“io non ho prezzo” – “devi mangiare m…a. oramai sei nel libro nero”. Elena Manzini ci racconta la storia di Enza La Mattina

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Febbraio 2020 07:55
“io non ho prezzo” – “devi mangiare m…a. oramai sei nel libro nero”. Elena Manzini ci racconta la storia di Enza La Mattina

Sono venuta a conoscenza della storia di questa lavoratrice, Enza La Mattina (elamattina@libero.it), per caso. L'ho contattata per avere maggiori dettagli, documenti e quant'altro per essere sicura si trattasse di una cosa vera. Ebbene, purtroppo è incresciosamente vero quanto accaduto ed ha vissuto questa donna: 20 anni di mobbing, rappresentante sindacale che dopo aver aiutato i propri colleghi a veder riconosciuti i propri diritti si è vista mettere alla porta dall'azienda dove ha lavorato per 27 anni.

Come se non bastasse si è sentita dire, da chi sarebbe dovuto intervenire in sua difesa: "Devi mangiare merda. Oramai sei nel libro nero". Mi spiace per aver esplicitamente scritto la frase per intero ma è per far comprendere come ci si può sentire davanti a parole di questo genere. In Italia chi lavora coscienziosamente, nel rispetto delle regole si sente rispondere così dal sindacato. Non ci si lamenti poi che i lavoratori non si iscrivono più. Io stessa qualche hanno fa ho stracciato la tessera della Cgil che avevo sin dall'età di 18 anni (sono nipote di un sindacalista che ha fatto le vere battaglie per la difesa dei diritti dei contadini), delusa, schifata nel vedere dei sindacalisti atteggiarsi a manager, sempre in "riunione" (la classica scusa).

Ebbene, nell'Italietta odierna, una donna che fa la sindacalista all'interno dell'azienda dove lavora, iscritta alla Filcams, in sostanza o scende a compromessi o viene messa fuori gioco. Ad Enza La Mattina è accaduto proprio questo. Non è una donna "sull'orlo di una crisi di nervi" ma una donna determinata, che sa il fatto suo, che non si è fermata e non si ferma davanti a nessuno, alle ingiustizie. Scrisse anche all'allora segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso, senza aver risposta (cosa più che ovvia), all'attuale segretario Maurizio Landini ( ai tempi rappresentava la Fiom) che ha rimbalzato la palla dicendo che non era affar suo.

Gli attori di questa commedia dell'assurdo oltre ad Enza La Mattina, sono un'azienda che opera nella green economy, un sindacalista Filcams, un avvocato e tutta una cerchia di persone che operano ed operavano nel suo ambito lavorativo. Lei ci ha mandato una lettera aperta che ha già fatto avere agli ex colleghi, all'azienda, al sindacato. Perché lei non ha paura di metterci la faccia, il suo nome e cognome. In un Paese dove chi è vittima spesso si deve nascondere. Le ho posto alcune domande per cercare di capire…una situazione che, nonostante la politica, il sindacato si schierino con gran paroloni a difendere il lavoro femminile.

Una situazione creatasi nel 2011 che è ben lungi dall’essere giunta al termine. In quale ramo operava l'azienda per la quale lavoravi? Era un'azienda Italiana leader nel settore della geotecnica e geomeccanica. Progettazione di scavi, fondazioni, gallerie, dighe, autostrade. I clienti principali erano Enti pubblici e privati. Clienti italiani ed esteri. Eravamo talmente affermati e conosciuti sul territorio italiano ed estero che una multinazionale canadese ci notò e chiese l’inserimento all'interno della loro azienda. Dopo attenta valutazione, anche causa della difficile congiuntura politica italiana del periodo (dopo Craxi per intenderci) quindi stasi negli appalti pubblici, abbiamo deciso di confluire in essa.

C'era la necessità di diversificare le competenze per darci maggiori opportunità lavorative e quindi ci siamo buttati nel campo ambientale. L'azienda canadese (con uffici in tutto il mondo) era leader in tutti i campi, La nostra azienda ha creato un nuovo ramo, si è predisposta per acquisite le conoscenze in campo ambientale. Lo stesso socio del fondatore dell'azienda geotecnica e geomeccanica diventò esperto in materia ambientale. Quindi buona parte dei clienti storici vennero mantenuti.

Abbiamo ampliato clienti anche tra i petroliferi Esso, Shell, Total, Erg, Kuwait ecc. Abbiamo acquisito progetti molto prestigiosi a titolo di esempio: messa in sicurezza dell'Amiantifera di Balangero; dei fanghi rossi della discarica dell'iglesiente, in Sardegna; progettazione dello Stretto di Messina; progettazione degli impianti dei giochi invernali per le olimpiadi del 2006 avvenuti in Piemonte; studio di fattibilità e progettazione della TAV tunnel alta velocità in Piemonte; studio delle acque alte a Venezia, progettazione salvaguardia dalle acque alte tramite barriere paratoie mobili del MOSE e studio relative manutenzioni; Raffineria di Priolo Gargallo ;stabilimento Solvay.

E molti altri. Eri stata assunta come impiegata di concetto: di cosa ti occupavi? Sono stata inserita nell'organico quando vi erano solamente 7 soggetti. La moglie del fondatore mi ha assunta. Inizialmente sono stata assunta per la battitura testi e rispondere al telefono.

