29 anni fa, il 14 settembre 1992, avvenne il tentato omicidio del Commissario di Polizia di Mazara del Vallo, Rino Germanà, che in quel periodo si stava occupando a Trapani dei rapporti tra mafia e politica nel trapanese ed in particolare a Mazara del Vallo. Germanà era diventato capo della Squadra Mobile di Trapani nel 1987 proprio nel periodo in cui aveva assunto l’incarico di procuratore di Marsala il dott. Paolo Borsellino.
L’attentato a Germanà avvenne nel primissimo pomeriggio di quel caldo pomeriggio di metà settembresul lungomare Fatamorgana, proprio nella strada che costeggia la spiaggia. Germanà era uscito dalla allora sede del Commissariato, in via Toniolo, e a bordo di una Fiat Panda si stava dirigendo nella sua abitazione presa in affitto a Tonnarella. Fu lesto a capire le intenzioni di un gruppo di uomini (tre killer ed un’autista) a bordo di una Fiat Tipo che lo stava seguendo. Così abbandonò l’auto e inizio un conflitto a fuoco sulla stessa spiaggia, Germanà, schivando i colpi e colpito di striscio in fronte, si tuffò in acqua e riuscì ad allontanare i killer: Leoluca Bagarella, cognato di Riina, Matteo Messina Denaro, il superlatitante ed oggi considerato il capo di “cosa nostra”, e Giuseppe Graviano. Per poco Germanà, dotato di un’ottima mira, non fece secchi i tre mafiosi.
L’abilità e la prontezza di Germanà, aiutato da alcuni bagnanti, e forse qualche errore di presunzione del commando (a quanto pare Bagarella non era molto esperto nell’utilizzare un kalashnikov) portò al fallimento dell’attentato. Il commando fuggì e l’auto utilizzata fu ritrovata bruciata in un casolare vicino alla centrale Snam di Capo Feto, anche questo un luogo vicinissimo da quella stessa villa oggi confiscata a Totò Riina. Germanà fu richiamato a Roma su ordine dell’allora Ministro degli Interni, Nicola Mancino lo stesso che nel giugno 1992 decise di trasferire Germanà a dirigere il Commissariato di Mazara del Vallo, in pratica una retrocessione per il poliziotto al servizio di Borsellino. Germanà fu trasferito con la propria famiglia in una località segreta, continuò la sua carriera e dopo essere stato questore a Piacenza è andato in pensione a 63 anni, quattro anni fa, senza medaglie.
Francesco Mezzapelle