La Fraternità Betlemme di Èfrata A.P.S., che opera da diversi anni presso la Casa Circondariale di Castelvetrano con attività di ascolto, vicinanza e sostegno umano e spirituale, oggi ha avviato un’ulteriore iniziativa di cura concreta verso i fratelli detenuti che si trovano in condizioni di disagio economico.
Il progetto prende spunto dalla petizione nazionale “Sete di dignità”, promossa da Don Vincenzo Aloisi, Cappellano dell’Istituto, alla quale la Fraternità ha aderito con convinzione.
Don Vincenzo, inoltre ricorda che “Questa iniziativa nasce proprio in quest’anno giubilare. La carità è un segno distintivo del Giubileo, indicando che non si tratta solo di un evento religioso, ma di un'occasione per vivere la fede in modo attivo e concreto, attraverso la cura del prossimo”.
La proposta nasce dal desiderio di offrire un gesto semplice ma significativo, che possa contribuire al benessere quotidiano delle persone detenute.
Com’è noto, l’acqua potabile è un bene essenziale per la salute e la dignità della persona.
All’interno dell’Istituto, chi ha la possibilità economica può acquistare acqua in bottiglia.
Tuttavia, non tutti i detenuti hanno questa possibilità: alcuni vivono in condizioni di forte indigenza, senza alcun sostegno esterno.
L’intenzione del progetto è quella di affiancare, in spirito di collaborazione con la Casa Circondariale, un’integrazione solidale per chi, per motivi economici, si trova in difficoltà anche su questo piano.
Oggi è stata consegnata la prima pedana d’acqua presso il Carcere di Castelvetrano alla presenza di Don Vincenzo Aloisi, la moderatrice generale della Fraternità Valeria Firenze ed alcuni volontari della Fraternità, e alla Dott.ssa Giulia Bruno, direttrice della locale casa circondariale.
Finalità del progetto è garantire mensilmente, attraverso l’acquisto e la distribuzione di una pedana d’acqua, la possibilità per i detenuti più poveri di ricevere almeno una bottiglia d’acqua al giorno. Un piccolo segno di attenzione e prossimità, che vuole affermare il valore della persona anche nei contesti più provati.
Il progetto è reso possibile grazie al coinvolgimento di cittadini, famiglie e imprese del territorio, che stanno rispondendo con generosità all’appello lanciato nelle scorse settimane.
L’obiettivo è garantire continuità all’iniziativa per almeno un anno, con possibilità di proroga sulla base delle risorse disponibili.
Ma non solo.
Si sta lavorando alla possibilità di installare presso il carcere di Castelvetrano un sistema di depurazione per rendere l’acqua pubblica idonea a fini alimentari con sistemi di microfiltraggio che elimina il sapore di cloro tipico dell’acqua del rubinetto che la rende sgradevole al gusto, oltre che contribuire all’abbattimento del consumo di plastica.
Il progetto “Sete di dignità” si pone anche l’obiettivo di far modificare la Legge sull'ordinamento penitenziario (L. 26 luglio 1975, n. 354), la quale a proposito di vitto all’art. 9 prevede che “ La quantità e la qualità del vitto giornaliero sono determinate da apposite tabelle approvate con decreto ministeriale”; tali tabelle, però, alla data odierna non prevedono la fornitura di acqua in bottiglia oltre ai tre pasti giornalieri, ma unicamente il diritto all’acqua potabile assicurata dalla rete idrica pubblica.
Attualmente, tutti i detenuti che vogliono bere acqua in bottiglia la devono necessariamente comprare, ma non tutti i detenuti sono nelle condizioni economiche di poter sostenere questo costo.
«In ospedale vengono garantiti almeno due litri d’acqua al giorno per ogni paziente, come del resto nei centri di accoglienza per immigrati o nelle RSA – ha sottolineato uno dei volontari presenti –. È doveroso che lo stesso principio venga applicato anche nei penitenziari, dove il diritto alla salute deve essere garantito con eguale rispetto».
L’iniziativa vuole essere non solo un gesto di assistenza immediata, ma anche un segnale forte alle istituzioni affinché si adotti una linea nazionale che preveda la fornitura quotidiana gratuita di almeno 2 litri d’acqua potabile per ogni detenuto, sul modello di quanto già avviene in ambito sanitario ed in genere in tutti i luoghi nelle quali le pubbliche istituzioni forniscono il vitto.
Un piccolo gesto, dunque, ma con un grande significato: l’acqua è un diritto umano fondamentale, non un privilegio, e va garantita anche a chi si trova temporaneamente privato della libertà.
Per tutte le offerte a sostegno di questa iniziativa è possibile effettuare un bonifico alla Fraternità Betlemme di Èfrata all' IBAN IT52Y0623081880000015279417, indicando nella causale “Progetto sete di dignità”. Inoltre, per sostenere tutti i progetti di carità portati avanti dalla Fraternità, è possibile destinare il 5Xmille indicando il codice fiscale 90022630819; non ti costa nulla ma può cambiare la vita di tanti!!!
in copertina nella foto, da sinistra: Giacomo Bono, Filippo Inzirillo, Elisabetta Minuto, Antonino Ditta, la moderatrice della Fraternità Betlemme di Èfrata Valeria Firenze, la direttrice del carcere Dott.ssa Giulia Bruno, il Cappellano del Carcere Don Vincenzo Aloisi ed un rappresentante della Polizia Penitenziaria.