Giuseppe Scozzari e altri 10 assolti nel processo Cie di Gradisca

Il castelvetranese, allora presidente di Connecting People, assolto per non aver commesso i fatti contestatigli

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
18 Giugno 2021 10:08
Giuseppe Scozzari e altri 10 assolti nel processo Cie di Gradisca

Finisce il lungo incubo per Giuseppe Scozzari che è stato assolto perché il fatto non sussiste, nel corso del processo nei confronti del Consorzio Connecting People. Si chiude così una lunga pagina processuale, che ha comportato oltre 40 udienze. Si tratta di due filoni di indagine relativi alla gestione del Cie-Cara di Gradisca d’Isonzo in Friuli-Venezia-Giulia, frutto di procedimenti riunificati in un processo. Il periodo di riferimento è dal 2011 al 2013. La complessa vicenda, ruotante attorno alla Connecting People, alla quale era stata affidata la gestione del Centro per i richiedenti asilo, riguardava in sostanza gli approvvigionamenti per il Centro rispetto al numero degli ospiti.

Le contestazioni erano quelle di associazione a delinquere e reati legati alla fornitura di materiali e fatture “non conformi”, ricondotte all’attività di accoglienza. Scozzari era stato presidente per due mandati di quel consorzio che agiva su tutto il territorio nazionale. Dopo tanti anni sono stati tutti assolti dal Collegio presieduto da Cristina Arban, a latere i giudici Francesca De Mitri e Sergio Antonio Prestianni. Sono cadute tutte le ipotesi d’accusa nei confronti degli 11 imputati e dell’ex Consorzio Connecting People, trasformatosi in Consorzio Aretè per incorporazione di società, in ordine alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Assolti quindi Vittorio Isoldi, 72 anni, all’epoca direttore del Cie, Giuseppe Scozzari, 46, , Orazio Ettore Micalizzi, 52, Mauro Maurino, 55, rispettivamente presidente, vicepresidente e consigliere di amministrazione del Consorzio CP, Gianluca Negro, 56, all’epoca dipendente dell’ente consortile, Gianfranco Crisci, titolare di un’impresa slovena rifornitrice dei pasti al Consorzio, Giovanni Scardina, 49, direttore del Cie in altro periodo, gli allora impiegati della CP, Stefania Acquaviva, 48, Flavjo Bello, 52, Diego Bezzi, 49, Pietro Chiaro, della società MTS di forniture di schede telefoniche.

Il pm Valentina Bossi aveva richiesto 6 condanne, tra associazione a delinquere, peculato, false fatturazioni, per una pena complessiva di 16 anni, e 5 proscioglimenti. In merito alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, aveva chiesto 400 mila euro di sanzione e 3 milioni di confisca per equivalente, da disporre nei confronti del Consorzio Aretè. Nello specifico, le istanze del pm erano state di 4 anni per Isoldi, 3 anni per Scozzari, Micalizzi e Maurino, quindi 1 anno e 6 mesi per Negro e Crisci.

Le difese, rappresentate dagli avvocati Enrico Agostinis (Bello), Paolo Lazzeri (Crisci), Angelo Vignola (Chiaro) e Alberto Tarlao per tutti gli altri imputati, avevano richiesto l’assoluzione. Dopo questo procedimento, erano scaturiti altri filoni. L’ultimo aveva chiamato in causa i prefetti Vittorio Zappalorto, Maria Augusta Marrosu, Romano Fusco, i viceprefetti Gloria Sandra Allegretto e Antonio Spoldi. Ma la Procura generale della Corte d’Appello, con il sostituto procuratore Carlo Maria Zampi, aveva avocato a sè l’indagine della Procura di Gorizia, a fronte della richiesta di archiviazione, disposta poi dal gip Flavia Mangiante.

fonte Il Piccolo

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza