Storia della nascita della normativa per contrastare le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni (I parte)

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Aprile 2018 12:56
Storia della nascita della normativa per contrastare le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni  (I parte)

Dopo anni di polemiche, discussioni improduttive finalmente la classe politica italiana tra gli anni '80 e '90 convergeva sull'introduzione di una normativa specifica per contrastare le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni, soprattutto per quelle su base locale e territoriale. Trattandosi di argomento estremamente delicato molti politici, sindaci sono arrivati a negare anche l'esistenza nonché la presenza della mafia. Se, se ne parlava, era solo in termini pittoreschi e folkloristici, anziché una reale e pericolosa associazione criminale.

I mezzi di informazione pure, che, soprattutto nell'immediato dopoguerra (sino alla prima guerra di mafia degli anni 1962-63) tendevano a minimizzare il fenomeno. In un discorso del 1954, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, i Procuratori Generali di Palermo pronunciarono queste parole: "più che una associazione tenebrosa costituisce un diffuso potere occulto". Potere occulto, ma non troppo, anzi talvolta sin troppo manifesto che con gli anni è diventato consuetudine.

Non la pensavano di certo così i rappresentanti della Giustizia quando in una relazione del 1967 l'eliminazione della mafia era giunta ad una fase, seppur lenta, ma di eliminazione. Sa tanto, purtroppo di barzelletta, la frase pronunciata nel 1968, sempre dagli appartenenti al potere giudiziario in merito al soggiorno obbligato degli appartenenti alle "famiglie", perché "il mafioso fuori del proprio ambiente diventa pressoché innocuo". Parole puntualmente smentite dalla mafia stessa, dove, dai soggiorni obbligati gli appartenenti alla criminalità riuscivano a gestire meglio i loro affari, gli intrighi politico-finanziari, oltreché incrementarli.

Quindi si può affermare che la capacità della mafia di infiltrarsi nelle istituzioni è dovuta alla sottovalutazione del fenomeno, sempre avanti di qualche passo rispetto allo Stato e meglio organizzato. Fu solo nei primi anni '80 che finalmente i politici arrivarono a comprendere la vera entità del fenomeno mafioso, soprattutto quando iniziò a colpire i politici stessi: ecco la decisione di adottare strumenti più incisivi. Si iniziò a colpire i patrimoni illeciti ed al contempo si indagò su quegli amministratori, funzionari, politici, sino a quel tempo impuniti, che facilitarono l'infiltrazione mafiosa nella cosa pubblica, benché istituzionalmente fossero preposti alla tutela della stessa.

Ciò avvenne tramite la legge n. 646 del 13.9.1982 (legge Rognoni-La Torre). Legge che però aveva molti limiti visto che si rivolgeva a singole responsabilità individuali. In fatto di prevenzione la legislazione era bloccata a misure legate alla responsabilità individuale (vedi: legge n. 1423 del 1956 e n. 575 del 1965). Vi è da dire, però, che per la prima volta si tentò di sgretolare i patrimoni illeciti superando il segreto bancario. Con la legge n. 55 del 19 marzo 1990 si puntò a giungere alla trasparenza delle amministrazioni locali riguardo gli appalti pubblici, alla incandidabilità alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali di coloro condannati in via definitiva ai sensi dell'art.

41 bis del Codice Penale. Applicazione di un 41 bis, si vedrà col tempo, abusivamente ed eccessivamente esercitata, quasi per tamponare le troppe falle del sistema giudiziario.   E' nel giugno 1990 con la legge n. 142 riguardo la riforma delle autonomie locali che alla Giustizia viene data la possibilità di intervenire in maniera incisiva nei confronti di intere amministrazioni elettive. Le legge citava che si poteva attuare un "intervento sostitutivo nei confronti di quegli Enti che dovessero caratterizzarsi per gravi e persistenti violazioni di legge e/o per gravi motivi di ordine pubblico".

Non si citava apertamente la mafia ma di illegalità diffusa.   Elena Manzini Fine Prima Parte

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