Campobello. Un colpo di scena segna l’atto finale del processo, per concorso esterno in associazione mafiosa, all’ex sindaco di Campobello di Mazara Ciro Caravà.
La Corte Cassazione ha, infatti, annullato la sentenza con cui, lo scorso anno, la Corte d’appello di Palermo aveva condannato Caravà a 9 anni di carcere. Un colpo scena anche quello dopo l’assoluzione decretata il 6 febbraio 2014 dal Tribunale di Marsala. Quando Caravà fu arrestato (16 dicembre 2011 - operazione di Dda e carabinieri “Campus Belli”), guidava una giunta di centrosinistra.
Inevitabile fu lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose (27 luglio 2012). Secondo l’accusa, Caravà, fingendo di stare sul fronte della legalità, avrebbe invece intrattenuto rapporti con esponenti della locale famiglia mafiosa capeggiata dall’anziano Leonardo Bonafede. Oltre a Caravà, la Corte d’appello aveva condannato a 9 anni di carcere anche Gaspare Lipari, 48 anni, anch’egli assolto in primo grado, che secondo l’accusa avrebbe svolto una funzione di “collegamento” tra l’ex primo cittadino e Leonardo Bonafede.
La Cassazione ha annullato anche la condanna di Lipari, ma con “rinvio” del processo a diversa sezione della Corte d’appello di Palermo. Per Lipari, difeso dall’avvocato Giuseppe Pantaleo, il processo dovrà, dunque, essere rifatto.
La Corte d’appello aveva, inoltre, confermato le assoluzioni da concorso esterno in associazione mafiosa degli imprenditori del settore olivicolo-oleario Antonio Tancredi e Antonino Moceri e ridotto le pene, sempre a 9 anni, inflitte in primo grado a Simone Mangiaracina e a Cataldo La Rosa, secondo l’accusa il “braccio operativo” del capomafia Leonardo Bonafede. Le condanne di Mangiaracina e La Rosa sono state confermate dai giudici della Suprema Corte.
A.P.
06/04/2016
