Una condanna a venti anni di reclusione per mafia e voto di scambio politico-mafioso è stata richiesta per l’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello che venne arrestato nell’ambito dell’operazione Scrigno che portò all’arresto di 28 persone tutte ritenute riconducibili al boss Matteo Messina Denaro. Nel tempo sono già stati condannati quelli che avevano richiesto il rito abbreviato, mentre per gli otto imputati che hanno richiesto il rito ordinario ieri i PM hanno chiesto circa 100 anni di carcere in totale.
Detto dei 20 anni chiesti per Ruggirello, queste le richieste di condanna per gli altri imputati: al già riconosciuto “consigliere” del mandamento mafioso di Trapani, Nino Buzzitta, 21 anni; 20 anni e 6 mesi la pena chiesta per l’agrigentino Vito D’Angelo, originario di Ravanusa, ex ergastolano detenuto a Favignana e che sull’isola sarebbe rimasto a fare da referente per conto di Cosa nostra trapanese; 17 anni sono stati chiesti per il salemitano Vito Gucciardi; per l’accusa di voto di scambio politico-mafioso sono stati chiesti 8 anni per l’ex consigliere provinciale Vito Mannina e per l’ex consigliere comunale di Erice, Alessandro Manuguerra, infine per intestazione fittizia di beni sono stati chiesti 3 anni per Marcello Pollara e 2 anni per Giuseppa Grignani.
I pubblici ministeri hanno racchiuso in una voluminosa memoria i punti salienti del loro atto di accusa. In quel faldone la storia più recente della mafia trapanese, quella capeggiata dal terribile trio composto dai fratelli Virga, Franco e Pietro, figli dell’ergastolano Vincenzo, e dall’ex consigliere comunale di Trapani, Franco Orlando.
Alla mafia che mette in vendita i suoi voti, per le campagne elettorali si sono rivolti i politici, Vito Mannina, Alessandro Manuguerra e Paolo Ruggirello, secondo le accuse dei pm che hanno illustrato la posizione dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, mettendo in evidenza come Cosa nostra trapanese e la politica spesso riescano ad essere un’unica cosa
Minuziosamente descritti i rapporti con il castelvetranese Lillo Giambalvo (condannato per estorsione e famoso per le sue belle parole pronunciate a favore dei Messina Denaro), nipote di un mafioso importante, Vincenzo La Cascia, “Ruggirello lo ha fatto diventare consigliere comunale”, e poi con il campobellese Filippo Sammartano. Il pm De Leo ha evidenziato che i nomi di La Cascia e Sammartano sono quelli che in più indagini sono stati messi in relazione diretta all’allora latitante Matteo Messina Denaro. “Quando Giambalvo divenne consigliere comunale fece due telefonate, uno allo zio, Vincenzo La Cascia, l’altra al partannese Mimmo Scimonelli, il faccendiere di Matteo Messina Denaro.
“Ruggirello – ha detto ancora il pm De Leo – si è mostrato perfettamente a conoscenza delle regole, delle dinamiche e delle competenze territoriali di Cosa nostra…pronto a fare mercimonio della propria attività politica, utilizzando somme pubbliche per distribuire incarichi e consulenze”