Italia Nostra propone 5 punti per un nuovo Piano Regolatore Generale di Castelvetrano

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Febbraio 2020 17:30
Italia Nostra propone 5 punti  per un nuovo Piano Regolatore Generale di Castelvetrano

Lo scorso Venerdì 7 febbraio  una delegazione di Italia Nostra ha incontrato il vice sindaco,  dott. Biagio Virzì e l'assessore all'urbanistica,  arch. Maurizio Oddo, per sottoporre all'attenzione della nuova Amministrazione le proposte dell’associazione relative alla redazione del nuovo Piano Regolatore Generale di Castelvetrano, approvato con delibera 70/2015 del Commissario ad acta. Alla fine dell’ incontro si è convenuto che Italia Nostra avrebbe prodotto un documento per sintetizzare le proposte dell’associazione sul nuovo PRG.

Il documento articolato in 5 punti è stato consegnato in data odierna. Allegato al presente comunicato il documento di che trattasi. Italia Nostra                                                        Il responsabile del Presidio di Castelvetrano Ing. Pietro Di Gregorio  

  • TRASFERIMENTO DELL’EDILIZIA RESIDENZIALE PRIVATA E DI QUELLA ECONOMICA E POPOLARE DALLA PERIFERIA AL CENTRO STORICO
  La ricostruzione post terremoto induce i nostri amministratori ad una previsione, rivelatasi poi errata, di una crescita della città.

Il primo strumento urbanistico di Castelvetrano,  il PC n. 4, prevede delle aree di espansione edilizia a nord, nella contrada Giallonghi, destinate alle nuove edificazioni. Le zone C saranno riconfermate anche nel PRG, approvato nel ’94. È sotto gli occhi di tutti che le lottizzazioni di iniziativa privata realizzate in quest’aree sono largamente incomplete e che, oltre a determinare  l’abbandono del centro urbano, hanno comportato uno spreco di risorse economiche. Il nuovo piano regolatore deve fermare la crescita delle zone C, puntando ad ottenere zero metri cubi di nuove costruzioni. È altresì necessario che le nuove zone destinate all’edilizia economica e popolare siano individuate all’interno del centro storico, come coerente con la legge n.

865 del 1971 e successive modifiche e integrazioni, relativa a “Programmi e coordinamento dell'edilizia residenziale pubblica”  

  • PERIMETRAZIONE ZONA A E POLITICA ATTIVA PER LA TUTELA DEGLI EDIFICI STORICI
La perimetrazione della zona omogenea A, già ristretta dal P.R.G. del 94 rispetto al P.C. n4, non può essere ulteriormente ridotta senza snaturare il concetto di “centro storico”. Lo studio, coordinato dall’Ing. Impellizzeri, di “dettaglio della zona A1” (perché solo la zona A1?), approvato solo dalla giunta, ma non in Consiglio, così come concepito dalla L.

13/2005, non è un piano urbanistico, ma solo uno studio dettagliato degli edifici che ricadono in Centro Storico, e pertanto non può essere assunto come punto di riferimento per la perimetrazione della zona A del nuovo P.R.G. L’idea, dominante a Castelvetrano, che, attraverso la possibilità di demolizioni e ricostruzioni in zona A, sia possibile avviare una fase di sviluppo economico, si è dimostrata infondata e ha lasciato come eredità uno paesaggio desolante. Nella fase di adozione del Piano Regolatore Generale in Consiglio è stato approvato un emendamento che fissa i limiti di edificazione per intervento diretto nelle aree libere o che si rendano libere della zona A.

Questa norma, come possiamo constatare tutti quanti, costituisce un potente incentivo al degrado degli edifici che ricadano nel centro storico. Nella via Bonsignore, via Ruggero Settimo, via Crispi, via XXIV Maggio, i palazzi storici, che rappresentano l’identità della nostra comunità, attendono tristemente il crollo definitivo. In tal modo è stata aggirata la L.R. 70/76 che all’art. 1 dice: “I centri storici dei comuni dell'Isola sono beni culturali, sociali ed economici da salvaguardare, conservare e recuperare mediante interventi di risanamento conservativo”.

  È necessario quindi eliminare la norma che attualmente consente, nell’aree libere della zona A, l’intervento diretto dei privati.  

  • ORGANIZZAZIONE PERMANENTE DI CENTRI COMMERCIALI NATURALI ALL’INTERNO DEL CENTRO STORICO
Centro commerciale naturale è una locuzione che si è diffusa in Italia dalla fine degli anni novanta con l'obiettivo di denominare con un'espressione più accattivante quella che fino ad allora era stata chiamata "area commerciale centrale" o "area commerciale del centro storico".

