Sicilia Occidentale: la ceramica nell’Età Islamica (I parte)

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
22 Agosto 2018 08:45
Sicilia Occidentale: la ceramica nell’Età Islamica (I parte)

I rinvenimenti di ceramiche nella Sicilia Occidentale hanno un'importanza fondamentale per cercare di comprendere la realtà locale nell'età islamica. Per ceramica d’età islamica è da intendersi l’insieme dei prodotti realizzatin tra la metà del IX secolo e l’ultimo quarto dell’XI secolo. Un grosso aiuto agli studi potrebbe derivare anche da ceramiche bizantine (molto legate alle islamiche, anteriori a queste ultime). E' dagli scavi del duomo di Cefalù e da Marettimo che arrivano alcune ceramiche databili tra l'VIII ed anche il IX secolo.

Le poche conoscenze del periodo bizantino (che precede quello islamico) non aiutano nella datazione certa. Vi è poi da tenere conto che, in seguito alla conquista musulmana della Tunisia e di Pantelleria, le aree di Lilibeo e  di Trapani ricoprirono un ruolo importante di avamposto, nella strategia dei bizantini. E' probabile che in quel periodo la presenza di Bizantini fosse aumentata per effetto di immigrazione di cristiani dal nord Africa nel VII e VIII secolo.. Ad oggi Lilibeo, Trapani e Mazara del Vallo non hanno ancora restituito completamente le testimonianze archeologiche necessarie per capire se vi fu un periodo di "convivenza" bizantino-islamico oppure un taglio netto tra i due.

Nel mondo rurale, soprattutto nel territorio di Segesta, vi fu una occupazione bizantina (vedi Acquae Segestanae e Segesta) fino al VII secolo, nel caso dei siti di Ponte Bagni e di località Canichiddeusi l’occupazione sembra giungere all’VIII secolo. Nel territorio dei Monti di Trapani la presenza bizantina, per quanto non massiccia, è ipotizzabile grazie ad un casale. Sancte Iryni (casale menzionato nel 1241 come un insediamento abbandonato) potrebbe essere un esempio di sovrapposizione di un insediamento islamico al precedente bizantino.

O comunque una sorta di rioccupazione di epoca islamica o normanna, ma ben poche sono le tracce di insediamenti databili tra l'VIII e il IX secolo. Non esistono fossili inerenti le prime fasi islamiche, antecedenti al X secolo. Gli unici indicatori per i contesti prekalbiti sono le  lucerne «a coupelle» e olle con corpo globulare e orlo a tesa subverticale. La ceramica da mensa è databile solo a partire dalla seconda metà del X secolo.

La forma che risulta più diffusa è la "olla", caratterizzata da un tipo di tecnologia standardizzato. La medesima tecnologia pare fosse applicata anche per la realizzazione di altri tipi di contenitori, non solo per la cottura dei cibi. L'impasto delle ceramiche era caratterizzato  da un colore del nucleo che variava dal grigio chiaro al grigio scurissimo e da superfici rosso mattone o arancione. La presenza di abbondante calcite è un altro degli elementi che caratterizza la produzione di quel periodo.

L’orlo delle olle sembra essere la parte che subisce le maggiori trasformazioni nel tempo. Gli esemplari più antichi sarebbero caratterizzati da un orlo a tesa subverticale , che si estroflette progressivamente mentre gli esemplari dell’ultima fase presentano un ingrossamento del bordo esterno. Le pareti sono quasi sempre corrugate, i fondi, portano ad ipotizzare che si tratti di esemplari a fondo convesso. Le olle rappresentano il materiale maggiormente rinvenuto, anche per quanto concerne il periodo antecedente all'islamico.

Gli unici materiali da cucina dell' VIII secolo noti per la Sicilia occidentale provengono da Cefalù e  Marettimo. Nel caso di Cefalù sono state documentate olle a tesa piana o subverticale con un «fabric» di colore rosso arancio e argille di provenienza locale. Da Marettimo provengono invece olle con orli a tesa inclinata con impasti di colore grigio scuro ricco in calcite : materiale presente nel periodo islamico. Sempre all’VIII secolo sono riferite le pentole provenienti da Cefalù e da Marettimo, riconoscibili per l’orlo ingrossato e rientrante, l’impasto ricco di calcite, la cottura in ambiente riducente e la realizzazione a mano o a tornio lento.

Questo tipo di pentole è documentato in contesti di IX secolo nella Sicilia orientale, dove è riconosciuto per la decorazione a stuoia e ad impressione e sembra essere un fossile guida affidabile per i contesti dell’ultima epoca bizantina. Le olle "islamiche" sono ottenute grazie ad una tecnologia ben differente rispetto alle pentole a stuoia dell'epoca bizantina, con in comune però, l'ambiente di cottura e l'utilizzo della calcite. In ogni "casale islamico" sono state rinvenute olle del X secolo e altri recipienti per la cottura, ma in nessun casale della Sicilia Occidentale sono state rinvenute casseruole o pentole a stuoia.

Si può ipotizzare, anche, che vi fu un apporto esterno, dopo la conquista dell'isola, da parte di artigiani specializzati immigrati. Dall'uso di forme basse e aperte (con le pentole del IX secolo di Cefalù, Marettimo) si passa all'uso delle olle profonde e chiuse. Ciò ci aiuta anche a capire  una certa evoluzione nella preparazione dei cibi, della dieta, elementi che portano ad individuare trasformazioni nella produzione agricola, nella pastorizia e con il cambio dell'economia anche un cambio sociale ed economico.

A partire dall’XI secolo (e per tutta l'epoca normanna) fecero la loro comparsa due nuove tipologie di ceramiche da cucina. Pentole cilindriche con anse «ad orecchia», dotate di fondi piani, spesso di un impasto ricco di calcite e lavorate a mano, non presentano quasi mai la tecnica di cottura riducente. Al contempo si diffondono pentole realizzate al tornio, cotte in ambiente ossidante e rivestite da invetriatura interna, che presentano spesso un orlo bifido per l’alloggiamento di un coperchio.

Attestazioni di queste produzioni sono frequenti in Sicilia occidentale: sia a Palermo, che a Carini, a Casale Nuovo, a Mazara del Vallo e nella Valle del Platani. La presenza delle pentole realizzate a mano è stata interpretata come un tratto culturale degli apporti delle popolazioni berbere, ma non è possibile legare una produzione in maniera univoca a un gruppo etnico. Vi erano due circuiti paralleli di circolazione: uno, quello in cui gravitano le pentole invetriate, artigianale e con un alto grado di specializzazione tecnologica e forse con una diffusione più ampia, l’altro, quello delle pentole cilindriche o troncoconiche, legato ad una produzione domestica meno specializzata.

Elena Manzini fine prima parte

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