Scrive Rosetta Catalanotto sulla vicenda Cappadonna e sulla morale a senso unico

Non intendo farmi travolgere dal turbinio della calunnia o della zizzania come amano fare i grillini

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
08 Luglio 2021 17:00
Scrive Rosetta Catalanotto sulla vicenda Cappadonna e sulla morale a senso unico

Negli ultimi giorni è diventato l'argomento principe nei bar e  sotto gli ombrelloni. Quello del presunto abuso edilizio, comunque non commesso da lei ma da uno stretto congiunto, che sarebbe stato contestato all'assessore Manuela Cappadonna che nei giorni scorsi si è difesa con un'accorata lettera che anche noi abbiamo pubblicato. Poi a gettare ulteriore benzina sul fuoco  l'interrogazione presentata da Obiettivo Città nella giornata di ieri. Anche una nostra lettrice ha voluto dire la sua , mettendoci la faccia e non parlando sottovoce alle spalle. Vi proponiamo di seguito la sua riflessione e restiamo disponibili ad ulteriori contributi, anche da parte dello stesso assessore se vorrà fornire ulteriori precisazioni. Il nosttro compito non è quello di fare cortile, ma quello di fornire informazioni, e continueremo a farlo con onestà intellettuale e correttezza.

A.Q.

Si è infuriata l’assessora Cappadonna e qualcuno probabilmente adesso subirà lo smacco della convocazione davanti il supremo Tribunale per rispondere del reato di lesa maestà, ripristinato da quando a governare il paesello è il movimento con la sindrome dell’immacolata concezione, in base alla quale tutto quello che fa un grillino è ineccepibile.

Proprio in base a questo principio l’assessora si chiede chi abbia osato tirare in ballo il suo nome su una questione a lei totalmente estranea ma che riguarda il padre, come il ministro Di Maio (sic!) e poco importa se il suo nome sia stato pubblicato all’albo pretorio, così come sua era la residenza presso quell’abitazione fino a qualche mese fa.

L’assessora rilancia, scegliendo di giocare le carte del vittimismo, delle minacce velate e della congiura sempre in agguato contro chi opera per il bene della comunità e destinato a diventare inviso ai nemici, che secondo il grillino pensiero altro non sono che quelli che desiderano tornare al potere. Effettivamente l’assessora dimostra di conoscere bene quella brama di potere che non le fa lasciare l’unica poltrona, dopo la sua rinuncia alla carica di consigliera comunale.

Intanto, per dovere di correttezza, è giusto precisare che non si evince alcuna accusa nei confronti dell’assessora, almeno da quello che si legge nei due comunicati dell’associazione Triscina sabbia d’oro. In entrambi si parla esclusivamente dell’opportunità di tenere in giunta un assessore raggiunto da un procedimento di accertamento per abuso edilizio. Il Movimento, è inutile ricordarlo agli smemorati, ha sempre cavalcato il tema della giustizia. Ma sempre contro gli altri.

Diventato famoso soprattutto per il giustizialismo manettaro negli anni è riuscito ad infervorare anche gli animi più tiepidi del paesello, compresi quelli che “parlare sempre di mafia ci danneggia”.

C’è da dire, invece, che ci sono voluti ben due comunicati per indurre l’assessora a rompere il silenzio, dopo il primo non è pervenuta alcuna smentita dal palazzo e la vicenda non ha scosso né gli abitanti del paesello né la stampa locale, ad eccezione di due testate online che hanno avuto il coraggio di pubblicare, anche se al secondo comunicato la testata che ha pubblicato è diventata una. Come si dice in gergo, la vicenda trattata non “ha preso”, evidentemente certi argomenti stancano, così come è successo in passato quando si è parlato e scritto continuamente di mafia, arresti e sequestri di beni, molti oltre ad esserne scocciati erano preoccupati soprattutto per i danni che quelle notizie avrebbero causato al turismo. Il danno era d’immagine, ovvio!

Oggi per fortuna quell’immagine è salva, la mafia, come disse il ministro stellato durante un suo tour, è stata sconfitta, non se ne parla più come prima ed è chiaro che l’abuso edilizio o l’evasione non siano poi queste piaghe che vogliono farci credere, soprattutto se riguardano loro, il traffico resta il vero problema di questo posto!

Triscina, anche se ormai è conosciuta in tutta Italia, non certo per le palme che voleva piantare il sindaco stellato, ma per le demolizioni ancora in atto, è la dimostrazione che le sentenze vengono emesse e anche rispettate, ma come spesso accade un fatto “eclatante”, per il quale si è perfino dovuto scomodare lo Stato, finisce per “oscurare” o peggio ancora sminuire altri casi di abuso edilizio.

Adesso l’abuso al paesello è una questione squisitamente territoriale, (riguarda solo Triscina ) oltre che di ceto sociale e anche se per la legge gli abusi sono abusi, qui è bastato rendere pubbliche le circostanze attraverso la pubblicazione “a reti unificate” di parole lacrimose.

