La testimonianza di Franco Messina, operato in urologia a Marsala

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del noto penalista che ci racconta un caso di buona sanità

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
03 Giugno 2023 19:41
La testimonianza di Franco Messina, operato in urologia a Marsala

Appartengo a quella numerosa categoria di persone che, a causa dell’emergenza epidemica, ha dovuto rinunciare al ricorso alla medicina tradizionale, per coincidenza casuale con una lista d’attesa per un intervento chirurgico proprio ricadente col periodo del Coronavirus.

Avrei dovuto sottopormi a intervento chirurgico alla prostata in un centro sanitario del nord Italia proprio nel 2020, allorquando il mio urologo si ammalò gravemente di Covid 19 e mancai all’appuntamento anche a causa della colorazione geografica delle regioni italiane che non mi consentì di viaggiare. Quindi, dovetti ricorrere alla lunga prosecuzione di una terapia farmacologica che mi consentisse di rimandare il problema ma, che presto, divenne un inutile palliativo.

Sembra proprio un paradosso che un avvocato penalista parli di pene e prostata, ma quando improvvisamente arrivi al capolinea col blocco vescicale e indossi un catetere urinario, comprendi che il tuo lavoro dedicato alla tutela giudiziaria dei tuoi assistiti, fra i quali alcuni appartenenti al personale sanitario, rimane menomato dalla tua condizione debilitante e devi ricorrere all’aiuto di altri professionisti.

Grazie al mio impegno sociale quinquennale quale presidente di un comitato civico difensore di un grande ospedale della Valle del Belice della mia povera Castelvetrano che è stato devastato e declassato da nefasti provvedimenti di una politica regionale clientelare, ho avuto modo di conoscere gli aspetti deleteri di un servizio sanitario siciliano e in particolare dell’offerta sanitaria dell’Asp Trapani, rendendomi conto della scarsa qualità complessiva del servizio.Franco Messina

Ho avuto un profondo senso di disagio nel sentirmi un paziente in urgenza emergenza che avrebbe dovuto rivolgersi a una struttura sanitaria del mio territorio, dovendo evitare lunghi spostamenti geografici impediti, soprattutto psicologicamente, da un catetere fra le gambe.

Un mio amico medico, mi parla del dottor Emanuele Caldarera che opera quale primario dell’Unità complessa di Urologia dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala e la prima coincidenza favorevole è che quel reparto ricade nella città siciliana dove anch’io, da presidente onorario della Camera penale del Tribunale di Marsala, più frequentemente mi reco per ragioni professionali.

Mi affido istintivamente all’urologo appena conosciuto e dopo un’attesa di circa quaranta giorni, mi presento nel suo reparto lilibetano, con una certa apprensione per atavica sfiducia nelle strutture sanitarie meridionali. Mi ricovero per essere così sottoposto all’enucleazione della prostata con laser al thullio (Thulep). Al primo accesso da pre-ricovero vengo accolto da giovani medici che mi hanno subito impressionato per la loro competenza, professionalità e gentilezza verso il paziente. Gli accertamenti clinici cui vengo sottoposto con gentile sollecitudine, vengono assicurati dal personale infermieristico che si manifesta cordiale e affabile.

Comprendo subito di trovarmi in una realtà piacevolmente inconsueta, accompagnato per mano in tutto il percorso sanitario che, inevitabilmente, condiziona psicologicamente e fisicamente un paziente in tali situazioni. Mi sono ritrovato in un reparto d’eccellenza senza saperne della sua esistenza e ho avuto modo di sentirmi a mio agio attraverso il riconoscimento della mia dignità di paziente sofferente, trattato con grande professionalità ma anche con particolare attenzione umana.

Ecco così ho potuto comprendere che un medico bravo e carismatico come Emanuele Caldarera, abbia potuto ottenere un risultato di eccellenza, osservando il lavoro dell’equipe medico-infermieristica da lui selezionata e guidata, affiatata, efficiente, competente, gentile e affabile e molto legata al proprio primario al quale offre enorme rispettosa dedizione.

Sono testimone diretto dell’opera eccezionale dei medici urologi Caldarera, Spitaleri, La Rocca, Angileri, Favilla, Butticè, Solazzo, degli anestesisti De Santis e Buscaino e dei tanti infermieri come Merlo, Santoro, Bennici e Matone, tutti angeli in camice bianco che mi hanno fatto sentire un autentico utente del Servizio Sanitario Nazionale, compresa la solidarietà di Gaspare Clemente, un amico primario chirurgo plastico che mi è stato vicino al momento in cui visionavo al monitor di sala operatoria la mia prostata che si stava riducendo, per pochi ma intensi minuti di calore umano.

La mia condizione di soggetto gravemente allergico, non mi ha consentito di rivolgermi a una clinica privata, così che il contesto ospedaliero mi ha dato un valido aiuto pre e post operatorio per contrastare quel che poi è accaduto, subendo un invasivo rush cutaneo che nell’eccellente reparto dell’ospedale pubblico è stato affrontato con immediata e tempestiva terapia cortisonica e antistaminica. Ma la mia bestia rossa con la quale convivo da decenni e che si ripresenta puntualmente, è un problema di cui ero pienamente consapevole e che ho affrontato insieme agli stessi medici.

Anche essere dimessi dal reparto alla domenica mattina, appare un vero segnale di grande attenzione umana verso il paziente e ringrazio di cuore chi si è speso comprendendo che fosse più terapeutico mandarmi a casa al più presto per una convalescenza orticante che mi appartiene da decenni e che probabilmente, in mancanza di una soluzione risolutiva di serio accertamento allergologico in altro centro di eccellenza che non conosco, mi farà bruciare all’inferno con le consuete ustioni della mia pelle al prossimo ricovero.

Avv. Franco Messina

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