In effetti bisognava seguire un po' di tutto. Eravamo in pochi e il lavoro era molto. Io quindi seguivo principalmente la battitura di testi, ai tempi non c'erano i PC, si parla di più di 30 anni fa. Gli ingegneri e il fondatore, scrivevano a mano i loro testi. Si utilizzava ancora la carta copiativa. La fotocopiatrice e i primi cellulari arrivarono dopo. Col tempo le mansioni sono cresciute. Mi occupavo della preparazione, in completa autonomia, delle offerte per i clienti per il noleggio e/o la vendita degli strumenti da installare in galleria. Mi avevano dato incarico di assistente ad un ingegnere che seguiva prevalentemente i cantieri e la strumentazione geotecnica da installare in galleria e le società petrolifere. Preparavo anche e soprattutto gli Stati di Avanzamento Lavori per i singoli punti vendita appartenenti alle società petrolifere committenti, dislocati sul tutto il territorio italiano.

Quindi sapevo esattamente quali ingegneri e tecnici lavoravano, in quale punto vendita e quante ore attribuire per ciascun punto vendita e relativo cliente, se erano state noleggiate delle apparecchiature oppure dei mezzi. Mi occupavo anche di noleggiare le varie attrezzature geotecniche e gli automezzi che servivano per raggiungere i vari punti vendita nonché le lettere di accesso ai cantieri per personale e mezzi. Conseguentemente facevo la fatturazione in base agli stati avanzamento lavori, come previsto prima dalle offerte e dalle accettazioni delle offerte dei nostri clienti.

Mi occupavo di recupero crediti. Mi occupavo della preparazione dei documenti per le gare di appalto. Portavo i documenti accettati dal cliente all'amministratore delegato per la firma. Avevo anche l'incarico di conservare le offerte e le gare d'appalto e i vari conferimenti di ordine. Avevo presente, in sostanza, tutta la situazione aziendale. Quando sono rientrata dalla seconda maternità, a metà del 1997, mi sono ritrovata sollevata da ogni mansione finora ricoperta. Avevo fatto fino in fondo il mio lavoro anche durante la maternità, senza fare mai assenze, anzi l'azienda mi aveva chiesto di lavorare anche nel periodo obbligatorio di astensione lavorativa, cosa che avevo fatto fino a quindici giorni prima del parto.

Per la mia assenza, su richiesta dell’azienda, avevo dovuto formare cinque persone che dovevano rivestire i miei compiti! Al rientro in azienda non avevo più la mia postazione di lavoro, neanche il telefono e niente da fare. Passavo le mie giornate senza avere niente da fare. Mi sentivo molto avvilita, anche perché stavano mandando via con vari stratagemmi il mio ingegnere di riferimento al quale prima facevo da assistente. La situazione per lui era diventata insostenibile e aveva quindi deciso di andarsene. Io avevo paura di parlare delle nuove condizioni lavorative.

Dovevo pagare per essere diventata madre. Mi prendevano in giro perché allattavo ancora mia figlia. In seguito, mi misero al centralino e lì non avevo più un nome. Mi chiamavano “la centralinista”. Non mi lamentavo per timore di perdere il posto di lavoro e perché avevo visto cosa era stato riservato al mio capo: erano riusciti a mettergli contro la sua stessa squadra di tecnici che doveva supportarlo per i lavori in cantiere. Lui era ed è sempre stato un’ottima persona, seria e preparata sul lavoro e cosa rara, molto umana.

Dissero invece che era dispersivo e che spremeva la gente come limoni, che pensava solo di fare figli con la moglie. Tutto falso, io avevo lavorato con lui per diversi anni e conoscevo il suo temperamento. Sapevo che mi avrebbero riservato un trattamento peggiore. Ai loro occhi avevo la colpa di essere stata assunta dalla moglie, nonché amministratore delegato, del primo fondatore, vendendo me era come se vedessero lei in qualche modo. C'era stata una scissione all’interno dell'azienda, successivamente all'ingresso nella multinazionale, si divisero i due soci principali.

I primi capi non erano riusciti a portarmi con loro perché a suo tempo avevano assunto anche mia sorella e non volevano dividerci. Successivamente mi misero “a capo” della segreteria, dovevo supervisionare il lavoro di cinque colleghe. L’amministratore delegato e la sua assistente, che era la persona assunta in mia sostituzione per la mia seconda maternità, entrambe si adoperarono per isolarmi dal resto dell’ufficio, che era open space. Mi misero contro la squadra di segretarie che io dovevo supervisionare.

Due tecnici posizionarono una sorta di muro divisorio. Avvicinarono la mia scrivania ad un muro. Bullonarono alla mia scrivania e al pavimento due divisori di legno e metallo a forma di elle e alte circa due metri, sulla parte frontale e laterale. La mia postazione lavoro rimase quella per circa due anni.  Avevo un passaggio di circa 70 cm da dove poter uscire. Nessuno provava mai a raggiungermi. Isolata da tutto il personale, penso solo per farmi dimenticare da tutti. Per far dimenticare i ruoli ricoperti da me prima della seconda maternità.

Ero diventata una sorta di appestata. È stato un periodo molto doloroso della mia vita che ricordo ancora in modo molto presente. Dopo quel periodo interminabile, ebbero la necessità di spostarmi in contabilità: una collega aveva avuto gravi problemi e non riusciva a portare avanti il suo lavoro. Così giustificavano il mio ingresso in contabilità. Mi sembrava di aver lasciato alle spalle i tempi bui. Mi dedicai all’inserimento delle ore del personale di Torino e degli uffici dislocati sul territorio italiano nonché del personale della Turchia, Francia e Spagna.  Ritornai ad occuparmi di gare di appalto, delle offerte e delle conferme degli ordini da trasmettere ai clienti controllando tutti i punti richiamati all'interno di questi contratti, e portavo i documenti pronti alla firma dell’amministratore delegato, un’altra donna.

Si tratta di una geologa diventata amministratore che continuava ad avvalersi, come assistente, della donna assunta per l’assenza della seconda maternità. Mi occupavo di nuovo della conservazione di tutti questi documenti delicati, del recupero crediti di tutti i clienti. Elena Manzini Fine Prima Parte continua domani

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