Debutta l’elzeviro di Bonagiuso: “Il peccato del fare,Castelvetrano affonda nella noia e nel nulla”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
01 Luglio 2020 16:15
Debutta l’elzeviro di Bonagiuso: “Il peccato del fare,Castelvetrano affonda nella noia e nel nulla”

Il nostro annuncio sulla ricerca di nuovi collaboratori ieri ha causato un tornado di richieste e siamo lieti davvero che in tanti seguite con simpatia ed affetto questo giornale ed avete voglia di contribuire alla sua crescita.  Il primo in assoluto a rispondere è stato Giacomo Bonagiuso, regista, docente, filosofo, uomo di cultura a tutto tondo che ha messo tanto entusiasmo da chiedere di curare una rubrica e che ci ha inondato di entusiasmo. Bonagiuso non è per le mezze misure o si ama o si odia, sicuramente non è uno che si nasconde dietro un dito e che è abituato a metterci la faccia.

In trent'anni di conoscenza ci siamo amati ed odiati ma gli riconosco, oltre alle indubbie qualità artistiche e letterarie, la capacità di ammettere anche gli errori e saper chiedere scusa ed un indubbio amore per la nostra città. Per questo lo accogliamo con piacere all'interno della squadra e siamo certi che saprà suscitare in voi pareri contrastanti, ma in fondo è quello che vogliamo. A.Q. Sembra che Castelvetrano sia condannata ad una specie di noia. Una patina grigia che stempera gli entusiasmi, i campanili, i carciofi e pure gli ideali, i valori.

È la condanna - nessuno sa dovuta a cosa - di una Città spesso sonnolenta, indolente, che ama adagiarsi nel nulla per poter poi esercitare la sublime arte della “lamentela”. A Castelvetrano, pare che ci si lamenti in media più degli altri posti del mondo. Forse per questo abbiamo in primati più esecrabili, e non riusciamo a fare l’unica cosa sensata che un paese, un campanile, una comunità, dovrebbe saper fare: squadra. A Castelvetrano vige l’uno contro uno, accompagnato dall’imperdonabile attacco al fare, al concreto fare, al possibile fare.

Se qualcuno prova a fare varcando la soglia del basso profilo, e non è annoverato tra “sole, mare, olive, olio, templi, personaggi famosi, orgoglio e massoneria”, ma prova a fare qui, in loco, qualcosa… apriti cielo. Penderà su di lui la maledizione “della prima luna” o quella del faraone delle piramidi. A Castelvetrano vigono, insieme, il peccato del fare e la sublime arte della lamentazione; e sembra che l’Amministrazione in carica abbia compreso entrambi questi aspetti potenti e prepotenti dello spirito civico, tanto che di sicuro ha vinto le elezioni grazie al lamento generale “per quelli di prima”, i quali - pure avessero fatto ingressi al Parco Archeologico dal lato di Triscina, portato le fogne anche in quel posto di abusivismo e perdizione giornalistica, sistemato come una vera Città le piazze a Sistema, fatto funzionare un teatro prima chiuso, e addirittura costruito di sana pianta un altro, reso celebri e popolate le ricorrenze civiche religiose, costruito un comune ex novo su terra prima di mafia, portato da zero a n+10 gli alberghi in una zona che non aveva più manco i dormitori - sono sempre condannati al peccato del fare, e quindi al lamento, e quindi all’imprecazione che ha consentito a questi, i nuovi che non fanno nulla per non sbagliare, di salire al governo.

Hanno pure capito, questi, che cavalcare il lamento consente di salire sul podio più alto di Palazzo Pignatelli, ma che la canzone “hanno stato gli altri” può durare uno, due, teccà tre anni, poi davvero sarà una mattanza. In fondo sono state le apoteosi del nulla condite col botto sia il tavolo anticrisi, cui il Pd cittadino ha abboccato, mentre i liberisti di Martire si sono smarcati per non restar sotto le gambe scosciate, che gli stati generali della cultura, in cui il prof. arch.

dott. Oddo, è assurto a premiere dame, dopo la dipartita della fuoriclasse Contessa Avvocato Donà delle Rose, che, con eleganza, ha praticamente mandato a quel paese la Città e l’Amministrazione, o forse l’Amministrazione e, quindi, la Città che a dire il vero sempre poco le è interessata, amando incomparabilmente molto di più Selinunte e in specie il suo Parco, che il nuovo Direttore, Arch. Agrò, ha ben difeso da una simile ingerenza. Insomma: lamento, individualismo dell’uno contro uno e contro tutti, misto a questo amore per il nulla condito da niente, per non sbagliar facendo alcunché, stanno condannando la Città alla agonia, non già alla morte, che come categoria tragica ha anche il suo fascino.

Alla agonia. Un lungo precipitare nel nulla del “colpa d’altri”, che non sa assumersi nessuna responsabilità di fare. Un nulla che ogni tanto manda segnali di fumo, che, appunto, restano di fumo. Perché la ciccia, i soldi che servono per fare cose, e non solo per pagare stipendi e gettoni, sembra che non ci siano. Ci sono quelli per trasformare il centro polifunzionale (lo dice la parola stessa cosa fosse) in sede dei vigili Urbani, a Via Campobello. Mah. Nulla che consegni Città alla Città: nulla.

Burocrazia sublime, nel nulla del nulla. Mentre i soldi, quelli veri, della tassa di soggiorno sono spariti. Dove? il vicesindaco non lo sa. E l’opposizione sembra distratta dal caldo per chiederlo seriamente. Perché seriamente, sine pecunia non cantat missam. Ma, nell’era a cinque stelle, in sella grazie al lamento, sembra che ora non ci si possa neanche lamentare. In questo crepuscolo di nulla, il gruppo di fuoco sui social, assortito tra supporter, giovinastri, assessori e consiglieri, ingaggia un verboso tu per tu con chiunque si lamenti, critichi o solo registri, come noi, con sgomento, questo incredibile fagocitare tutto da parte del nulla, a Castelvetrano.

Giacomo Bonagiuso

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