L’Elzeviro di Bonagiuso: Paolo Rossi era un ragazzo come noi

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
10 Dicembre 2020 18:30
L’Elzeviro di Bonagiuso: Paolo Rossi era un ragazzo come noi

Avevo 10 anni nel 1982. Dieci anni appena compiuti.  La TV a colori l'aveva comprata mamma da pochissimo. Era una Telefunken color legno. Non aveva il telecomando, e quando c'era vento forte i canali sparivano in una nebbia puntiforme e in un suono cupo di guasto. Papá, eternamente  antimodernista, la chiamava la televisione "russa", colorata. Diceva che il colore facesse "stiddiare" gli occhi, ma era una scusa per non comprarla. Quando Paolo Rossi segnò il terzo gol con il Brasile di Falcao, Zico e Socrates, in porta Peres (che era davvero una schiappa), ricordo che corsi come il vento giù dalle scale, montai sulla mia rock cross 20 che aveva le marce a leva automobilistica sul doppio tubolare, e mi misi a correre come un pazzo, mentre mamma dalla finestra mi diceva di andare piano.

A correre per strada c'erano tantissimi ragazzi, con il motorino, il Garelli 50, o la Vespa, o con la bicicletta. C'erano le 127 fiat di quel verde oliva introvabile, e le cinquecento bianche con sei persone dentro. E le bandiere italiane e le trombe. E la festa. Erano gli anni della gioia piccola, degli pantaloni che facevano il giro dei nipoti, e delle biciclette che sarebbero passate ad altri. Anni in cui lo spreco era peccato. Erano gli anni in cui sapevo a memoria la Divina Commedia (già...

a 10 anni), l'appello a scuola e la formazione della Nazionale, tutta, panchina compresa. In realtà io tifavo Italia e tifavo Zoff e il cuore mi batteva forte quando il mio portierone bloccò il colpo di testa di Zico proprio sulla linea di porta. Ero pacchionello, come si diceva allora, forse non chiamandolo body-shaming, ma i pacchionelli giocavano in porta a San Giuseppe, dove c'era il campo di calcio e il panellaro con la baracca verde, prima che facessero quella stupida piazza e i panellari avessero le roulotte.

Per questo Io pensavo prima a non prenderli i gol, che poi, punta o collo, qualcuno li avrebbe fatti. Proprio come Bearzot la pensavo. Erano gli anni dei biscotti a latte fatti da mamma con la cucina economica e del frigorifero bombato che faceva ghiaccio ovunque, e ci voleva il permesso per aprirlo. Gli anni delle caramelle al miele e carrubba sulla "balata" di marmo. Gli anni in cui gli amici mangiavano a casa tua e il telefono aveva la rotella. Gli anni più felici, inutile nasconderlo, e più autentici.

  Erano gli anni che spesso mi scordo. E oggi Paolo Rossi me li ha ricordati,  con il suo ultimo viaggio, e il 20 sulla maglia sudata... Ciao Pablito   Giacomo Bonagiuso

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