La bandiera strappata ed umiliata, le attività che chiudono, il paradigma di una città allo stremo

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
18 Aprile 2018 13:24
La bandiera strappata ed umiliata, le attività che chiudono, il paradigma di una città allo stremo

Lo squallore, l’incuria, l’abbandono, la triste rassegnazione di chi sa di essere un malato terminale attanaglia chi vive nella nostra città. Ma la situazione non è migliore per chi arriva a Castelvetrano ed ha l’imbarazzo della scelta se si entra dagli svincoli autostradali di Campobello o della zona commerciale si viene inebriati dai cumuli di spazzatura delle vie Manganelli, Errante Vecchia, e tante altre, se si arriva da Santa Ninfa e si percorre il viale Roma non può non saltare all’occhio quella bandiera tricolore strappata, sporca, quasi umiliata, che una volta campeggiava fiera in piazza della Repubblica, sul pennone che sovrasta il tanto criticato parco giochi che rimane ad oggi un prezioso momento di svago per i bambini castelvetranesi.

Una spettrale fine per quel tricolore che, come un novello ritratto di Dorian Gray, sembra aver assorbito tutta la negatività che la città si porta addosso e che nessuno delle Istituzioni si prende la briga di cambiare. In questi mesi di commissariamento abbiamo assistito alla sacrosanta tolleranza zero verso ogni forma di illegalità, dal pagamento delle tasse, all’abusivismo di Triscina e le conseguenti imminenti demolizioni, dal piccolo fioraio, o al pescivendolo, per non parlare della sospensione dei mercatini, o del ritiro delle licenze per chi non era in regola, tutto giusto e ribadiamo sacrosanto.

Ma al contempo registriamo anche la sospensione della mensa scolastica, le strade al buio, la sporcizia, la mancata discerbatura, l’incuria, le buche che sembrano voragini, i mercatini sospesi, i ricorsi perduti clamorosamente contro le improvvise chiusure di attività commerciali, le concessioni edilizie che non vengono assegnate e che giocoforza rendono anemica un’economia che da sempre ha avuto nell’edilizia uno dei suoi capisaldi. E se non girano soldi le attività commerciali chiudono i battenti, perché la gente oltre a non pagare le tasse non spende, e così attività storiche come la pasticceria Buscaino che per 95 anni aveva accompagnato i castelvetranesi, chiude ufficialmente per ferie per non riaprire più, la pizzeria Capitol che da qualche anno sorgeva all’interno dello storico cine teatro che aveva ospitato anche Franco e Ciccio, chiude i battenti ed anche una giovane attività come la Coverway che avevamo avuto il piacere di intervistare qualche mese fa come simbolo della Castelvetrano che ci crede, ha smesso di farlo ed ha gettato la spugna, come ci racconta Angelo Tigri in una altra parte del nostro giornale, con alcune  dichiarazioni molto forti.

Ed il prossimo chi sarà? Tre attività del centro storico che chiudono i battenti in poche settimane, la farmacia che vende ad un altro proprietario, ed il lavoro che manca  in moltissime famiglie. I commissari non hanno colpe, si affretteranno a scrivere gli  addetti stampa ufficiosi, che scrivono anche su prestigiose testate. La colpa è dei mutui subprime e della crisi mondiale, ribatteranno gli analisti di facebook, la colpa  è della politica degli ultimi anni scriveranno i prossimi candidati a salvare la patria, l’economia che c’era prima era drogata dal cancro mafioso, ora è arrivata la legalità aggiungeranno i professionisti dell’antimafia.

La verità è che la colpa è di tutti noi, per una serie di motivi che è inutile scrivere, ma allo stesso modo la città ha bisogno dello Stato, quello Stato che si è mostrato inflessibile nel determinare lo scioglimento per le infiltrazioni, oggi dovrebbe mostrare a questa città ferita, umiliata quel sostegno e quegli strumenti utili a farla ripartire. Lo Stato che oltre a punire, dovrebbe correggere, dovrebbe aiutare chi è rimasto indietro a ripartire e dovrebbe infondere speranza in una comunità in ginocchio.

Dottore Salvatore Caccamo oggi lei è il baluardo dello Stato, quello Stato che vive anche di simboli preziosi come quel tricolore per il quale migliaia di giovani hanno perso la vita, riparta da quel tricolore, faccia togliere quello straccio mortificante e lo sostituisca con un fiero tricolore nuovo di zecca, le parole come i simboli sono importanti. E da lì riparta per riorganizzare quella burocrazia comunale che possa non più ingessare ma dare una spinta propulsiva all’economia cittadina.

A.Q.

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