L'elzeviro di Bonagiuso: ​L’odio non è pro vita

I lenzuoli colorati di Marsala ed altri ragionamenti

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
26 Maggio 2021 14:30
L'elzeviro di Bonagiuso: ​L’odio non è pro vita

Bisogna dirlo forte e chiaro, come negli striscioni colorati degli studenti di Marsala: l'odio non può difendere mai nulla, meno che mai la vita. E bisogna metterlo in testa, in questa deriva livida e mostruosa in cui l'umanità sta debordando. La vita è un grande diritto, il tema per antonomasia del pianeta, ed ha tutto il diritto d’essere affrontarlo nel pieno rispetto del tesoro infinito delle differenze…

Afflitta da squilibri sociali e di potere, incapace di resilienza vera, se non a chiacchiere, ingigantita dalla esposizione della falsa felicità dei Social, ricattata da uno standard di conformismo senza precedenti, la coscienza individuale, questa sconosciuta, ha lentamente perso ogni guida spirituale e morale, fracassando l'etica nei suoi fondamenti onto-genetici e prendendo come guida, nocchiero e timone l'odio.

Odiare ti costa, scrivevano quelli di Tlon, ma davvero è così? Cosa costerà a quei francesi invasati dall’odio gratuito la pioggia nefasta di insulti, risate, compiacimenti che ha inondato il web nelle ore seguenti il tragico incidente della funivia in cui hanno perso la vita innocenti italiani? Cosa costerà alla barbarie fanculista tutta una serie di erutti contro l'avversario, derubricato a nemico da abbattere, e non contraltare dialettico, quando questo codice gratuito e senza alcuna forma di argomentazione e/o pensiero è ormai la chiave dello scontro (im)politico? Che paese stiamo trasformando, laddove il sospetto verso il pubblico, l'ufficiale, lo scientifico, sta diventando sempre più una percentuale consistente.

Umberto Eco era convinto, non tanto tempo fa, che lo scemo del villaggio che profferisse fesserie (fake news) al bar, potesse essere zittito dalla massa in poco più di due scambi dialettici. Ed oggi? Non vorrei esagerare, ma la prospettiva di Eco è forse tendenzialmente invertita. Al bar del contemporaneo, tra analfabeti di ritorno e novax, tra complottisti e terrapiattisti, tra sfancualatori e honesti, temo che la massa possa condurre un allegro e surreale motivetto che passi dalle scienze chimiche, ai chip vaccinali, fino al gomblotto degli altri, lasciando isolata la minoranza raziocinante costretta infine a comprarsi la macchinetta del caffè, e non frequentare più i bar.

Questo, tra l’altro, per la mancata valvola del sociale reale, distanziato e disgregato dai virus, accade sempre di più su Facebook, abbandonato dai giovani, e ridotto a letamaio dei non-vip i quali lo usano solo per vomitare cliché, frasi fatte, e odio, tanto odio.

Torniamo allora si nostri striscioni colorati che sono la più bella risposta della bella Marsala alla fobia. Anzi no. Diciamo le cose come stanno? Ma quale omotransfobia? Non c'è nessuna fobia dietro quei mostruosi poster esibiti davanti ad ogni ingresso scolastico, in processione itinerante poi anche ad Alcamo, che inneggiano a? A cosa? Questo è il punto! Né fobia né idea. Nulla. Quale legge, decreto o imposizione potrebbe, può, potrà trasformare la mia sessualità eterodiretta in sessualità omodiretta? Nulla. E non la legge Zan, comunque, che pur se imperfetta è una esigenza collettiva. La si modifichi se appare fascista in certi rapidi, forse troppo rapidi passaggi, che anche parte del mondo LGBT, e non LGBT, ha evidenziato. Ma la si approvi come legge a tutela delle persone e delle loro differenze. Una legge non è un atto di fede, no?

Ma quei cartelloni, invece, a quale idea del mondo inneggiano? Ad una idea fascista sicuramente. Perché se vuoi che la tua idea di normalità sia la forzata normalizzazione del mondo, senza tollerare spazio, tempo, margine a chi vuole coltivare una diversa idea del mondo che non tange i tuoi diritti fondamentali, tu hai un pensiero illegittimo e fascista.

È proprio vero: si potrebbe dire col garbo della dialettica e delle argomentazioni quel che si vuole, ragionando. Non si può discriminare, però, sulla base di un rutto, di un rigurgito, di un odio – altro che paura! – atavico, arcaico. Cosa ve ne frega, insieme di frustrati e guardoni, di cosa cacchio fa la gente nel proprio letto? Cosa ve ne frega di come si gode, come si esprime la propria sessualità, di come ci si senta completi, completati e completanti? Qualcuno ha deciso di imporlo a qualcuno dei guardoni dei letti altrui? No! Quindi? In cosa si può non concordare sul fatto che discriminare, insultare chiunque per un orientamento sessuale debba essere una aggravante?

Cosa c'entrano poi i contenuti di quei poster con la questione? Genitore uno, due, tre… Cosa c’entrano? Vogliamo parlare di questo? Vogliamo parlare di amore per i minori? Vogliamo parlare del fatto che sia più naturale tenere un bambinino in brefotrofio con preti, monache, assistenti sociali e psicologi? Questo è ben più naturale che darlo in adozione a chi lo amerebbe come un figlio? Anzi, a chi ne farebbe un figlio tramite l’amore? Ne siamo proprio sicuri? Ma non è questo il tema della Legge Zan.

Proprio per questo pecoreccio “buttarla in caciara”, nel pentolone del “fritto misto” senza margini, del brodo della violenza, degli ultras di Gesù, pronti a crocifiggere chiunque per amore del crocifisso per eccellenza, quei poster restano un’onta, un distillato del pericolo violento che stiamo subendo.

Eppure, badate bene a rileggere queste frasi con orecchie libere dal cerume, se quei concetti fossero stati scritti secondo un pensiero che non solletica lo sfintere, in una forma che non è diretta solo alla parte bestiale della massa al bar, io sarei stato disposto a difenderlo quel pensiero, ad interloquirci, a dar dibattito nella pubblica agorà. Ma è proprio l'abbassamento a fobia, a insulto decerebrato, a stimolo senza analisi, senza risposta, senza sinapsi che suscita la perplessità più grande e che strangola ogni dibattito. Come replichi ad un peto? Con un altro peto? O con sdegno? E vai via?

Vogliamo seriamente discutere di biologia? Facciamolo. Non so quanto convenga a chi crede che maschile e femminile sono categorie esatte… Ma parliamone… Vogliamo discutere di specie? Facciamolo. Vogliamo discutere di libertà sessuale? Facciamolo. Ma senza sberle, senza violenza, senza le nuove crociate con la spada, e senza che nessuno pretenda di piallare nessun altro a suon di normalizzazione.

Vorrei far sì che Voltaire avesse senso anche oggi. La tua idea ha legittimità quanto la mia. La tua idea. Non il tuo rutto.

Giacomo Bonagiuso 

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