La sconfitta delle pedane colorate

Bonagiuso ci racconta di come la splendida idea delle pedane si sia politicizzata e poi abbia esaurito la sua funzione

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
03 Giugno 2021 10:13
La sconfitta delle pedane colorate

In principio furono le pedane. Alcune, colorate, belle. Con i fiori. Una sorta di schiaffo di colore alla rassegnazione. All'abbandono indifferenziato dei rifiuti. Il motore di questa iniziativa fu una ragazza volenterosa: Emanuela Indiano, mamma, ristoratrice, castelvetranese. Io stesso ho segnalato alla stampa la notizia, non perché fosse una notizia. Ma perché lo schiaffo fosse amplificato. Perché il messaggio arrivasse in modo collettivo, a tutti. Tutti. Non alcuni. Tutti, dal principe al servo. Non a 25.000, senza coinvolgere 5000 che si ritengono superiori per definizione. Tutti. Ho anche avuto una legittima divergenza di opinione con chi la pensava diversamente, tra amici molto cari.

Ma dopo il principio arriva anche la realtà. La realtà è che il potere non tollera mai atti eccentrici, ed ha politicizzato le pedane. In verità anche l'autrice, forse per non restare sola, forse per chiarire il senso dello schiaffo - che per me è sensato se è alla città tutta e, per questo, anche ad una politica incapace di governo della città, per lei credo proprio di no - forse per salvare assessori e compagnia cantante, ha decuplicato il gesto, rendendolo ridondante, retorico, inutile, persino autoreferenziale, e politicamente di una parte... Magari si arrabbierà Emanuela Indiano per queste mie parole. Magari capirà che sono parole d'amore, invece...

Far diventare moda quelle pedane, e soprattutto politicizzarle, farle diventare la soluzione promozionale della Sager alla fratta, pardon agli arbusti che invadono i marciapiede, per quali sembra che il contratto stipulato col comune abbia precisi e disattesi oneri di discerbatura, o la giustificazione di un microchip nei mastelli sul quale il garante della privacy avrebbe davvero da ridire, e spero si pronunci con velocità a censurare questa barbarie, insieme alla rivoluzione gentile di un sindaco che non ha saputo o voluto imporre azioni, nè proporre educazioni, o assessori specializzati nella reprimenda, come se fossero moralmente più elevati...

Ecco, questo voglio dire! Che la pedana, le pedane, non cento l'infinito delle pedane, avevano senso, molto senso, fin quando sono state, per poche ore, schiaffi anarchici di un cittadino alla Città e al potere. E al potere. E al potere. Non si schiaffeggia il povero ignorante, lo si educa semmai. Sì schiaffeggia sempre il potere che non sa educare. Ho imparato in 48 anni a porgere a tutti quel che penso, senza arzigogolare e preferendo il dialetto al latinismo, se voglio arrivare a tutti.

Appena sono diventate cumuli di rifiuti tra i rifiuti, le pedane, unico rifiuto tollerato dal potere (se avessero scritto sopra "sindaco vergogna!" sarebbero state tollerate o rimosse con reprimenda e multa?) hanno esaurito la funzione e il gesto. Peccato! Politicizzarle, lasciare che venissero politicizzate... rendendole fazione, strumento di una elitè contro una massa di persone, contro una massa di pecoroni. Perché da molti post, ormai, così è.

Per cui, oggi, con orrore, è diventata quella delle pedane, una atroce sfida persa al massacro. Come nella foto. Dove sorge la pedana, ivi, la massa di pecoroni sfottuti dalla pedagogia dei migliori, reagisce con un gesto anarchico. Il cumulo di immondizia. Le pedane al contrario sono lì. Oggi brutte. Non più anarchiche ma cartelli abbattuti del potere. E poco vale la minaccia delle foto-trappole, che aumenterà la anarchia. Senza educazione, senza pedagogia del limite, non delle elite, non c'è politica.

E non serve, cara Emanuela, cadere nella trappola dell'eroe. Avremmo bisogno di ricostituire il tessuto sociale che uno scioglimento per mafia e una campagna elettorale di odio puro ha creato. Altro che eroi! Altro che rivoluzioni gentili. Non si può andare avanti cosi. Non si può più continuare ad essere convinti di dare patenti di giustizia, onestà, validità, legittimità... Di possedere il crisma che trasforma le rane in principi. Rendersi conto che il potere non nobilita affatto i comparenti. Ma purtroppo questo è oggi a Castelvetrano. Se un politico ha militato in Forza Italia, e si è presentato con poderose spinte da destra, per questo potere attuale, egli è marcio. Marcio finchè non diventa attiguo. Allora da sommerso egli è salvato. Una teologia della conversione politica. Così ha funzionato fin qui. E non devo fare i molti nomi dei sommersi, divenuti salvati perché toccati dal potere. Che poi la storia ci dirà chi ha davvero toccato chi...

Le pedane hanno reiterato, diventando segno del potere, lo stesso tragico errore di pensiero. Pretendere che basta toccare il punto pieno di rifiuti con una pedana, e il problema si risolve, è populismo puro. Non è ovviamente così. Ma la politica che avrebbe dovuto prendere le mosse dalle pedane, sulle pedane si è seduta. Fermata. Nel nulla assoluto ha trovato una pedana su cui sedersi e sostare.

Bisognava fare la propria parte. Non lasciare che le pedane diventassero un cumulo di rifiuti tra i rifiuti. Cosa? Semplice. Fare politica. Non cazziatoni. Politica. Farla davvero e ricucire questa città. Andare da popolo, aiutarlo a cambiare. Non innalzare a ruolo e riconoscimento solo chi si converte al potere, ma rispettare e molto chi al potere non vuole convertirsi. Mai. Ma non rinuncia al pensiero. Mai.

Giacomo Bonagiuso

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