L’ Elzeviro di Bonagiuso: Una riforma digitale della pubblica amministrazione che tagli burocrazia

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
16 Settembre 2020 18:22
L’ Elzeviro di Bonagiuso: Una riforma digitale della pubblica amministrazione che tagli burocrazia

Il covid ha rivelato quanto fragile è questo nostro Paese, ma anche quanta disperata resistenza è in grado di esprimere quando ê messo con le spalle al muro. In nome di questa capacità infinita di arrangiarsi con nulla e di disporre di pochissimo, non va perso il treno di una riforma di struttura. Ora. Non domani. Struttura, non solo cose, dunque. Non solo banchi, non solo arredi, tetti, fotovoltaico, rinnovabilitã, ma anche distruzione del mostro burocratico che ha imballato questo nostro Paese per anni.

La burocrazia dei permessi, dei timbri, delle file, delle code, delle giornate perse tra mille uffici, quando basterebbe centralizzare con un click, dematerializzare via internet ed evitare inutili attese, irritanti, illogiche. Stancanti. Demotivanti. È che l'italiano medio, specie se ha una certa età, ormai è invischiato nel sistema. Sa che c'è il trucco, e se gli danno appuntamento alle undici, presso un ente pubico, non ci crede, se ne frega, e alle sette e mezza è in fila, a raddoppiare la fila degli altri.

Ed è anche che la burocrazia sembra non avere idea dei viaggi infiniti, dei "prima doveva andare là", "la ricetta non si fa così deve dire al suo medico" (io glielo devo dire?), "serve il certificato di morte di suo padre, è scaduto", "prima bisogna andare all'altro ufficio", "ma lei un tecnico di fiducia non ce l'ha?". Sembra che esista un lavoro, in Italia, che è quello di chi si districa con la burocrazia. Beato lui. Che ha le chiavi degli inghippi e sa sorriderti col "nooooo, certo, prima si doveva fare altro".

Sempre altro c'è da fare, per fare quello che devo fare. Una vita di preamboli: "scusi ma lei che scrive sul giornale, prima della laurea non ha preso il diploma?". E giù il cazziatone pedagogico da scrivania: "eh eh eh eh!". Quasi ci caschi sul serio che la gradualità sia per forza una via Crucis. Che lo sviluppo di una vita sia paragonabile ad un crocicchio oscuro di timbri e controfirme, in cui ogni terminale di computer non è mai connesso al prossimo terminale di computer in cui ti imbatterai.

Connessione. Ecco la parola magica. Ed era esattamente questo il tempo in cui riferirsi al Paese non per assembrarlo in un inutile  referendum che scambia la qualità della rappresentanza con la quantitá della rappresentanza, quanto piuttosto per coinvolgerlo in una riforma epocale. Sulla connessione digitale di un popolo ancora fermo a carta e penna in settori non di pura poesia, o di lettere d'amore, ma di servizi. Bisognava dire (e poi fare) che la burocrazia che decuplica i passaggi verrá dissolta e quelle preziose energie di dipendenti pubblici fin qui utilizzati come stazioni della via Crucis del cittadino/utente/paziente saranno finalmente utilizzate per produrre...

Per produrre servizi. Incredibile. Se uno non deve produrre carte su carte, come i docenti imprigionati in quella robaccia tutta sigle e inutili copia e incolla, magari fanno meglio i docenti, magari anche studiano di più. Bisognava dire che tutti quei computer di ogni ufficio, non saranno solo connessi alla stampante e a Google, ma saranno interconnessi in rete, così al viaggio della speranza del cittadino si sostituirà un click, così che a viaggiare sarà la sua pratica, presso tutti gli uffici necessari, senza la stanchezza morale di un popolo umiliato in ogni passaggio: "prima doveva fare", "la legge dice", "non lo sapeva che?".

Questo sogno, il Parlamento intero, il Governo tutto, avrebbe dovuto lanciare al paese. Con l'eco-bonus tu ti rivolgi ad una sola persona, e quella poi sviluppa progettualità, fattibilità fino alla consegna chiavi in mano. È stata responsabilizzata a dovere, e spero per lui (loro) che la burocrazia delle circolari esplicative non nasconda trappole da rimetterci l'osso del collo. Ma al cittadino che non vuole impazzire è stato dato un unico punto di accesso. Privato, vabbè. Ma unico. Ecco, questo modello andava esportato alla pubblica amministrazione, svincolandola definitivamente dal decisore politico.

Concorsi e non nomine. Carriere per merito non per tessera. Durata massima degli incarichi straordinari, tre mesi. Senza rinnovo. E i politici a fare le leggi, e a gara tirerà la funzione pubblica. I professionisti liberi di esprimere la loro forza culturale. Senza padrini e senza padroni. Possibile che si è costretti a vedere professionisti, dirigenti, fare i canguri elettorali, santo iddio? Ecco cosa la politica doveva tagliarsi, l'onnipotenza, l'onni-ingerenza, la sua rete tentacolare che penetra in ogni angolo della società e dei suoi meccanismi.

Il legislatore deve fare leggi buone, snelle, chiare. Chi governa deve far sì che siano applicate, ma per farlo non deve risiedere in ogni nomina. La magistratura verificare abusi nelle caste. Ecco il referendum che volevo. È abolito il potere di nomina, se non del proprio personale garante giuriduco. Visto che non è detto che un medico, un contadino o un fabbro conoscano l'arcano delle leggi. Ed è giusto che anche Di Maio possa fare il parlamentare. Uno. Non 70. Niente più. Poi rappresentanza dignitosa, come lo fu in origine.

Con un potere che non butti fumo in faccia al popolo, buono per votare e fare vie crucis, ma che amputi davvero se stesso nella sua propaggine più eversiva. La nomina. Con una sinergia riforma che bonifichi le paludi burocratiche dove il potere alligna, non servirà più cercar politici per raccomandazioni, ma per consigli su altre buone leggi da fare. Magari. Ma il covid e la sua paura non ci ha dato tanto ti coraggio. Ma almeno quello di una riforma digitale? Quando di colpo scoprimmo che non era necessario mettere venti anziani in una sala d'aspetto di un medico solo per una ricetta per una patologia che dura da sempre, magari.

Per terrore del Covid scoprimmo che si poteva mandare un PDF direttamente alla farmacia, che a sua volta scoprì che poteva anche fare un servizio a domicilio. E l'anziano fini di colpo di far la pallina da flipper. Se estendessimo questo principio a mille altre cose della pubblica amministrazione? Giacomo Bonagiuso

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