Italia senza Mondiali, un disastro economico e sociale oltre che sportivo

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Novembre 2017 22:07
Italia senza Mondiali, un disastro economico e sociale oltre che sportivo

Ci ho messo più di 24 ore per accettarlo, ed alla fine avrei potuto trattenere il fiato fino a diventare cianotico, ma il succo non sarebbe cambiato, l’Italia è fuori dal Mondiale per la prima volta dopo 60 anni. In un annus horribilis come il 2017 che tra lutti, disastri, scioglimenti e problemi insormontabili ci ha regalatoanche  questa piccola apocalisse sportiva che è dura da mandare giù. Direte voi che l’Italia e Castelvetrano vivono una situazione ben più drammatica e ricca di problemi da far apparire quasi blasfemo un dispiacere sportivo, ma solo gli ipocriti possono negare che quella di lunedì è stata  una delle pagine più nere della nostra storia sportiva, un danno incalcolabile per una Nazione che mangia,beve, vive e respira di calcio e grazie al calcio, che è una delle industrie più forti e floride con un indotto per centinaia di milioni di euro.

Non siete ancora convinti? L’eliminazione dall’Italia costa ben oltre 100 milioni di euro e  penalizza tutti: la Federazione, gli sponsor, le aziende, e ancora di più la Fifa e il Mondiale stesso, che sarà comunque il più ricco della storia, ma senza azzurri sarà più povero. Non solo di storia, ma anche di denaro, soprattutto quello dei diritti tv. Nella classifica dei 50 eventi maggiormente visti nel nostro Paese 49 sono legati a partite di calcio: l’unica eccezione è il Festival di Sanremo, mentre 32 sono le partite dei Mondiali.

La Nazionale in media attira un’audience di 8-12 milioni ,che può sfondare i 20 milioni nelle partite più seguite di Europei e Mondiali. Così la mancata qualificazione degli azzurri a Russia 2018 costerà alla Fifa una perdita di circa 100 milioni di euro rispetto a Brasile 2014. Fra Rai e Sky la Fifa aveva incassato circa 180 milioni, mentre senza Italia sarà dura superare quota 80. È vero che la Federcalcio è reduce da due eliminazioni al primo turno, in Sudafrica e in Brasile, ma non essere nemmeno al via è un danno ben più grave.

In Russia sono garantiti 1,2 milioni di euro per ciascuna delle 32 Nazionali al Mondiale, il più ricco di sempre con 342 milioni di euro di montepremi. Superare i gironi vale quasi 7 milioni di euro, arrivare ai quarti può valere oltre 15 milioni, e via via a salire fino ai 24 milioni di euro per la finalista e i 32,5 per chi conquista la coppa. Gli accordi commerciali siglati dalla Federcalcio con Infront prevedono un minimo garantito sui 14 milioni di euro all’anno, ma sui 43 milioni di euro di introiti commerciali nel bilancio 2016 quasi metà deriva dagli sponsor, e certi rapporti saranno difficili da mantenere o rinnovare alle stesse condizioni senza la vetrina russa.

Nel 2016, grazie all’Europeo di Francia, la Figc ha fatturato 174 milioni, nel 2015 erano 153. Il Mondiale brasiliano portò il 19% in più di ricavi da sponsor. Ma senza un’Italia per cui tifare è previsto anche un drastico calo nella vendita delle magliette, che nel 2014 hanno rappresentato la metà dell’intero merchandising azzurro, con circa 2,7 milioni di royalties. Un Mondiale senza Italia pesa anche sulle casse dell’erario: può valere anche un milione di euro in meno per il Fisco, fu quello il gettito delle scommesse sugli azzurri all’Europeo francese, che hanno mosso 19 dei quasi 268 milioni raccolti.

Per la Figc, l’Italia rappresenta l’11% del pil del calcio mondiale di uno sport che solo dalla Coppa del Mondo ricava oltre 4 miliardi di euro. Vogliamo poi parlare delle migliaia di serate che si sarebbero organizzate nei locali, le migliaia di grigliate nelle case private, imigliaia di televisori che non si venderanno? A voler allargare è una crisi generale che coinvolge anche la politica e l’imprenditoria, da vent’anni non ci sono più talenti alla Baggio, Del Piero, Totti, Scirea, Cabrini ed anche in politica non abbiamo visto fulmini di guerra.

Però se per la società sarà più difficile risalire la china il movimento calcio, se lo vorrà, potrà facilmente risalire la china, basterà tornare ad investire nei vivai e porre un freno a sciacalli, procuratori ed avventurieri, ed anche a genitori invadenti che ormai popolano le sempre più rare scuole calcio e che preconizzano per i figli luminose carriere sportive o televisive non comprendendo i danni incalcolabili che compiono. Bisogna prendere contezza che non si è trattato di una semplice burrasca ma di un vero e proprio tsunami che ha travolto tutto e dalle macerie spesso è più facile ripartire.

La batosta ed il dispiacere rimangono, quelli non si possono cancellare, ma almeno possiamo fare in modo che questa catastrofe sia servita a qualcosa.

Ps. Come altre volte mi è capitato di scrivere il calcio rappresenta un paradigma della vita, quindi chi lo vorrà potrà leggervi solo di calcio, oppure leggendo tra le righe trovarvi anche dell’altro.

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