L'inferno di Pianosa da libro a piece teatrale

Elena Manzini ha intervistato Enzo Indelicato, Patrizio Oliva, Cetta Brancato e Piero Indelicato

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Marzo 2022 10:10
L'inferno di Pianosa da libro a piece teatrale

Questi, però, mi assesta una pedata, mentre un altro mi butta dell'acqua addosso e un altro ancora si prepara a colpirmi"....Queste parole sono tratte da "L'Inferno di Pianosa", libro che racconta la brutale esperienza del 41 bis nel 1992, sezione Agrippa, di Rosario Enzo Indelicato.

Quell'esperienza disumana è diventata un dramma che sarà portato sul palco nei prossimi mesi. Dramma che, unitamente al libro, ci potrà far comprendere che in Italia esiste anche la Malagiustizia, quella giustizia talvolta, se non spesso, facilona, pronta a sbattere in carcere persone senza aver eseguito approfondite indagini. Rosario Enzo Indelicato, che il 6 maggio 1992 fu arrestato e non ancora rinviato a giudizio, dopo la strage di Via d'Amelio, dal carcere dell'Ucciardone di Palermo fu prelevato e catapultato nell'Inferno di Pianosa, sezione Agrippa, al 41 bis.

A Pianosa il 41 bis risulterà essere ben diverso dalle altre carceri: là i detenuti erano ridotti ad una sorta di "stato liquido", come definisco io, non erano più considerati esseri umani ma un qualcosa da cui trarre ad ogni costo le informazioni che servivano alla "causa", non importa con quali torture. Il tutto condito da ignoranza, per la maggior parte dei cittadini, indifferenza per le Istituzioni. Nel 1993 un rapporto di Amnesty International raccolse le testimonianze e denunciò le brutalità subìte dai reclusi della sezione Agrippa del carcere di Pianosa.

1998: anno in cui i luoghi di tortura di Pianosa e l'Asinara furono chiusi.

Il dramma segue la narrazione ridando le parole taciute nel libro, conferendo agli attori il timbro sordo e fortissimo della violenza. Sulla scena un ring-cella che, seppure traccia lo stesso topos, attraverso il filo narrativo, opera il distinguo tra la formazione sportiva che fa della forza un'arte e la violenza brutale dei carnefici. In scena due figure femminili. Alla prima è affidata la voce narrante degli accadimenti, all'altra la dimensione onirica che esprime la mortificata coscienza del protagonista.

Abbiamo scambiato qualche battuta con le figure chiave di quest'opera: Rosario Enzo Indelicato, la dott.ssa Cetta Brancato (che oltre ad aver curato il libro si è occupata della traduzione drammaturgica), l'ex pugile di fama mondiale Patrizio Oliva (che vestirà i panni del protagonista, dopo aver maturato negli ultimi anni una ricca esperienza attoriale) ed il regista-attore campobellese Piero Indelicato (al quale è affidato il delicato compito di mantenere l'equilibrio che si instaura tra i diversi elementi di un'opera teatrale cruda quanto veritiera e che recentemente ha portato in scena spettacoli che hanno saputo smuovere le coscienze).

Signor Indelicato, quando ha pensato che dal libro sulla sua drammatica vicenda potesse prendere vita un'opera teatrale?

Dopo la mia brutta storia,mi sono appassionato a qualche film di storie vere di persone che sono state incarcerate ingiustamente; come la storia del film Hurricane, un pugile arrestato e condannato ingiustamente. Un'opera teatrale penso sia adatta a raccontare quell'Inferno, perché da lì si evince sia la cattiveria dell'uomo,delle istituzioni e della giustizia.

La drammaticità di quanto vissuto l'ha portata a volerne parlare in maniera diversa da un libro?

Vorrei che questa mia ingiusta carcerazione fosse portata a conoscenza di quante più persone possibili, affinché ci si possa rendere conto di come il carcere possa ferire nell'animo e nella vita una persona, che in quelle mura ha passato ingiustamente parte della propria vita.

Perché ha deciso di non interpretare se stesso?

Non sarei capace di rivivere passo dopo passo la mia storia, non ce la posso fare, è troppo il dolore che si è trasformato in rabbia.

Dott.ssa Brancato, lei ne ha prima curato il libro, come nasce l'idea di un testo teatrale?

Un buon libro facilmente diventa la buona tessitura di una drammaturgia. Se poi il curatore conosce la scrittura nella sua profonda espressività portarlo sulla scena é quasi inevitabile.

Un'opera teatrale può essere più incisiva rispetto ad un libro?

