Elena Manzini continua a raccontarci di Alice e dei pizzini minacciosi che riceveva

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
17 Dicembre 2019 07:59
Elena Manzini continua a raccontarci di Alice e dei pizzini minacciosi che riceveva

La narrazione della vicenda della "nostra" (oramai è una sorta di beniamina per chi lotta contro la violenza femminile e di genere) Alice prosegue, diciamo tra un intoppo e l'altro, tra una minaccia e l'altra, tra il menefreghismo di chi dovrebbe esserle più vicino e l'omertà e si conclude per quest'anno. Alice ha un importate progetto a cui lavorare, se ne parlerà.... Beh ci troviamo ad Omertopoli ma una luce in fondo al tunnel si inizia ad intravvedere. Qualcuno sta aprendo gli occhi, a suo modo la politica è scesa in campo e sono convinta che continuerà a fare la sua parte, l'Arma dei Carabinieri sta facendo egregiamente la sua parte (purtroppo non tutti...).

Quando Alice si reca nella Caserma dell'Arma dei Carabinieri di Omertopoli è sempre un terno al lotto. Comprensibile che si debba mantenere una forma di distanza da chi presenta una denuncia ma non si può prima sbagliare i nomi (cosa basilare), quando si chiede che vengano corretti si viene guardati con aria di sufficienza, vi ci si reca perché per l'ennesima volta viene rinvenuta una lettera di minacce e si è accolti con quell'aria superficiale quasi il querelante fosse il colpevole. Spero sia chiaro che in quel di Omertopoli si sono perpetrate delle violenze per anni, che il soggetto autore delle lettere è ben conosciuto, la triste vicenda di Alice altrettanto.

Sarà perché il generale di divisione, il generale di brigata, il colonnello, il tenente colonnello, il maggiore, il capitano, il tenente e il sottotenente (e via discorrendo) ritiene che la vita di violenze subìte sia di minore importanza rispetto ad altro? Diciamo perché ha trovato Alice, sempre forte, ma stanca, stressata dalle continue lotte. La lettera ricevuta da Alice contiene le solite minacce, si comprende benissimo scritta di getto, con tutta la rabbia possibile e di non senso.

Oltre a queste missive ci sono circa dieci pagine spedite all'altra figlia. Ad Alice solo una sorta di "pizzino" (roba che va di moda a quanto pare). Già dalla prima lettera ricevuta (ovviamente fatta analizzare ad una grafologa) si può evincere quanto il soggetto si possa definire sostanzialmente "disturbato". Non se ne abbiano a male certi psicologi che non sono mai intervenuti..... Nella prima lettera (due pagine di sproloqui), a parte gli evidenti errori di ortografia (ai inteso in senso di avere, senza h), l'errato uso dei pronomi personali come gli rivolto a soggetto femminile, le frasi non si possono definire "confortanti e un buon inizio", con "Ladra e Delinquente" a cui fa seguito una minaccia vera e propria, oltre all'uso di due biro di colori diversi, la sottolineatura dei due aggettivi probabilmente avvenuta in seguito.

Come si possono definire le parole di cui sopra? Semplici sfoghi? Una persona "non disturbata" scrive di solito frasi di questo tipo? Ma ce n'è anche per gli addetti ai Servizi Sociali, definiti semplicemente "stronzi". Colore dell'inchiostro a parte, la scrittura si fa via via più stretta, convulsa segno evidente di una forma di alterazione in atto. Gli psicologi sanno di certo spiegare meglio di me. La frase qui sopra la definirei "particolare": il sentore e il comandante di quale corpo? Questo sentore da cosa è dato? Una domanda quest'ultima che nasce più che spontanea.....

Nel giorno invece di Santa Lucia, 13 dicembre, Alice ha ricevuto il "regalo" dal padre. Una "bella letterina", un "bel pizzino" in cui parla di "altri avvisi". Con quel che c'è scritto, la parola "c..." poteva anche essere messa per esteso, non avrebbe scandalizzato dopo le lettere precedenti. La frase "Le cose stanno per cambiare e per sempre...". Il soggetto scrivente non ha ancora capito che le cose sono già cambiate, che Alice è decisa a riprendere a VIVERE, è decisa riprendersi quello che in tanti anni non le è stato dato: libertà e tranquillità.

Sta facendo tutto secondo legge (anche se quest'ultima viaggia a rilento), senza inviare pizzini, ma assistita da un ottimo avvocato che le ha saputo ridare fiducia nella giustizia e in se stessa. Quando si ha alle spalle una vita fatta di violenze la fiducia in se stessi è la prima a svanire, si tende a pensare che ogni tipo di violenza che si subisce è lecita perché siamo fatti in modo sbagliato. Ovviamente non è così. Molto spesso è il contesto sociale in cui si vive che è sbagliato, è la mentalità retrograda che è sbagliata dove "i panni sporchi si devono lavare in casa", dove agli occhi della società si deve far vedere che va tutto bene anche con la morte nel cuore.

Alcuni amici mi hanno chiesto perché ho deciso di occuparmi di questa vicenda. Ho semplicemente risposto: "Perché no? Potrebbe accadere ad ognuno". La risposta per chi mi conosce era assai scontata visto che a me non piace fare "spallucce" davanti a cose serie, soprattutto quando si tratta di violenza e per giunta inferta su bambini o comunque persone indifese o dal carattere debole. Penso che ognuno di noi, nel suo piccolo, si debba sentire obbligato a fare qualcosa in vicende come quelle di Alice, potrebbe accadere a chiunque.

Ora un augurio ad Alice affinché questo 2019 possa terminare nel migliore dei modi e che il nuovo anno possa portarle la serenità di cui ha bisogno e quella felicità che da troppo le manca. Elena Manzini Sesta parte Continua…  

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