Parte tutto da una idea, che in realtà rischia di confondersi con una indebita politicizzazione dello spazio sacro della Scuola, il nuovo fronte polemico a Castelvetrano. Dopo la vernice rossa indebitamente sparsa sulla piazza, un nuovo gruppo di cittadini stigmatizza un’altra iniziativa del Comune. L’idea, a volerla chiamare così, è quella di utilizzare concerti, spettacoli e Masterclass del Teatro Selinus come “premio” per gli “alunni più meritevoli” (così recita testualmente il manifesto).
Al di là della malizia di chi scrive, che potrebbe rinvenire in questo un utilizzo come “pubblico” degli ignari studenti che si ritroverebbero così a far da sfondo alla promozione di eventi altrimenti non proprio esaltanti sul piano estetico, o anche socio-culturale, data la carenza cronica di pubblico, a teatro; al di là della malizia di chi scrive, dicevo, che fa proprio il celebre motto “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”… sul web la “nostalgica” iniziativa del Comune non è passata inosservata; per una volta tanti, docenti, psicologi, pedagogisti, insegnanti e anche modestamente chi scrive, ci si è ritrovati attoniti di fronte ad un manifesto sicuramente sbagliato, frutto di una idea sbagliata, sicuramente da non proseguire…
“Prima l’accesso gratis a teatro con le coccarde rosse appese al petto per dimostrare il merito scolastico, adesso l’incontro con la pianista”, scrive indignata Rosetta Catalanotto, insegnante. Le fa eco il celebre docente universitario, psicologo e scrittore Toni Giorgi “sono molto perplesso anche su chi, non solo politici, abbia potuto pensare tale cosa”. Un giudizio duro che coinvolge sicuramente la sfera politico-organizzativa di un tale diseducativo concetto. “Anziché motivare ed accogliere i meno meritevoli... si mettono da parte escludendoli” Così si pronuncia Serena Navetta.
In rivolta anche i melomani, competenti, che della musica hanno fatto cifra della propria esistenza: “L'idea che la musica sia solo per i più meritevoli è aberrante. Chi ha pensato questo obbrobrio andrebbe, mi si perdoni l'iperbole, deferito alla Corte Europea dei Diritti Umani”, scrive Massimo Pastore, insegnante, ma anche graduato al conservatorio e regista teatrale tra i più impegnati nel territorio. Gli fa eco Vincenzo Maria Corseri, musicologo e anche filosofo: “La musica o è per tutti o non è”.
“Quindi un bambino con difficoltà cognitive lo fanno partecipare? Perché meritevole o perché siamo buonisti / cattolici / etc…? O la pedagogia dell'inclusione vale solo per alcuni e per altri no?”, taglia corto Manuela Palminteri, smontando sul nascere anche ogni possibile salvezza in calcio d’angolo per gli organizzatori.
Giovanni Risalvato Rizzo, crediamo, cita con competenza la riflessione più amara e più bella, allo stesso tempo: “Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme.
Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini”.
A scrivere queste righe lo scrittore francesce Daniel Pennac, sicuramente uno che sfugge, insieme alla ridda di pedagogisti, filosofi e insegnanti, alle fonti a cui, saremo davvero curiosi di capirlo, si ispira una tale, pessima, iniziativa. Assolutamente diseducativa. Preghiamo gli organizzatori di non rifugiarsi nel solito smarcamento, ma di comprendere l’errore e porvi rimedio: i giovani sono un patrimonio comune troppo prezioso per finire nel tritacarne della disputa politica. E troppo fragili per essere esposti ad una pedagogia improvvisata, che nelle connotazioni emerse somiglia fin troppo ad uno stampo di matrice neo-idealista.
Giacomo Bonagiuso