La storia dei Tributi non riscossi nel Comune di Castelvetrano inizia con la crisi aziendale della società di riscossione Tributi Italia Spa

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
02 Febbraio 2018 08:31
La storia dei Tributi non riscossi nel Comune di Castelvetrano inizia con la crisi aziendale della società di riscossione Tributi Italia Spa

In questi giorni stiamo cercando di approfondire la problematica delle notizie trapelate sulla stampa in merito alla maxi-evasione. Riscontriamo poca collaborazione sia dagli uffici preposti, che dalla stessa commissione straordinaria che da una settimana attendiamo di poter intervistare. Noi continueremo a provare, intanto vi proponiamo una lettera di un nostro lettore , che ci ha fornito le sue generalità e che ha chiesto di rimanere anonimo, nel quale si racconta la storia della malagestio che ha portato a queste evasione record: Tributi Italia spa, la principale società privata di riscossione dei tributi locali in Italia, è entrata in crisi economico-finanziaria nel 2009.

Fatto che ha spinto il ministero dell’Economia e Finanze a cancellarla dall’Albo delle società di riscossione nel 2010. Nel 2009, l’anno di crisi, la società Tributi Italia spa gestiva gli incassi patrimoniali e tributari di circa 500 comuni, in diverse Regioni compreso la Sicilia, fatturando, secondo l’ultimo bilancio del 2008, qualcosa come circa 236 milioni di euro. Il gruppo era formato da 16 società con 893 dipendenti e 220 collaboratori e consulenti. Dal 2010 il ministero dello Sviluppo economico, su richiesta della società e successiva dichiarazione dello stato di insolvenza, autorizza Tributi Italia spa alla procedura in Amministrazione Straordinaria e nominando, un docente universitario, Luca Voglino alla gestione commissariale.

Per poter salvare la società dal fallimento, la Tributi Italia spa ottenne, attraverso l’aiuto di parlamentari ‘vicini’, la modifica del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, che disciplina le ‘misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza’. La procedura concorsuale, conosciuta come decreto-Marzano, ed introdotta a seguito del crac Parmalat per favorire la ripresa economica di imprese in crisi e di dimensioni rilevanti del settore ‘industria’, stranamente – la politica può tutto – si ‘allarga’ anche al settore ‘servizi tributari’ comprendendo, unico caso in Italia, proprio la società Tributi Italia.

La società usufruisce, in tal modo, di una ‘legge ad personam’. Si tratta dell’art. 3, comma 3, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge n.73 del 22 maggio 2010 che salva, di fatto, dal fallimento la società. Da quel momento Tributi Italia in Amministrazione straordinaria inizia ad operare sotto il controllo del ministero dello Sviluppo economico attraverso il commissario straordinario. Ma le attività non riprendono perché la situazione generale nel rapporto tra i comuni convenzionati e Tributi Italia in Amministrazione Straordinaria si ingarbuglia sempre più.

Sono tanti i comuni che, scottati da quanto già accaduto, prima della nomina commissariale, si insinuano nel passivo della società per chiedere, attraverso il tribunale fallimentare, i crediti vantati nei confronti di Tributi Italia per le somme mai riversate, oltre alla cosiddetta ‘banca dati’, lo strumento indispensabile per l’emissione dei ruoli delle imposte locali oggetto di riscossione. In virtù di quanto disposto dal citato comma tre, dell’articolo 3 della legge n.73 del 2010, il commissario Voglino, dal giugno 2010 a capo della Tributi Italia in A.S., invita i comuni interessati, ancora in convenzione, a riprendere l’attività di accertamento e riscossione dei tributi locali, ma i comuni compreso Castelvetrano non rinnovano la fiducia.

Gli 83 enti locali, titolari di un credito per la riscossione dei tributi locali con la citata società, hanno perduto qualcosa come circa 50 milioni di euro dal 2009 ad oggi.   In alcune amministrazioni comunali l’evasione al 31 dicembre 2009 è superiore al milione di euro. Si tratta di: Castelvetrano-Selinunte con oltre 6,5 milioni di euro, Adrano con oltre 5 milioni, Augusta con poco meno di 5 milioni di euro, Scordia con oltre 4 milioni di euro, Zafferana Etnea con meno di 2 milioni di euro, Avola con più di 2 milioni di euro, Termini Imerese con circa 2,5 milioni di euro, Misilmeri con oltre 2,5 milioni di euro, Grammichele con oltre un milione e mezzo, Motta Sant’Anastasia con oltre un milione di euro, Tremestieri Etneo con oltre 1,3 milioni di euro, Rosolini con oltre un milione di euro, Piedimonte Etneo con oltre 1,1 milioni di euro e Viagrande con una evasione di circa 1,3 milioni di euro.

L’evasione, sempre al 31 dicembre 2009, sotto il milione di euro, riguarda i seguenti comuni: Licodia Eubea, Roccalumera, Partinico, Favara, Naro, Assoro, Pedara, Belpasso, San Giuseppe Jato, Priolo Gargallo, Furnari, Aragona, Furci Siculo, Ravanusa, Palma di Montechiaro, Ispica, Campobello di Licata, Melilli, Lipari, Mineo, Porto Palo di Capo Passero, San Giovanni Gemini, Carini, Linguagrossa, Nizza di Sicilia, Acate, Campofelice di Roccella, Cefalù, Villarosa, Lercara Friddi, Petrosino, Venetico, Isola delle Femmine, Sambuca di Sicilia, Santa Ninfa, Raddusa, Campobello di Mzara, Bolognetta, Mazzarino, Spadafora, Trapani, Maletto, Agira, Sant’Alessio Siculo, Bronte, Fiumedinisi, Custonaci, Pietraperzia, Polizzi Generosa, San Michele di Ganzaria, Merì, Pollina, Buccheri, tre castagni, San Gregorio di Catania, Erice, Petralia Sottana, Buseto Palizzolo, Centuripe, Nissoria, Rodì Milici, Regalbuto, San Mauro Castelverde, Castronovo di Sicilia, Ganci, Capaci, Scaletta Zanclea, Mazzarrà Sant’Andrea.

