Agricoltura e non solo: Peronospera del mais, un fungo per debellarla

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Settembre 2020 08:03
Agricoltura e non solo: Peronospera del mais, un fungo per debellarla

Una delle malattie che arrecano maggiormente danni alle coltivazioni di mais e cereali nel mondo è la cosiddetta Peronospera, meglio nota come “Cima pazza” L’agente causale della peronospora del mais è un fungo diffuso negli areali di coltivazione a clima temperato o temperato caldo. Raro nelle zone tropicali, molto diffuso negli Stati Uniti. La presenza di tale agente è stata segnalata anche in Europa ma non è considerata di particolare rilievo. Il fungo si conserva come spore nel terreno o nei tessuti di piante ammalate che oltre al mais possono essere altre graminacee, quali frumento, orzo, avena o riso e anche erbe infestanti.

L’infezione si manifesta in condizione di prolungato ristagno idrico. Entrato nell’ospite, il fungo invade i tessuti e può svilupparsi in tutti gli organi della pianta. Dagli stomi fuoriescono poi nuove spore che danno origine a successivi cicli di infezione. Questa malattia si sviluppa solo quando le colture rimangono sommerse appena dopo la semina o comunque fino allo stadio di 4-5 foglie. Una sommersione di 24-48 ore è sufficiente affinché si sviluppi l’infezione. Le condizioni ottimali di temperatura per lo sviluppo di questo fungo sono comprese tra 10 e 25 °C.

I sintomi variano notevolmente in funzione del momento di infezione e del grado di attacco. In genere, i primi sintomi sono rappresentati da abbondante accestimento, arricciamento e arrotolamento delle foglie superiori. Il sintomo più caratteristico è a carico dell’infiorescenza maschile che si trasforma in una massa di strutture fogliari chiamata appunto “cima pazza”. La sostituzione delle foglie all’infiorescenza si può verificare anche nell’infiorescenza femminile. Le foglie delle piante fortemente colpite si presentano strette, nastriformi.

Inoltre, le piante colpite sono più piccole, mostrano sintomi di nanismo. Arriva dagli Stati Uniti lo studio dell’inquilino fungino, ritenuto potenzialmente in grado di controllare biologicamente il Fusarium graminearum. Quest’ultimo porta alla riduzione della resa e della qualità del grano (con prezzi di vendita inferiori) Poiché non sono state trovate varietà con completa resistenza alla ticchiolatura, gli agricoltori utilizzano vari approcci , tra cui varietà parzialmente resistenti alla ticchiolatura, fungicidi e altre misure che possono tenere a bada la malattia.

Tuttavia esistono degli svantaggi. Ad esempio, i metodi di lavorazione del terreno utilizzati per interrompere il ciclo della ticchiolatura possono aumentare il rischio di erosione del suolo. Per fornire ai coltivatori di grano opzioni più eco-compatibili tra cui scegliere, gli scienziati americani hanno concentrato la propria attenzione sul fungo tenant Sarocladium zeae. Il fungo è propriamente noto come "endofita" perché trascorre parte del suo ciclo vitale tra i tessuti e gli organi del grano e di alcune altre piante ospiti .

Vive, in sostanza, in simbiosi. L'endofita non è un pericolo per il suo ospite, ma può competere con microbi come la Peronospera, che risiede in molte delle stesse parti della pianta di grano, comprese le sue strutture portanti. Infatti, quando applicato al suolo, al fusto o al seme di piante di grano negli studi sulla camera di crescita, l'endofita è passato da inquilino benigno a guardia del corpo aggressiva quando è stato il microbo. Un ceppo particolarmente robusto, S. zeae NRRL 34560, ha frenato la diffusione e la gravità della malattia della crosta di quasi il 58% e ha ridotto la produzione di vomitossina nei cereali del 61%.

Oltre a ottenere un vantaggio sulla colonizzazione della pianta di grano, l'endofita può anche secernere potenti composti antifungini ed aiutare ad innescare le difese della pianta contro la Peronospera.

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