Nella tradizionale rappresentazione dell'aurora, l'incontro del Risorto con sua Madre è mediato da un angelo il quale senza sosta, in un andirivieni baldanzoso, per tre volte cerca di consegnare all'Addolorata un annuncio sconvolgente. La Madre indossa la veste del lutto per il figlio unico che è stato ucciso e strappato al suo affetto. Come non pensare al dolore delle madri ma anche dei padri che portano inciso nella loro carne lo strazio per la morte di un figlio o di una figlia. La luce sfolgorante del Risorto non abbaglia i nostri occhi cosi da impedirci di guardare al dramma dell'uomo, proprio il contrario.
Quando siamo nelle nostre case/ con la mente confusa, / oppressi dall'inerzia,/ sbreccia una folgore i muri/ e vediamo il mondo (B. Rebellato). Questa folgore che sbreccia i muri ci restituisce la possibilità di sentirci liberi, non più prigionieri di una visuale angusta e miope, dilata le pupille per accogliere dentro il nostro sguardo il volto dell'altro, i volti degli altri, perché nella reciprocità ci sentiamo corrisposti, consolati, compresi e guardati con occhi nuovi. Dentro lo sguardo ciascuno custodisce e porta la presenza dell'altro/a, in questo sguardo sappiamo di essere custoditi e amati.
Questo sguardo è capace di abbracciare ogni esistenza e di godere di quella bellezza che riveste il mondo. Questa luce, come per la corsa dell'angelo vuole metterci in movimento, vuole raggiungerci per imprimere alla corsa della vita un nuovo slancio, non quello di una statua ma di un vivente. Se io fossi un angelo cosa farei? (L. Dalla). Non starei mai/ Nelle processioni/ Nelle scatole/ Dei presepi. Il famoso cantautore italiano continua: sarei un buon angelo. Parlerei con Dio, ed io aggiungerei, starei accanto a chi ha perso la felicità, a chi si sente solo, a chi ha il cuore ferito.
Gli angeli non stanno in cielo, stanno sulla terra e ci consegnano questo annuncio di gioia da condividere. Questo annuncio non lo portano solo i cristiani, lo portano gli esseri umani con la loro fame e sete di giustizia, credenti e non, lo porto io e puoi portarlo anche tu; in questo modo nella vita concreta di ciascuno si rende presente quella forza di una vita indissolvibile che il Risorto ci ha donato. Buona Pasqua a tutti. Giuseppe Ivan Undari