I comuni, nel marasma generale, si convinsero di poter metter mano alla gestione “in house” dei tributi che dovevano essere riscossi da Tributi Italia in A.S., ma la Sezione fallimentare del Tribunale civile di Roma, chiamata a decidere sulla restituzione delle sole banche dati informatiche relative al rapporto concessorio stipulato tra i comuni e la società, dispose con ordinanza che ‘la restituzione della predetta banca dati può avvenire a fronte del pagamento di un prezzo pari ad euro uno per ogni riga inserita in ciascuna delle banche dati di cui si chiede la restituzione, ed in ogni caso, di un prezzo che non ecceda il 20 per cento degli importi corrispondenti ai tributi riscossi, in ragione di ciascuna banca dati in un anno solare’.

Dunque ciascun comune che avesse voluto gestire “in house”, e cioè attraverso i propri uffici, gli atti di accertamento e riscossione prodotti dalla convenzione con Tributi Italia A.S., per ottenere la banca dati avrebbe dovuto pagare come disposto dal Tribunale di Roma. Intanto nonostante l’avvicendarsi di un nuovo sindaco a Castelvetrano, segretario, dirigenti , e funzionari continuavano ad esercitare enorme diffidenza avverso Tributi Italia in A.S., anche se questa ormai doveva considerarsi di gestione statale.

Il lavoro svolto da questa società, in un territorio difficile e oggi ormai marchiato solo come mafioso, aveva prodotto un’ottima performance sul piano della riscossione, ma soprattutto dell’evasione totale, costringendo il comune di Castelvetrano a dover deliberare sul valore delle aree fabbricabili, oggetto di accertamento della società, che essendo impegnata a raggiungere l’obiettivo di produzione non poteva essere interessata ad azioni di “scontistica privilegiata”. La scelta di esternalizzare il servizio da parte delle amministrazioni aveva due fondamentali ragioni la prima la indisponibilità di risorse umane da dedicare interamente per il raggiungimento di obiettivi economici in tempi brevi, la seconda probabilmente era legata ad evitare possibili pressioni per favoreggiamenti.

I fatti oggi portano a concludere che quei milioni di euro legati a quella banca dati non sono stati riscossi, che l’ufficio tributi con i pochi mezzi a disposizione non è riuscito ad ottenere risultati soddisfacenti per quanto riguarda l’evasione totale, che i problemi legati al servizio di accertamento dei tributi locali non sono stati affrontati e ancora meno ciò che riguarda la notifica degli atti posti in essere. Si, la notifica, un altro problema che questa amministrazione comunale, commissariata, non  stata in grado di risolvere.

Dall’aprile del 2016, data di sottoscrizione del contratto tra A&G Spa, società aggiudicataria di un bando pubblicato dal Comune di Castelvetrano riguardo alla riscossione coattiva dei tributi e delle entrate erariali, e lo stesso Ente, l’incasso è stato esiguo a causa soprattutto di una mancata bonifica dei dati e anche di un regolamento di rateizzazione, previsto dalla legislazione vigente per agevolare il contribuente nel pagamento del debito. Inoltre la notifica degli atti se fatta a mezzo servizio poste non ha un riscontro numericamente efficace, mentre utilizzando personale ad hoc, messi notificatori, consente di portare la notifica a buon fine riducendo la casistica di sconosciuti, spesso causati da una non conoscenza del territorio da parte del personale utilizzato dalle Poste con contratti trimestrali, o da una troppo approfondita conoscenza dei soggetti che evitano la ricezione degli atti.

L’Amministrazione comunale e l’Azienda volevano superare tale problema con l’utilizzo del personale qualificato che aveva già lavorato per Tributi Italia Spa, con risultati soddisfacenti, convenendo al loro reimpiego. Ma ciò avviene solo nel tardo aprile 2017, cioè quasi ad un anno dalla stipula del contratto tra le parti e dopo aver postalizzato gli avvisi in scadenza a dicembre. Inoltre, nonostante il lavoro male organizzato e le pratiche non bonificate da parte dell’Ente, su circa quattromila avvisi almeno duemila deceduti, dal riscosso l’Ente, ormai commissariato, non onora le fatture alla società che costretta a non rinnovare il contratto ai messi notificatori da settembre ad oggi.

Da tutto ciò si evince che la società non è stata mai messa in condizioni di lavorare seguendo un programma condiviso con l’Ente sia prima del Commissariamento che dopo. Si ha notizia che la notifica degli atti in scadenza a dicembre sono stati notificati con il mezzo del servizio delle Poste. Si evidenzia che dopo una prima riunione in data 12 settembre 2017 concessa dai Commissari alle O.O.S.S. interessate, Ugl e Cgil, alla difesa del posto di lavoro dei messi notificatori, alla presenza dei responsabili della A&G Spa, sia i Commissari del Comune di Castelvetrano, che l’Azienda in questione, che il Prefetto di Trapani, a cui era stata fatta richiesta di incontro, nessuno ha mai più risposto ai continui solleciti di incontro.

Oggi apprendiamo dagli organi di stampa che il Commissario del Comune di Castelvetrano addebita alla matrice mafiosa l’evasione fiscale riscontrata nelle casse dell’Ente, ci chiediamo se la responsabilità di tutto ciò non sia addebitabile alla “mala gestio” della cosa pubblica anche in presenza dei Commissari.   Lettera Firmata

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