarese. Ok, erano tempi non covid, ma la sostanza non cambia. A chi declassò e declassa Castelvetrano non importa che sia posto a confine tra province e paesini che hanno qui il loro epicentro, la famosa valle del Belice, no. Non importa tutto l’armamentario tecnico da me citato. Alla politica tutto questo non interessa.

  • 2) Interesseranno i medici, direte voi.

    Un Ospedale non è fatto solo da spazi, pozzi e macchine… L’Ospedale di Castelvetrano, però, nel caso ultimo – lo smantellamento di pediatria – ha più pediatri in organico. Mazara non ne ha a sufficienza. La normale logica umana, prevedrebbe un bando per rimpolpare l’organico più esiguo. Ma la logica umana non funziona quando non hai in mano nessuna carta politica, e la politica regionale batte nel cuore della destra, e diventa tutta una questione di gestione del potere. Infatti, contro ogni logica umana, vengono spostati di peso tutti i pediatri di Castelvetrano a rimpolpare l’esiguo e insufficiente numero di quelli mazaresi.

    E con loro vengono spostate tutte le attrezzature di neonatologia, cullette termiche comprese, verso Mazara. Direte voi: ci sarà lo spazio. E no. Lo spazio non c’è. L’Abele Ajello è piccolo, e bisogna chiudere un reparto esistente per far spazio. Una logica così assurda che ci manda in bestia. Se tu hai tre macchine a disposizione e io una sola, mando la macchina a da te, così sono quattro, in attesa di fornire quattro macchine tutte nuove… No. Prendo le tre macchine, i conducenti, li sposto da te.

    Poi libero tre garage dove mettere le tue belle macchinine, e quel che c’era dentro lo metto in atri garage in affitto. Insomma: un bordello! Senza alcun senso.

  • 3) Se non è questione di spazi, pozzi e medici, allora? Allora si potrebbe pensare che la gestione della protesta castelvetranese, purtroppo, è transitata troppo dal personalismo di Franco Messina, personaggio poco utile quindi ad una causa di avvicinamento collettivo. Sarà per questo che alle manifestazioni o fiaccolate o proteste ci sono sempre una cinquantina di persone e non le 30.000 che ci si aspetterebbe da un simile scippo? Gente anche dei famosi paesi del Belice, i 100.000 che sempre si citano… Il contraltare, in vacatio cronica di Alfano, che – non me ne voglia, l’ho pure difeso quando i vertici ospedalieri non intendevano concedergli l’accesso all’ospedale ignorando che è la massima autorità sanitaria e può disporre atti ispettivi addirittura! – sarebbe stato Nicola Catania, che però ultimamente si è svincolato dalla protesta preferendo tavoli istituzionali, forse meno adombrati dal prossimo concorrente alle regionali, Franco Messina, almeno così sembra, che dai trascorsi recenti come assessore designato di Luciano Perricone, di certo non gravita a sinistra.

    Chissà. Mah, sapiddu, verrebbe da dire…

Questi tre punti contengono due abbondanti serie di dati, fatti, quasi topografici, analisi dei luoghi, e ragionamenti logici, quasi formali, matematici, e un punto di personale elaborazione politica e post-politica. Il lettore può cestinare serenamente le mie opinioni, che restano mie, ma i fatti rimangono. In piedi e solidi. Come è possibile che a seguito di mozioni Ars, di pronunciamenti di Musumeci, e di note congiunte lo smantellamento prosegua? Forse c’è qualcosa che non ci è detto appieno e di cui Zappalà è semplicemente la mano? Forse la questione deve diventare postuma per essere spesa in chiave elettorale? Forse deve essere creato il problema per poi innalzare il santo sull’altare del miracolo?

Anche questi, è giusto dirlo, sono cattivi pensieri di uno che ne ha viste tante e tante ancora ne vedrà, probabilmente e che considera sacro lo spazio della salute, della dignità dei medici, del loro venerabile e indispensabile lavoro.

Se è vero come è vero che a Castelvetrano, grazie ai medici e agli infermieri, ancora una volta una vita è nata. Senza culle, senza reparti, ma con la testa e le mani dei dottori, quelli che in questa vicenda sembrano soltanto pedine di un gioco che non ha a che fare né col non nuocere, né con il giovare. Ippocrate, insomma, non ha luogo a Castelvetrano. Non adesso. Forse domani, come Godot, o come i santini elettorali che di nuovo prometteranno la risoluzione di un problema creato dalla cattiva politica e che la cattiva politica magari prometterà di risolvere.

Giacomo Bonagiuso

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