Al via il progetto "lingua siciliana e autonomia" ed il talk "Liturgia siciliana"

Giacomo Bonagiuso presenta un nuovo progeto e porta in scena Medea in dialetto al teatro Selinus

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Maggio 2025 09:05
Al via il progetto

In occasione della festa dell'Autonomia Siciliana, che si celebra il 15 maggio, giorno in cui nel 1946 fu promulgato lo Statuto della Regione Siciliana, crediamo che una parte fondamentale della Autonomia Siciliana passi non solo per la piena attuazione dello Statuto autonomistico, ma anche attraverso l’acquisizione del valore fondamentale della lingua siciliana, che è dialetto nel senso di “koinè diàlektos”, ovvero di lingua comune, che rende popolo un insieme di persone. 

Abbiamo così pensato, sulla scorta del lavoro dalla nostra associazione svolto sin dalla sua costituzione nel 1996, e grazie ad determinante apporto dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, un progetto che si svolgerà nel mese di maggio, mese in cui il 15 si celebra la Giornata dell’Autonomia, e che sia diretto al mondo della Scuola e al mondo della Cultura attraverso due momenti: un momento – il 15 mattina – rivolto ai giovani studenti, nel loro ambito specifico, la scuola ed un momento di teatralizzazione di un testo che rivela la potenza della lingua siciliana attraverso uno spettacolo in “siciliano”, ma non la tipica commedia o farsa dialettale, bensì un’operazione di utilizzo della lingua siciliana per “tras-durre” un classico della tragedia greca, la Medea, totalmente recitata e cantata in dialetto e ambientata nelle pieghe del Risorgimento, il 25 sera. 

Le fasi 

1) Liturgia Siciliana: la Lingua Siciliana come spazio di Autonomia Aula Magna Licei Castelvetranesi 15 maggio, ore 10.00 Talk con Giacomo Bonagiuso (Scrittore e regista), Filippo Triolo (Dir. Art. del Saliber Fest) e Giacomo Moceri (Sicilian Says) sull’importanza della lingua siciliana come strumento di autonomia, riservato agli studenti delle Superiori.

2) Médèa. Arcana Opera in Canto scritta e diretta da Giacomo Bonagiuso Teatro Selinus di Castelvetrano 25 maggio, ore 21.00 Con Roberta Scacciaferro, Francesco Less, Aurora Di Nino, Giovanna Russo, Manuela Lombardo, Matilde Fazio. 

(ingresso libero fino ad esaurimento posti)

La lingua come liturgia Il talk “Liturgia Siciliana: la lingua Siciliana come spazio di autonomia” sarà un convegno non accademico in senso classico, ma gestito da giovani comunicatori contemporanei che tramite mondo social tramite volumi editi e distribuiti a livello nazionale (Amunì di Giacomo Moceri è edito da Giunti, Mobbidicchi di Giacomo Bonagiuso, che contiene la riscrittura di Medea, è edito da Libridine, mentre il racconto “palermitano” di Filippo Triolo è stato finalista al Campiello giovani) hanno tracciato nuove coordinate linguistiche e autonomistiche siciliane. Riteniamo che per avvicinare i giovani allo spazio culturale, pubblico della Sicilia, bisogna cominciare un discorso “sentimentale” che si connetta al mondo della comunicazione contemporanea. 

Un tempo abbiamo pagato duramente il ripudio della nostra lingua che veniva vissuta da intere generazioni come un “Limite” dell’italianità. Perché proporre una Medea in lingua madre (siciliano arcaico)? La lingua è espressione di un contesto, e di uno sfondo. Abbiamo pensato a riscrivere la Medea nelle viscere della irrisolta questione siciliana, autonomistica, ambientandola nell’epoca principe in cui tale questione è nata: il risorgimento e il conseguente mitologema garibaldino.

Ci è sembrato che il tema dell’estraneo, del non integrato e del non accolto – oggi tema geopolitico – fosse un tema ancor prima etnico, cioè siculo in senso storico. La Sicilia e il suo popolo furono annessi al Regno Piemontese, in un moto insurrezionale pilotato da forze inglesi e assecondato dalla monarchia sabauda, mentre il mito garibaldino nelle campagne mai davvero si rivelò essere ciò che promise. La terra ai contadini non solo non fu data, ma le esecuzioni sommarie divennero tema repressivo e reazionario. 

La rivoluzione divenne prestissimo reazione. E la Sicilia, come Napoli, fu annessa ad un regno straniero. Stranieri e costretti in uno Stato ostile e distante, i siciliani furono coscritti per diventare esercito a difesa di una causa ignota e violenta che mai coinvolse alcuno nella storia ottocentesca. È in questo contesto di ferita storica che ho riscritto Medea, che è l’opera principe che mette in scena il tema dello straniero. Medea, siciliana, si innamora di un ufficiale garibaldino e si sradica da terra, cielo, lingua e canto, per trovare terre, cieli, lingue e canti diversi, inconciliabili, nemici. 

Si ringraziano i Main Partner: il Life Banker BNL BNP Ignazio Calandra, l’Avis di Castelvetrano, il Vanico, il Pierrot in Città, il Centro Commerciale Piazza e Multimedical. 

Giacomo Bonagiuso

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