L’Elzeviro di Bonagiuso: “Poveri giovani, come si può mai vivere senza struscioteca?”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
23 Agosto 2020 10:45
L’Elzeviro di Bonagiuso: “Poveri giovani, come si può mai vivere senza struscioteca?”

  Così, per amore delle vecchie regole che sacrificano l'empatia, dopo anni e anni di serio litigio coi giovanotti in ogni classe del loro viatico scolastico, controbilanciando in palestre semi-illuminate l'Ego rigonfio da dieci, dieci e dieci di tanti, troppi docenti che col voto spesso votano se stessi e non la crescita di un allievo, mi trovo a condividere l'ennesima riflessione di certo poco gradita. Per non perdere il vizio.   Specifico, a mia discolpa, che in quelle palestre "ho mal di pancia" non è una giustificazione, e "non ho studiato" non rientra nell'ammissibile.

Dopo anni in cui abbiamo davvero provato a  costruire, quasi in modo anarcoide, e di certo eretico, un collegamento sentimentale, quindi  duraturo, tra le serie di dati su dati, quelli che producono i dieci negli Invalsi, e la padronanza di un mondo di contenuti e non di competenze, sempre più stupide e sempre più declinanti, ci troviamo ancora una volta a rompere le scatole ai benedetti giovani, i quali da qualche parte hanno scritto, in quegli imprecisati siti di associazioni studentesche, che il rientro a scuola a settembre no, non s'ha da fare, non è sicuro.

  Se trattasi degli stessi giovani che stanno piangendo come bestie al macello per la chiusura delle discoteche, dentro le quali, come è noto a chiunque, il livello di coscienza medio è simile a quello di un mocio Vileda strizzato, allora la questione merita un caffè freddo, due savoiardi e un calcio in culo.   Santo cielo, lo struscificio che pelosi e danarosi cinquantenni allestiscono da anni e anni, con voi, non per voi, cari giovanotti, affinché col vostro presunto divertimento, consiste troppo spesso nel rigonfiarsi di alcol et alia, per poi vomitare come canguri in ogni squallido cesso disponibile o dietro i cespugli di un poco illuminato svincolo stradale.

Davvero è l'unico luogo e l'unico modo ove incanalare la gioia?   Minchia, davvero la gioia è saltare come invasati nel frastuono che fa bussare il cuore in modo artificiale, mentre le parole urlare perdono il suono e la reattività si misura nel tempo di risposta al silenzio del dj? Ohhh...ohhhh, e giù di nuovo la cassa in quarta.   Bene. Non intendo discutere questo. Che sia questa la gioia. Ma se si può stare uno sopra l'altro senza neanche sapere chi è quello ai cui pantaloni ho attaccata la pancia, allora si può serenamente tornare a scuola, dove forse ê il caso di cambiare radicalmente didattica, togliere sto inutile e dannoso toto quiz, rottamare ste professoresse bone che macinano PowerPoint come se non ci fosse un domani, scalciare in culo i dirigenti che amano fare zumba, scacchi, tiro al collega, moscacieca, più che italiano storia e matematica, e tornare di corsa ad una scuola di contenuti che butti insieme ai Power point anche le terrificanti e inutili tecniche create da pedagogisti disoccupati.

  Si torni alle cose e ai contenuti. E ai maestri veri. Non a certe smorfie. Si litighi con sti giovani. Si contenda con loro. Siamo, i dove ti di ogni ordine e grado, una funzione di un superamento, non dobbiamo essere corteggiati, idolatrati. Serviamo a farci negare, perché crescano. Serviamo a fare acquisire loro le sacrosante bocce per negarsi, hegelianamente. Non a far Power point e copia e incolla. Serviamo alla scuola e alla società. Non a genitori che col voto del figlio superano i loro problemi esistenziali.

Torniamo al litigio e alla dialettica, e smettiamola di fare le figurine. Torniamo a pretendere rispetto e contenuto. Quelle bone col Power point ammiccante magari mandiamole nella struscioteca, magari in periodi in cui il Covid non c'è. Diamole allegre musichette  e evitiamo che deraglino la scuola in karaoke. Che la scuola torni luogo in cui il sapere diverte una mente che si apre. Non una testa che memorizza risposte di inutili quiz. O che canta a comando dietro il festival dello schemino computerizzato.

  Giacomo Bonagiuso

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