Non so voi, ma io, da quando è iniziata la pandemia, ho cambiato il mio atteggiamento nei confronti dei ristoranti, anche durante quei momenti in cui ci è stato possibile andarci. Come la scorsa estate. E la cosa mi rovinerà questa di estate, di sicuro.
E questo perché la prima cosa che portano al tavolo è, ovviamente, il menu. Un oggetto semplicissimo che abbiamo usato miliardi di volte, la cosa più normale del mondo. Però, proprio l’anno scorso, mentre ne tenevo in mano uno, mi è venuta in mente una cosa.
Ci hanno fatto una testa tanta sulla necessità di lavarci continuamente le mani, e per almeno 30 secondi, per essere sicuri di igienizzarle e togliere ogni traccia di batteri e virus. E ci hanno consigliato di portarci dietro il gel per quando non è possibile lavarle col sapone.
E quindi io tenevo in mano il menu, e ho pensato: “ma se ci vogliono trenta secondi per lavarsi le mani, quanti ce ne vogliono per pulire questo menu?”. Anche perché io le mani le avevo appena lavate, come è giusto fare come prima cosa quando ci si reca al ristorante. Ma che ne sapevo di quante mani avevano “maniàto” lo stesso foglio di carta plastificata quel giorno? O il giorno prima? O durante la settimana?
Se le erano lavati tutti le mani, e con cura? Boh. Mistero. Probabilmente no.Ovviamente pensavo che i camerieri di certo si sarebbero premurati di pulire il menu subito dopo averlo ritirato dalle mie mani, e infatti uno dei camerieri ha fatto esattamente questo. Ha preso il menu, un panno, una spruzzata, un paio di passate e via. Non ho contato i secondi, ma credo che fossero meno di trenta. E durante la serata poi ho controllato se l’operazione venisse svolta ad ogni singolo ritiro dalle mani dei clienti.
Ok si, veniva fatto: ma man mano che il locale si riempiva e le ordinazioni arrivavano numerose, il tempo passato sulla pulizia del menu e la precisione delle passate del panno mi sembravano scendere, sempre di più. Ed era inevitabile, lo sapevo, i camerieri passano le serate a correre di tavolo in tavolo.
In più i menu venivano tenuti a contatto uno sull’altro, per cui bastava che quello superiore fosse stato lavato in modo insufficiente, che anche quello di sotto ne avrebbe fatto le spese.
Da quel momento, anzi, da quella serata, e mi rendo conto che magari è esagerazione o avrò una paranoia io, come mi portano davanti un menu mi viene un senso di repulsione. Devo igienizzarmi assolutamente le mani col gel prima e dopo averlo toccato. E lo so che è il mio cervello a farmi questi scherzi, ma credo di sentire sotto le dita mini-incrostazioni di sporco, unto, di vedere macchie in controluce.
Che magari è solo la plastica rovinata, solo che poi la plastica rovinata, come si sa, crea fessure dove i batteri si annidano anche meglio, e non basta una passata di panno a toglierli di mezzo.
Insomma. Da quando è scoppiata la pandemia io non mi sono goduto, e mi sa che mai più mi godrò, una serata al ristorante, perché già come mi portano quel foglio, o libretto, o quello che usano, mi si rovina l’umore, perché su questo so di non essere solo, nessuna testa riesce a trovarsi a proprio agio quando i concetti di “sporcizia” e “mangiare” vengono accostati.Quindi, cari ristoratori, esiste una cosa bellissima chiamata menu digitale, che mi permetterebbe di leggermi il menu con bella calma dal mio smartphone (che tocco SOLO IO, e sono sicuro di avere igienizzato e pulito lo schermo), che poi il vostro cameriere neanche deve farsi la fatica di vedermi arrivare e portarmelo, dato che come mi siedo sono già lì che me lo leggo. Perché continuate a portarmi quello schifosissimo foglio?
Questo e tanti altri problemi dei menu di carta saranno presto un ricordo con il menu digitale!
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