Pertanto, "centro commerciale naturale" è inteso da parte di chi utilizza questa espressione come una aggregazione di esercizi commerciali che operano integrandosi tra loro in ambito urbano. Nella nostra città è necessario, data la sua morfologia, individuare almeno tre aree di proprietà pubblica che possano servire a questo scopo. Solo a titolo di esempio di esempio un’area per la zone nord potrebbe essere quella retrostante l’impianto di carburante in viale Roma.

Un’area centrale potrebbe essere la piazza Archimede con annesso il convento dei Carmelitani, che ovviamente andrebbe messo in sicurezza e adeguato allo scopo. Un’altra area per la zona sud potrebbe essere la piazza Dante. In ogni caso si tratta di individuare le aree adatte ove sia possibile realizzare delle coperture (prefabbricate o comunque removibili) e allocare gli stands per le attività commerciali. Il mercato di Porta Garibaldi a Marsala rappresenta bene la nostra proposta.

 

  • PIANO DI RECUPERO PER TRISCINA
Particolarmente complessa si presenta la situazione di Triscina. Sindaci ed amministratori, non solo hanno omesso di esercitare il potere di controllo che la legge gli attribuiva, ma sono anche stati incapaci di affrontare il problema a danno compiuto. Il P.R.G. del 94 ha cercato una scorciatoia elettoralistica inventandosi una zona A a Triscina e quindi normando perfino la fascia costiera entro i 150 metri. Naturalmente “l’invenzione” non è stata recepita dalla Regione.

Ad oggi la maggior parte delle costruzioni realizzate al di fuori dalla fascia di rispetto istituita dalla L.R. n. 78/76 hanno regolarizzato la loro posizione ricorrendo alla legge 37/85, rimanendo il vincolo di “inedificabilità assoluta” nella fascia distante 150 metri dalla battigia. Inoltre rimane incerto il destino delle costruzioni realizzate nella fascia di 300 metri, successivamente alla entrata in vigore della L. 431/85 (Legge Galasso), che impone un vincolo paesaggistico in questa fascia.

Queste, ad oggi, le leggi nazionali e regionali che regolano la materia. Stando così le cose, l’unica possibilità, per ridare dignità a questo territorio, è la redazione di un piano particolareggiato di recupero che sulla base di un rigoso accertamento dei titoli edilizi, definisca:

  1. Quali sono le opere di urbanizzazione necessarie;
  2. Quali servizi progettare affinchè Triscina sia coerente con la valorizzazione del Parco Archeologico;
  3. Quali costruzioni insanabili sono da demolire o da utilizzare per pubblica utilità ai fini dei punti a e b
 
  • PIANO DI MARINELLA di SELINUNTE
Marinella di Selinunte, nonostante alcuni episodi, ha mantenuto le sue caratteristiche di borgata marinara.

Stretta tra il Parco archeologico e la riserva naturale della Foce del Belìce, la nuova edificazione ha trovato sfogo verso l’interno. Alcuni scempi però sono stati compiuti. Grazie alla possibilità di un intervento diretto dei privati nelle aree libere sono stati realizzati o potrebbero essere realizzati dei “fuori scala” che alterano lo sky line della borgata per chi viene dal mare. Si tratta di casi molto diversi l’uno dall’altro, ma che hanno in comune la caratteristica di avere un impatto stridente con l’ambiente circostante.

Un esempio per tutti la mega costruzione realizzata dalla Desi Group nel cuore della borgata. Una recente sentenza ha dichiarato illegittima la concessione edilizia. In attesa che si chiarisca che fine farà l’immobile, rimane il fatto l’edificazione per intervento diretto nelle aree libere delle zona A è in contrasto con le norme attuali, come affermato nella sentenza. In conclusione, edificazioni selvagge e strutture alberghiere in contrasto con direttiva comunitaria Habitat 92/43, finalizzata all’individuazione di Siti di Importanza Comunitaria (siti SIC), non hanno portato ad un maggiore flusso turistico, ma piuttosto ad un impoverimento delle caratteristiche della borgata.

Quindi è necessario ai fini della tutela delle caratteristiche del borgo che le aree libere siano destinate ad uso pubblico e comunque sottoposte come previsto dalla L.R. 71/78 al parere della Soprintendenza. Eventuali concessioni già rilasciate devono essere ritirate.         ITALIA NOSTRA Il presidio di Castelvetrano

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza