Induzione indebita a dare o promettere utilità e falso ideologico in atto pubblico, Sono questi reati contestati nel processo che si apre oggi, presso il Tribunale di Marsala, all’ex direttore del Parco archeologico di Selinunte, Bernardo Agrò, 65 anni, e a due imprenditori, Vito D’Anna, di 62, e Nicolò Castro, di 72. I tre sono coinvolti nell’inchiesta denominata “Selinus” avviata nel 2020 dalla Guardia di finanza e Procura di Marsala su alcuni lavori che, secondo l’accusa, vennero affidati ad imprese i cui titolari sarebbero stati legati da rapporti di amicizia con l’allora direttore del Parco.
Il 6 marzo 2023, a Bernardo Agrò fu notificata la misura cautelare interdittiva della “sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio”, poi revocata, una decina di giorni dopo, dal gip di Marsala Riccardo Alcamo a seguito delle dimissioni presentate dal funzionario regionale, che quando subì il provvedimento era direttore del Parco archeologico di Lilybeo-Marsala.Secondo gli investigatori, a fronte dell’assegnazione di lavori pubblici, gran parte dei quali affidati con la procedura della somma urgenza, Agrò avrebbe percepito dalle imprese affidatarie varie utilità.
Tra i principali appalti affidati i lavori di adeguamento Covid-19 nel Museo del Satiro Danzante di Mazara del Vallo nel giugno 2020 e quelli relativi alla preparazione dell’evento di commemorazione dei coniugi Tusa, tenutosi nel dicembre dello stesso anno nell’area archeologica di Selinunte. Per costruire un quadro probatorio solido i finanzieri analizzato banche dati e tabulati telefonici, a cui si sono aggiunti accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, telecamere nascosto e altre tecnologie investigative.