Il sacerdote Carlo Mazara e il culto della Madonna di Custonaci a Castelvetrano

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
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19 Dicembre 2018 10:34
Il sacerdote Carlo Mazara e il culto della Madonna di Custonaci a Castelvetrano

Il bisogno di protezione e di tutela per superare le difficoltà ed i pericoli dell’esistenza, è stato sempre vivo negli uomini fin dai tempi più remoti. Già prima dell’avvento del cristianesimo, le divinità pagane erano oggetto di culto che si esprimeva attraverso una serie di manifestazioni rituali di carattere commemorativo e festivo, che più tardi appariranno anche nella cultura cristiana. Per secoli e secoli, infatti, in quello stesso territorio dove oggi sorge Custonaci, si svolsero i festeggiamenti (Anagòghie e Katagòghie), in onore di Venere Ericina, con i quali si celebrava “la partenza della dea con le sue colombe per la Libia e quindi il suo ritorno dopo nove giorni”.

In Sicilia, intanto, arrivava il cristianesimo e già ai piedi del monte Erice (allora Monte San Giuliano) sorgeva il tempio della Vergine Maria. Ad Erice la devozione verso Maria di Nazareth risale al IV secolo d.C. ma il culto verso Venere Ericina continuava lo stesso. La popolazione dei dintorni, per i festeggiamenti, saliva in pellegrinaggio verso la sommità del monte e accompagnava la dea per le strade della città. Intanto era sorto il culto per la Madonna di Custonaci la cui ricorrenza coincideva con quella di Venere Ericina Per evitare di andare avanti con due ricorrenze, uno pagano e l’altro cristiano nello stesso giorno del 15 agosto, il clero ed i giurati della città furono costretti ad unificare le due ricorrenze in una sola, sopprimendo quella pagana, ma assorbendo parte dei riti nella stessa festa cattolica.

Così, il 15 agosto, in occasione della festività in onore di Maria SS: di Custonaci, continuò il pellegrinaggio da Custonaci ad Erice. Ogni santo protettore ha sempre una storia o leggenda alle origini della venerazione. Per la Madonna di Custonaci, secondo lo storico Cardici, la leggenda parla di una nave veneziana, in procinto di annegare per il mare in tempesta, che decise, per voto dei marinai, in caso di salvataggio, di lasciare agli abitanti, del posto a terra più vicino, l’immagine della Madonna che avevano a bordo.

Da quel momento gli abitanti di Custonaci l’hanno adorata come protettrice del paese. A Castelvetrano il culto della Madonna di Custonaci è stato portato da Carlo Mazara, un sacerdote nato a Monte San Giuliano (Erice) l’8/11/1769. Costui nel 1791 si stabilì a Castelvetrano come precettore dei figli di don Giuseppe di Blasi barone della Salina, uno dei rettori della Compagnia dei Bianchi. Dal 1799 fu cappellano nell’antico ospedale e rettore dell’attigua Chiesa di Sant’Antonio Abate, che si trovava nell’attuale Piazza Nino Bixio (allora Piazza Sant’Antonio).

Qui profuse la sua carità ed il suo zelo sacerdotale a favore degli ammalati poveri e dei derelitti, fino al giorno della sua morte, avvenuta in concetto di santità, l’8 dicembre 1840. Carlo Mazara, fece dipingere da Ciresi, un artista di Partanna, un quadro della Madonna di Custonaci e ne introdusse il culto nella sua chiesa. Il popolo, che attribuiva alla Madonna particolari grazie concesse a Custonaci, l’accolse con fede e la pose a protezione degli agrumari (siniàra), che, secondo le tradizioni medievali delle confraternite e dalle corporazioni di Arti e Mestieri, rappresentavano una rilevante forza economica, politica e religiosa.

In Sicilia non esiste paese che non festeggi il proprio santo protettore con: mercati, canti, processioni, pellegrinaggi, musiche, luminarie, sparo di mortaretti e fuochi, e le classiche “tammurinate”, per cui ogni anno gli agrumari provvedevano a festeggiare sontuosamente la ricorrenza il 15/8. Si parla di miracoli anche a Castelvetrano per intercessione delle preghiere di Carlo Mazara. Tanto viva rimase la fama delle sue virtù che nel 1862, per volere popolare e degli agrumari in particolare, il suo corpo, che era stato tumulato nella sepoltura del clero al camposanto, fu traslato nella Chiesa di Sant’Antonio Abate, dove una lapide ed un ritratto dipinto da Ciresi ne tramandano la memoria.

Sulla lapide, fissata alla parete a destra in basso, è scolpito testualmente: “Questa lapida sepolcrale rammenta ai tardi posteri le virtù del sacerdote Carlo Mazara che nato in Monte San Giuliano addì 8 nov. 1769 visse e morì in Castelvetrano addì 8 dic. 1840. Ebbe il merito di vero modello di vita sacerdotale e di ottimo educatore e maestro della gioventù. In ogni opera la carità lo rese grato odore di Gesù Cristo e lo conservò per tutta la vita. Padre consolatore dei poveri nell’ospedale che egli amando con tenero affetto non lasciò mai per cariche onorevoli alle quali era scelto perchè non popolo era vivissima la memoria di tante virtù.

Le spoglie mortali tumulate allora nella cappella del camposanto furono qui trasportate addì 29 settembre 1862. Onore e benedizione al nome di lui che amò sempre la casa del povero.” Per la cronaca è giusto ricordare che Sant’Antonio Abate è protettore degli animali. Nel passato, il 17/01 di ogni anno, nella piazza adiacente alla chiesa, in occasione della festa del santo si celebrava la benedizione dei foraggi e degli animali. Era credenza diffusa che questo rito rendesse i foraggi più nutritivi, facesse ingrassare gli animali e li preservasse dalla morte almeno per un anno.

VITO MARINO

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