Nella sua epistola l’assessora parla di lettere anonime e di accuse infondate, lasciando intendere che quella pubblicazione all’albo pretorio sia falsa, viene da chiedersi perché non si sia rivolta direttamente agli uffici responsabili della pubblicazione. A parte questo, permane il fitto mistero delle accuse, si è sempre parlato di procedimento di accertamento, ma la signora Cappadonna stizzita, parla di accuse e addirittura minaccia querele.

L’associazione, a differenza di chi ha continuato a bisbigliare tra i corridoi, ha avuto il coraggio di rendere pubblica una questione tanto a cuore al movimento della prima ora, chiedendo se sia opportuno che una componente della giunta continui ad amministrare senza avere prima chiarito la propria posizione presso le sedi preposte, che poi sono quelle a cui avrebbe dovuto inviare la lettera. L’assessora Cappadonna, nonostante sia una dipendente delle poste è evidente che abbia sbagliato destinatario.

Se avesse affidato la sua lettera alla azienda per cui lavora si sarebbe vista recapitare la busta con la scritta “sconosciuto”, invece, affidando le sue spiegazioni alle solerti testate online ha raggiunto quasi tutti quanti gli abitanti del paesello, soprattutto quelli la cui folgorazione ha annientato due anni di commissariamento, basta leggere certi commenti sui social per capirlo. Solidarietà a profusione senza badare ad un eventuale conflitto di interessi. Il passato non ha insegnato nulla a questo posto.

Qui evidentemente non si è arenato solo il traghetto che avrebbe dovuto trasportare il paesello verso la legalità, ha attecchito un danno che riguarda la morale dell’intera comunità: la solidarietà riservata ai “puri” basata esclusivamente sulla fiducia e la totale indifferenza nei confronti di un procedimento di accertamento per abuso edilizio che riguarda una assessora che ha pure la delega alla polizia municipale.

A seconda dei soggetti coinvolti, infatti, la giuria paesana passa dalla condanna senza appello (quelli di prima sono tutti colpevoli) all’assoluzione piena e convinta per tutti “quelli di adesso”, probabilmente ci troviamo di fronte una sorta di processo per osmosi della “honestà”.

Tra le spiegazioni fornite dalla assessora c’è l’argomento usura ed è palese il richiamo alla sensibilità di ciascuno, visto che chiunque potrebbe trovarsi esposto a certi rischi causati da un particolare stato di bisogno. Del resto è la medesima condizione di sfortuna in cui si può trovare chi accende un mutuo, per il mancato pagamento di una sola rata la banca può aggredire il patrimonio personale dello sventurato. Le circostanze seppur meno “oscure “ ma altrettanto “punitive” sono quelle in cui molti si sono visti portare via con le vendite all’asta i sacrifici di una vita per un pugno di euro.

È vero, le tragedie possono colpire tutti e proprio per questo devono insegnare che oltre alla legge fatta dagli uomini esiste una morale fatta per gli uomini che deve rispondere alla coscienza di ciascuno e non può andare in deroga solo perché “così fan tutti”, “è stato mio padre “ o “tanto ci sono i condoni”, perché quello che c’è da salvare non è tanto il principio della legge ma l’uomo.

L’usura o l’usuraio non c’entrano assolutamente nulla in tutta questa storia.

Se avessimo chiesto ai proprietari delle case di Triscina, ciascuno di loro avrebbe avuto sicuramente una spiegazione valida che però non ha impedito al giudice di emettere una sentenza di demolizione.

Quello che voglio dire è che le motivazioni addotte dalla assessora non “nobilitano” l’abuso, se c’è resta e la storia della sua famiglia, per quanto dolorosa, non cambia lo stato dei fatti, rischia invece di apparire solo un alibi per giustificare quella rinuncia alla poltrona tanto criticato quando riguarda gli altri, oltre ad evidenziare la poca trasparenza ed equità adottate da questa amministrazione.

I cittadini in questi due anni stanno imparando a conoscere, la sindrome del Marchese del Grillo, con gli ambulanti abusivi cacciati e i gazebo smontati, ma probabilmente questo è ciò che merita un posto che si convince di credere in un cambiamento (apparente), fondato più su un desiderio di rivalsa nei confronti di qualcuno che di giustizia.

Non intendo farmi travolgere dal turbinio della calunnia o della zizzania come amano fare i grillini quando definiscono in modo offensivo le considerazioni altrui, ma la parabola del movimento 5 stelle al paesello adesso ha un nome, Manuela Cappadonna, meglio conosciuta come l’assessora che ha “carinamente” chiamato cretini gli abitanti che avevano eluso un divieto, in barba al rispetto delle regole.

Questo avveniva prima che venisse reso pubblico il messaggio odierno e che potremmo fare scrivere su tutti i cartelli posti all’ingresso del paesello: le regole le seguono i perdenti!

Rosetta Catalanotto 

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