La Sicilia ha il record europeo dei giovani che non studiano e non lavorano

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Settembre 2017 23:06
La Sicilia ha il record europeo dei giovani che non studiano e non lavorano

La Sicilia è al top tra oltre 200 regioni europee per l'alto tasso di giovani fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro, i cosiddetti Neet. Il dato negativo dell'isola (41,4%) è inferiore solamente a quelli registrati per la Guyana francese (44,7%) e la regione bulgara di Severozapaden (46,5%). E' quanto emerge dal Regional Yearbook 2017 pubblicato ieri da Eurostat. Tra i Paesi Ue, dove la media dei Neet è del 15,2%, l'Italia si conferma poi quello con la quota più elevata (il 26%). I numeri dell'Ocse, invece, mostrano come l'Italia abbia il 18% di laureati, circa il 20% in meno rispetto alla media europea.

Circa un terzo dei laureati italiani ha un titolo di studio in ambito umanistico, mentre sono pochi ad averlo conseguito in ambito economico. Gli uomini sono più delle donne in settori come ingegneria, e produzione industriale ed edile (69% e 73%). Le donne, invece, sono più presenti nei campi del giornalismo, nell'informazione, nelle scienze umanistiche, nella sanità e nei servizi sociali. Feudo femminile si conferma il settore educativo, con il 95% di lauree di primo livello e 91% di lauree di secondo livello. Ma se Il Centro Studi di Confindustria mette in luce che il lavoro "non è la Cenerentola del recupero in atto".

Nell'estate del 2017 gli occupati sono tornati sopra ai 23 milioni sui livelli di inizio 2008. I progressi sono stati notevoli e a fine 2018 gli occupati supereranno di 160mila unità il picco toccato nel 2008. Avevano toccato il minimo nell'autunno 2013 (-988mila unità). Il vero tallone d’Achille rimane quello dell’occupazione giovanile. L'inadeguato livello dell'occupazione giovanile sta producendo gravi conseguenze permanenti sulla società e sull'economia dell'Italia, sotto forma di depauperamento de capitale sociale e del capitale umano,per gli economisti di Confindustria si tratta di una vera e propria emergenza, il vero tallone di Achille del sistema economico e sociale italiano.

Inoltre assistiamo ad un doppio spreco per il Paese perché spendiamo miliardi per la formazione di giovani che non rimangono sul territorio nazionale ma, a causa della mancanza di opportunità valide, si trasferiscono nei paesi esteri. Esportiamo qualità si potrebbe dire, ma l’amaro in bocca rimane. E riesce sempre più difficile credere ad una politica, regionale in primis, che piuttosto che ascoltare i bisogni della gente, è impegnata in una frenetica corsa per distribuire incarichi e prebende.

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