Il mammografo Giotto ed il suo iniquo utilizzo all'ospedale di Castelvetrano

Rosetta Catalanotto ci racconta un'esperienza che conferma i guasti dela sanità

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
01 Luglio 2022 07:45
Il mammografo Giotto ed il suo iniquo utilizzo all'ospedale di Castelvetrano

Quando penso ad un ospedale non posso fare a meno di considerare l’eccellenza. Non appartengo alla categoria di coloro che si sentono più tranquilli in base ai chilometri che li separano dal nosocomio più vicino, senza magari considerare troppo come verranno curati. Per me, come per tutti, credo, è importante la salute e se per tutelarla non posso avere molti reparti sotto casa, dati gli spregevoli tagli alla sanità, mi basta sapere che non troppo lontano, non sarà difficile trovare quell’eccellenza che dipende anche dalla professionalità e dalla possibilità di aggiornamento continuo degli operatori sanitari.

Qualche settimana fa presso l’ospedale di Castelvetrano è arrivato Giotto, un mammografo digitale con tomosintesi, cioè in grado di effettuare un’indagine accurata della mammella e rendere più efficace il risultato rispetto alla mammografia convenzionale. Un’eccellenza ho pensato, un macchinario fondamentale soprattutto per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni che, in questi giorni, stanno ricevendo la lettera di invito da parte dell’Asp per la diagnosi precoce del tumore mammario.Però, non tutto è come sembra, o meglio, come viene raccontato nei comunicati, perché Giotto, che ho avuto modo di vedere da vicino, viene utilizzato come un mammografo tradizionale.

Lo so perché alla mia richiesta di una mammografia con tomosintesi, mi è stato risposto che non la eseguono, anche se stiamo parlando di un macchinario di ultima generazione e di un esame consigliato a tutte le donne a partire dai 40 anni d’età.In questi anni non ho intrapreso lotte “a prescindere” perché non ho conoscenze in merito al piano sanitario e non ho studiato in modo approfondito la legge, so però che il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione e che la prevenzione serve, non certo per compilare moduli di adesione al progetto di screening.Fare prevenzione significa intervenire in maniera meno importante, in caso di scoperta della malattia, e avere all’interno di un ospedale, che sia sotto casa o a qualche chilometro, un macchinario evoluto e tecnologico in grado di individuare lesioni anche di piccolissime dimensioni per poi scoprire che questo elevato livello di affidabilità diagnostica resti tra le caratteristiche riportate nel libretto delle istruzioni, lo trovo illogico e insensato, oltre che pericoloso.A chi giova questa mistificazione della realtà, attraverso la comunicazione, se di fatto viene eseguita una mammografia tradizionale? Chi godrà delle immagini tridimensionali di Giotto? Quante donne sono andate o andranno, convinte di eseguire un esame approfondito, soprattutto dopo aver letto il comunicato del reparto di radiologia, in cui vengono esaltate le caratteristiche di quest'apparecchiatura di ultimissima generazione, anche nell’ottica di un eventuale potenziamento dell’ospedale?Quanto ci costa la prevenzione anche in termini economici se poi siamo costretti a rivolgerci alle strutture private?Come ricorda Mary Douglas, “i problemi della percezione del rischio sono essenzialmente politici”, perché siamo portati a delegare sempre le istituzioni, ma non sempre la politica c’entra.Veramente la priorità è, avere un ospedale sotto casa?Rosetta Catalanotto

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