Incandidabilità per ex-amministratori. La Cassazione dice che non è automatica

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
07 Settembre 2017 13:46
Incandidabilità per ex-amministratori. La Cassazione dice che non è automatica

“Mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”, ama dire il famoso ranger Tex Willer che, dall’alto della sua settantannennale esperienza, sa che la verità e la giustizia non stanno mai tutte da una parte e che la parola fine va scritta solo quando la vicenda si è conclusa. Eppure nella vicenda che ieri ha vissuto solo la seconda puntata, qualcuno della stampa pregustando un’effimera soddisfazione, aveva già emesso direttamente le condanne ergendosi ad ermellino, come i giudici della cassazione. Parliamo del provvedimento, che scaturisce a seguito della decisione del Ministero degli Interni che ha portato allo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose del comune di Castelvetrano ed al successivo commissariamento.

In automatico erano scattate le richieste di incandidabilità per l’ex sindaco Felice Errante, già dimissionario al momento del decreto, per gli ex assessori Vito Fazzino, Giuseppe Rizzo, Girolamo Signorello, Angela Giacalone, Daniela Noto, Maria Rosa Castellano, e per gli ex consiglieri Enrico Adamo (tuttora sotto inchiesta e destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni), che fu assessore con il sindaco Gianni Pompeo, Francesco Martino, Calogero “Lillo” Giambalvo (il consigliere comunale assolto in primo grado e sotto processo in appello in quanto intercettato mentre esaltava la figura dei boss Messina Denaro), Salvatore Vaccarino (figlio del politico di lungo corso Antonio Vaccarino), Francesco Bonsignore e Gaspare Varvaro.

Dopo il rinvio disposto ad agosto ieri si è svolta la nuova udienza con la decisione del presidente del collegio del Tribunale Civile di Marsala, dr.ssa Caterina Greco, di concedere ulteriori dieci giorni ai difensori degli imputati per la presentazione delle relazioni utili a contrastare l’accusa nel procedimento avviato per decidere sul provvedimento di incandidabilità per i 13 politici prima citati. L'accusa chiedeva che l’incandidabilità riguardasse non solo le amministrative, che si terranno fra circa due anni, bensì anche le elezioni regionali del prossimo 5 novembre e le provinciali che si terranno nella primavera del 2018.

Tra le contestazioni fatte dagli avvocati difensori quelle relative alle difficoltà di stesura  degli atti a seguito del diniego dell’estrazione di copia apposto agli atti del PM. Dalle prime notizie che sono trapelate si preannuncia battaglia e pare che non ci sia nulla di scontato. Gli avvocati difensori, infatti, pare che abbiano scelto una  linea di difesa , che faccia leva su una recente sentenza della Corte di Cassazione che in pratica ha affermato che non è automatica l'incandidabilità dei componenti di un Consiglio comunale sciolto per mafia.

La sentenza della Suprema Corte, sezione I civile, è la n. 19407 dello scorso 3 agosto e respinge il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione di una Corte d'Appello di revocare la dichiarazione di incandidabilità nei confronti di un vicesindaco, un assessore e un presidente di Consiglio comunale considerati incandidabili dal Tribunale in seguito allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Per i giudici di seconda istanza non era dimostrato che gli amministratori non avessero controllato a dovere l'attività amministrativa, né che avessero fatto azioni indicative di un condizionamento da parte dei clan.

Ritenuti troppo vaghi gli elementi a loro carico. Per la Cassazione, dunque, l'incandidabilità degli amministratori non è automatica, ma richiede una valutazione delle singole posizioni in nome del diritto costituzionale all'elettorato passivo, per verificare che collusioni o condizionamenti abbiano determinato una cattiva gestione della cosa pubblica. Sulla scorta di questa sentenza, facilmente reperibile sul web anche per i non esperti di Diritto, si preannunciano tempi lunghi e non si escludono clamorose novità poiché probabilmente i giudici dovranno valutare singolarmente ogni posizione dei predetti politici castelvetranesi.

E se il famoso ranger avesse ragione? Quien Sabe?

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