Castelvetrano un paese di evasori?Parliamone!

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
31 Gennaio 2018 07:59
Castelvetrano un paese di evasori?Parliamone!

"Castelvetrano, paese natale del boss Matteo Messina Denaro, è un paese di evasori". Tipica frase sentita e letta in questi giorni, strombazzate dai vari media. Media, dove si sa, le "penne" non sono degli Indro Montanelli per la maggior parte, "penne" che non conoscendone la realtà fanno a gara a chi la spara più grossa. Ebbene sì a Castelvetrano l'evasione è pari a 42 milioni di euro.in tutto il resto d'Italia invece tutti "pagatori". Ciò che infastidisce (e premetto sono quel che si suol definire una "polentona nordica") è che per ogni cosa si faccia riferimento a Matteo Messina Denaro,immagino come gli fischieranno le orecchie,immagino che le Forze di Polizia sappiano dov'è ma al contempo immagino che per ora non serva catturarlo.

Le famose "penne" avrebbero dovuto quantomeno informarsi in merito ai cittadini che non sono tutti mafiosi, timorosi di certo (ma è un retaggio storico), c'è gente a Castelvetrano che fa sacrifici ogni giorno pur di essere cittadino civile e non mafioso (sarebbe molto più semplice forse accodarsi a questo o quell'altro politico, potente, amico di amici etc etc), evidentemente questo non fa abbastanza notizia. E si vede che non fa notizia anche andare oltre il cosiddetto "muro" per cercare di capire come mai vi sia un'evasione così consistente.

Una buona parte, senz'altro, sarà una "evasione consapevole ed architettata", ma il resto è "evasione indotta". Un'evasione dovuta a cause di forza maggiore: se non si ha un lavoro con relativo stipendio certo, se non si sa che mettere in tavola, se non si riesce nemmeno a sbarcare il lunario,pensate che il pensiero primario sia pagare le tasse? Pagare tasse per non ricevere servizi. Ricordo una frase infelice dell'economista ed ex Ministro dell'Economia,  Tommaso Padoa Schioppa: "E' bello pagare le tasse",certo è bello se fossimo in Svezia, Norvegia, dove a seguito del pagamento vi sono servizi adeguati.

Dove sono finiti quelli che urlavano "non pagare le tasse è disobbedienza civile", per dirla in breve, i leghisti che si riempivano la bocca qualche tempo fa. Disobbedienza civile solo per il Nord o anche per il Sud, chiedo. Non è che i leghisti avessero scoperto l'acqua calda. I Padri Costituenti si erano già portati avanti con l'art. 53, comma 1, della Costituzione che recita: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Non si fa distinzione o eccezione alcuna e, in base al principio interpretativo assodato, “ubi lex non distinguit nec nos distinguere debemus”. Per cui nessuna legge può essere in contrasto con la Costituzione e se esiste essa è, lapalissianamente, incostituzionale. Quello che sono stati capaci di fare invece i politicanti italiani, a partire dalla fine degli anni '60, è stato quello di "interpretare" a loro piacimento due parole chiave: "capacità contributiva".

Contrariamente ai paesi più evoluti, dove vengono incentivati ricchezza e consumi, intesi  come stabilità personale dei cittadini per il benessere comune, i "nostri Aladini della politica", per i loro interessi, sono riusciti nei decenni a ribaltare le conquiste della civiltà, snaturando il significato delle parole dei Costituenti. Per giustificare balzelli incivili, hanno introdotto gli "indici concretamente rivelatori di ricchezza", una supercazzola all'italiana, e ci ha pure messo lo zampino la Corte Costituzionale con una sentenza, la n° 155/2001, tanto per "coronare la supercazzola": “la capacità contributiva non presuppone l’esistenza necessariamente di un reddito o di un reddito nuovo, ma è sufficiente che vi sia un collegamento tra prestazione imposta e presupposti economici presi in considerazione, in termini di forza e consistenza economica dei contribuenti o di loro disponibilità monetarie attuali, quali indici concreti di situazione economica degli stessi contribuenti”.

Non contenti altra carta sprecata con la 156/2001: “rientra nella discrezionalità del legislatore, con il solo limite della arbitrarietà, la determinazione dei singoli fatti espressivi della capacità contributiva che, quale idoneità del soggetto all’obbligazione di imposta, può essere desunta da qualsiasi indice che sia rivelatore di ricchezza e non solamente dal reddito individuale”. Supercazzole che hanno solo contribuito ad impoverire i cittadini, hanno cancellato i concetti dei Padri Costituenti, non tengono conto della reale situazione economica.

Se a Castelvetrano hanno chiuso e chiudono (non solo lì certamente, in tutta Italia, Lombardia compresa) aziende piccole o grandi che siano, i negozi pure, i politici non sono in grado di far fruttare tutte le ricchezze di cui il paese gode, come si può pensare che vi siano i soldi per pagare tasse assurde per non avere servizi? (vedi raccolta rifiuti, acqua in stile "andata e ritorno", cabine elettriche vintage degli anni '50, etc etc) Vi è anche un articolo del Codice Penale, il n° 54, che recita: "Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo." Il vertiginoso ed incontrollato aumento delle tasse ha prodotto un danno grave e attuale a tante famiglie mettendo in serio pericolo il loro futuro.

Vi è da augurarsi che essendo in clima elettorale, almeno sino al 4 marzo, non vengano messe a punto ulteriori "supercazzole". Elena Manzini

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