Il mistero di Ettore Majorana ed il suo presunto legame con Mazara

Ettore Majorana e Tommaso Lipari “l’omu cani” erano davvero la stessa persona?

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
05 Febbraio 2024 08:00
Il mistero di Ettore Majorana  ed il suo presunto legame con  Mazara

Ettore Majorana nato a Catania il 5 agosto 1906 è considerato uno dei più grandi fisici teorici del XX secolo. I suoi studi hanno avuto un impatto fondamentale sulla fisica nucleare e la meccanica quantistica e relativistica. Fece parte del gruppo di fisici noto come “i ragazzi di via Panisperna” guidato da Enrico Fermi. Il 12 gennaio 1938 Majoranaaccettò ufficialmente la cattedra di fisica teorica presso l'Università di Napoli e proprio il 27 marzo dello stesso anno scomparve misteriosamente. Majorana si imbarcarò su un traghetto che da Napoli portava a Palermo ma il giorno dopo non si ebbero più sue notizie.

A quanto pare, Majorana si sarebbe reso conto delle conseguenze distruttive che avrebbero avuto le sue scoperte sull'atomo, diventate poi base fondamentale per la costruzione della bomba atomica e per questo motivo decise di sparire dando vita ad un mistero che dura da circa 86 anni. Diverse sono le teorie su quanto sia avvenuto quella notte di primavera. Alcuni pensano che si sia suicidato, altri che si sia ritirato in un monastero o che sia fuggito in America Latina, altri ancora che durante il viaggio in nave abbia scambiato la sua identità con un certo Tommaso Lipari che dal 1940 al 1973 visse a Mazara del Vallo.

Nel centro storico della città, tra le viuzze della kashba, su una saracinesca, vi é un dipinto che raffigura "Tommsu l'omu cani" su cui si legge: "E' convinzione diffusa a Mazara che il barbone, di nome Tommaso Lipari, vissuto dal 1940 al 1973 nella città e che veniva chiamato "l'uomo cane" ("Omu Cani") fosse in realtà Ettore Majorana, il famoso scienziato scomparso misteriosamente nel 1938.

Diceva di venire dall’Africa. Mangiava quel che trovava rovistando tra i rifiuti; al suo arrivo a Mazara, all’inizio del 1940, dormiva all’aperto in un incavo dei ruderi del Castello Normanno. Si appoggiava ad un bastone munito di uno spillo all'estremità inferiore con il quale raccoglieva mozziconi con cui confezionava sigarette che poi fumava (l'unico lusso che si permetteva). Non ha mai chiesto l’elemosina: al contrario, rifiutava con fare scorbutico qualunque offerta gli venisse fatta.

Se poi qualcuno provava a porgli delle domande, si allontanava scontroso senza degnare di uno sguardo il curioso passante. Indossava sempre strani berretti e strati di abiti uno sull’altro; portava sempre con sé contenitori, buste e sacchetti pieni non si sa di cosa." L’ex segretario comunale Michele Mezzapelle raccontava che, in quegli anni, il Comune si premurò di trovare un alloggio a Tommaso ma alla proposta rispose con una frase breve e coincisa “date le case a chi ne ha bisogno”.

Tra tutti i mazaresi soltanto i fratelli Edoardo e Armando Romeo riuscirono a conquistare la fiducia di Tommaso. Conoscendolo meglio, infatti, rimasero sorpresi dal suo linguaggio forbito e dalle sue conoscenze nel campo della matematica. I due iniziarono a pensare che Tommaso “l’omu cani” in realtà fosse Ettore Majorana, lo scienziato scomparso nel 1938. Tommaso venne trovato morto sui gradini della statua di San Vito in piazza della Repubblica nell’estate del 1973 e in suo onore venne organizzato un funerale solenne.

Il giallo sulla scomparsa di Majorana e del suo possibile scambio d’identità con Lipari attirò la curiosità di Leonardo Sciascia. Quest’ultimo, che nel 1975 scrisse il saggio “La scomparsa di Majorana”, incontrò i fratelli Romeo, a quel tempo pensionati, che sostenevano di conoscere la vera identità del barbone che ha vissuto a Mazara per trentacinque anni: secondo loro si sarebbe trattato proprio di Ettore Majorana. I fratelli Romeo rivelarono di aver ricevuto questa informazione direttamente da Tommaso Lipari durante una serata sulla spiaggia di Tonnarella.

Il segreto sarebbe dovuto rimanere tale per almeno quindici o vent'anni. Durante l'incontro con il noto scrittore, i due pensionati mostrarono a Sciascia prove che supportavano la loro tesi, come un bastone con incise le iniziali di Ettore Majorana, la data di nascita 05 agosto del 1906 e altri dettagli come una serie di tacche nere poste ad intervalli che avrebbero rappresentato la sequenza di Fibonacci. I due mostrarono anche una foto con una cicatrice sul dorso della mano destra e una somiglianza sorprendente tra il volto di Tommaso Lipari e quello della madre di Majorana.

Inoltre, Michele Mezzapelle, che in quegli anni era applicato della segreteria comunale, raccontava che Giuseppina Gambetta, la moglie di Tommaso Lipari, venne a Mazara per identificare il marito ma che questa non lo riconobbe, però, a quanto pare, non esistono documenti ufficiali sulla questione. Dopo alcune settimane dall'incontro, Sciascia inviò ai due una lettera in cui diceva di escludere in modo assoluto la possibilità che Tommaso Lipari fosse in realtà Majorana. Secondo Sciascia, tutte le prove presentate dai fratelli Romeo non dimostravano nulla e non avevano il valore di una vera e propria prova.

Sciascia trovò un fascicolo su Lipari nel commissariato di polizia di Mazara. Tommaso, infatti, era stato arrestato nel 1938 e nel 1948 per oltraggio a pubblico ufficiale. Allora si confrontarono le due firme apposte nei registri carcerari e i periti calligrafici conclusero che, seppure risalenti a periodi diversi, erano assai simili, e che quindi Tommaso Lipari risultava essere Tommaso Lipari. Ciò portò Paolo Borsellino, a quel tempo procuratore della Repubblica a Marsala, ad archiviare subito la pratica.

Ma i dubbi sulla misteriosa scomparsa di Majorana e sulla vera identità di Tommaso Lipari rimangono anche per via degli aneddoti che i cittadini mazaresi raccontano, oltre alle prove dei fratelli Romeo. La storia di Tommaso l’omu cane ispirò diversi artisti e scrittori tra cui Ferruccio Centonze, narratore e commediografo di talento che scrisse l’opera teatrale “Chi ha ucciso l’Uomo cane?”, nel 2003 Bibi Bianca realizzó un mediometraggio ispirato dal romanzo di Ignazio Bascone dal titolo “Tommaso, l’Uomo cane” e Davide Dolores con il monologo "Omu Cani" .

Caterina Mezzapelle 

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