L’ELZEVIRO di Giacomo Bonagiuso La Politica e la politica

La politica è la grammatica di ogni società. Non esiste questione che non sia politica

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
09 Maggio 2021 09:00
L’ELZEVIRO di Giacomo Bonagiuso La Politica e la politica

Che cosa significa "tizio non deve fare politica"? Perché mai Tizio, Caio e Sempronio non dovrebbero fare politica? Mai come adesso leggiamo, ascoltiamo, quasi in modo passivo, affermazioni che hanno questo contenuto. Perché Tizio non deve fare politica, o caio non deve entrare “a gamba tesa” nelle questioni politiche…

Eppure, la politica è la grammatica di ogni società. Non esiste questione che non sia politica. La politica è la Città che diventa interesse collettivo, lo Stato che si fa giardino pubblico, spazio condiviso. Non esiste nulla che non interessi al singolo come cittadino.

Così predicano le lezioni di educazione civica, almeno, nelle quali proviamo a rappresentare il mondo ai nostri ragazzi, disegnando loro uno spazio globale di passione, intervento, cittadinanza attiva. Questo significa che al cittadino, al comune cittadino, devono interessare le leggi, come sono scritte, deve interessare il dibattito che evidenzia soprattutto le posizioni altrui, che magari fanno sorgere un dubbio. Al cittadino, quindi, deve interessare la politica, in modo assoluto e partecipe.

Quella cosa in cui nessuno, invece, dovrebbe mettere le mani, pena tranciarsele, è la smorfia della politica, certa partitica, (politica con la p minuscola e anche tutte le altre lettere, in verità) che in Italia, purtroppo è legata più a segreti, scandali, porcherie, cooptazioni, nomine, interessi privati che al bene comune.

Con questa partitica imperante in troppi casi si può avere due tipi di approccio. Star lontani. Oppure star contigui. Nella lontananza non si perde il proprio ruolo politico. Perché la polis è anche di chi non si riconosce nelle beghe dei partiti. Nella contiguità si è costretti a vendere anima, dignità e a saltellare continuamente come le quaglie in attesa di una nomina. Se vai a destra, ti nominano. Poi ti trombano. Allora vai a sinistra, ti nominano. Ti trombano ancora. Quindi torni a destra, e ti nominano ancora. In attesa della nuova trombata e del cambio di casacca, magari.

Cambiare idea è legittimo. Farlo troppo spesso in relazione alle nomine è decisamente prostituzione. Per questo la politica, come partitica, si è ridotta ad essere un cancro che avvelena la scena. E va epurata dalle nomine, dai concorsi, da ogni ingerenza nello spazio reale in cui ho diritto di sapere, ad esempio, se quel medico vale o è solo nominato a seguito di ritorno all'ovile da cui era stato prodotto.

Serve una drastica riduzione dell'ingerenza dei partiti nel mondo reale. Quello politico. Sarà in grado la politica partitica di mozzarsi le mani per il bene politico? Serve una battaglia civile per allontare i partiti e le loro propaggini, il potere di nominare, che hanno creato le peggiori corti e i peggiori puddicini a lu suli. Serve tornare al merito, ed in assoluto. Questa sì che è una battaglia del popolo: magari insieme alle preferenze, che chiariscono che per votare bisogna scegliere. E scegliere non significa allinearsi per forza alla volontà dei leader che piazzano in pole position i loro piccoli cortigiani che non riescono a nominare. Così vengono eletti, ma di fatto, nominati.

Il popolo prova a darsi una sveglia?

Giacomo Bonagiuso

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