In questo caso sicuramente perché il libro custodiva il silenzio della violenza. Nello scrivere il testo teatrale bisognava trovare le parole di quel terreo silenzio.

Cosa l'ha spinta a seguire la vicenda dell'Inferno di Pianosa" sia curandone il libro che occuparsi del testo teatrale?

L’intellettuale ha il dovere della rivolta. Di fermarsi laddove l’ingiustizia e il dolore non hanno parole. Narrare ha un senso soltanto se lo scrittore raccoglie e accoglie il lato nascosto e oscuro dell’ esistere. La letteratura é questo racconto. Null’altro.

A Patrizio Oliva, grande pugile nonché bravo attore abbiamo chiesto:

Lei nella pièce vestirà i panni di Enzo Indelicato, vittima della mala giustizia italiana. Cosa l'ha spinta ad accettare il ruolo?

Ho accettato questo ruolo perché conosco Enzo da 40 anni e mi lega un'amicizia fraterna e poi anche perché la triste vicenda di mala giustizia subita da Enzo, venga portata alla luce,il libro lo ha già fatto in parte e una pièce teatrale, può ancora di più porre l'attenzione sul rispetto dei diritti umani che sono stati calpestati da un branco di secondini assetati di odio e crudeltà. Il carcere già é una punizione, perché aggiungere anche questa cattiveria?

Dal ring al palco teatrale, quali sono le differenze e le eventuali affinità?

Le affinità ci sono, quando ero pugile prima di salire sul ring avevo paura di perdere, mettendo anche a rischio la mia vita ed il pugile é consapevole di questo ma quando mettevo piede sul ring,tutte quelle paure,preoccupazioni sparivano. A teatro succede la stessa cosa: quando sono dietro le quinte prima di iniziare lo spettacolo, ho paura di dimenticarmi il copione,di incespicarmi su qualche parola e so che questo é la morte per l'attore,ma quando si apre il sipario, anche qui come per magia, divento sereno.

Che cosa le da il teatro che il pugilato non le ha dato e viceversa?

Entrambi mi trasmettono una sensazione adrenalinica, la voglia di mettermi sempre in gioco e la sfida con me stesso di alzare sempre di più l'asticella della bravura.

In ultimo, ma non per importanza, bensì per dare un minimo di completezza a queste righe, uno scambio di battute col regista Piero Indelicato.

Una nuova avventura alla regia. Cosa rappresenta per lei questa nuova opera?

Per me è un'esperienza nuova a tutti gli effetti, il tema lo è. Mi sono documentato, su quella che definisco "l'attività criminosa di Pianosa nel 1992". Una nuova avventura a tutti gli effetti che ho sposato, sin da quando mi è stata proposta, nella quale mi sto buttando anima e corpo per cercare di realizzare un piccolo capolavoro.

Lei ha sempre affrontato temi importanti, cos'ha in più rispetto alle altre questa nuova pièce?

Negli ultimi dieci anni mi sono occupato molto di teatro sociale, portando in scena lavori che hanno fatto molto riflettere, dei quali c'è ancora tanta memoria. Mi riferisco a "Donne di mafia...", a "Come fratelli", a "Cauru", tutte pièce teatrali che sono state realizzate in occasioni e di ricordi che questa terra martoriata ha, quali le stragi di Falcone e Borsellino, ma non solo. Questa è un'avventura, diversa dalle altre, dove per certi aspetti si condanna lo Stato, che doveva agire con forza viste le stragi del 1992 ma che, secondo il mio modesto parere e quello che ho letto, doveva essere più attento con i soggetti arrestati. Purtroppo si è fatto di tutta un'erba un fascio e purtroppo Pianosa, non è stato un carcere educativo, quale dovrebbe essere la funzione di un carcere ma diseducativo al massimo, che ha creato sostanzialmente delle bestie.

Che tipo di regia sarà la sua?

La mia sarà una regia che cercherà di mettere lo spettatore nelle condizioni di "bersi lo spettacolo", che è un bel pugno nello stomaco, molto forte, che spinge a profonde riflessioni su quella che è stata l'Italia dal 1992 in poi. Protagonista è Patrizio Oliva che si è messo completamente a disposizione. Ci saranno momenti di sport, pugilato, alternati a momenti crudi, forti, violenti che sono le celle di Pianosa, sezione Agrippa, del penitenziario di massima sicurezza. Il finale è rappresentato da un bel momento di speranza, che vuole lanciare un appello a chi è stato sordo in tutti questi anni.

Elena Manzini

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